XVII edizione che si svolge, come di consueto, nelle maggiori basiliche romane. Quest’anno è nel segno di Paolo VI, appena canonizzato, papa umanista che diede un grande impulso all’arte sacra. A lui si deve la nascita, nel 1973, della Collezione d’Arte Contemporanea, voluta per stabilire un dialogo fra Chiesa e mondo dell’arte, che oggi può vantare una splendida galleria con oltre 8000 opere a carattere sacro. E, come sempre, in parallelo alla musica, si sviluppa il tema del restauro, quella missione benemerita che la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra porta avanti sin dagli inizi, con risultati notevoli per non dire eccezionali, come la ripulitura e restauro dei prospetti esterni della Basilica Vaticana, lavoro immenso tuttora in corso (35mila mq. coperti). L’elenco completo è molto lungo (28 interventi, a cominciare dal 2002), per cui citerò solo quelli, accuratissimi, nella Necropoli Vaticana. E ora i concerti.
Subito, in apertura in San Paolo fuori le Mura, due esecuzioni in prima assoluta, firmate dal norvegese Kim André Arnesen, fra i più interessanti musicisti scandinavi. “So That The World May Believe”, dedicata a Papa Francesco, e “Holy Spirit Mass”, eseguite dall’orchestra d’archi del Trondheim Solistene e il Together in Hope Choir del Minnesota, hanno un valore non solo intrinseco, di musica in sé, ma simbolico, in quanto ricordano I 500 anni della Riforma protestante ed i 50 del dialogo cattolico-luterano. Quindi una celebrazione a carattere ecumenico da seguire con attenzione (mercoledì 31 ottobre, h.21). Una pausa di alcuni giorni e ci trasferiamo in San Pietro, per ascoltare la dolcissima “Messe solennelle de Sainte-Cécile”, affidata all’Illuminart Philarmonic Orchestra and Illuminart Chorus diretti da Tomomi Nishimoto, che il pubblico romano ormai conosce ed apprezza. Segue la Santa Messa celebrata da Sua Em.za Rev.ma cardinale Angelo Comastri, con interventi del Coro Statale della Cappella San Pietroburgo diretti da Vladislav Chernushenko (anche qui sapore d’ecumenismo). Chiudono i Canti Orasho, le prime comunità cristiane in Giappone (inizio alle h.16).
Ancora Nishimoto e l’Illuminart per la “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi, dedicata alle memoria di don Luca Pellegrini di recente scomparso, che ha collaborato al Festival per oltre dieci anni. Una degna maniera per ricordare un uomo di profonda cultura oltre che un caro collega (Basilica di San Paolo, domenica 11 novembre h.21). E di nuovo anche il Coro di San Pietroburgo, peraltro storico perché la sua origine risale al 1479, in musiche della tradizione russa, il filone sacro, liturgico, che è strettamente polifonico, a cappella, senza apporto strumentale (Santa Maria Maggiore, lunedì 12 novembre h.21). E torniamo a San Paolo per l’atteso appuntamento con i mitici Wiener Philarmoniker, orchestra fondata nel 1842 e subito famosa in Europa, che vanta fra i suoi direttori storici Richard Wagner. Questi la definì “la più alta associazione artistica nella musica”, Johannes Brahms ne fu “amico ed estimatore”, mentre per Gustav Mahler era “un legame attraverso l’arte” e Richar Strauss affermò che “elogiare i Filarmonici è come portare i violini a Vienna”. Attualmente i Wiener stanno sviluppando un progetto molto ambizioso, l’esecuzione integrale, anno per anno, dal 2018 al 2024, dell’intero ciclo delle sinfonie di Bruckner del quale, nel 2024, ricorrono i 200 anni dalla nascita.
E i Wiener, in versione da camera, un ensemble di 14 elementi, eseguiranno la “Sinfonia n.4 in Sol maggiore” di Gustav Mahler, della quale Bruno Walter, che fu un grande interprete della sua musica, percepì l’ “anelito struggente di superare l’esistenza umana” (e il culmine sarà in “Das Lied von der Erde”, il Canto della Terra). Voce solista Mojca Erdmann, soprano celebrata dalla critica e dal pubblico, che il New York Times ha definito “voce dolce e ammaliante” (Basilica di San Paolo h.21). Dunque una ricerca di armonia universale che trova il suo magnifico controcanto nella serata conclusiva in San Giovanni in Laterano h.21, una sinfonia che non ti stanchi mai di ascoltare per la sua struggente bellezza: la “Nona” di Beethoven nell’esecuzione della Philarmonie der Nationen e i Wiener Singverein diretti da Justus Frantz. La Philarmonie è un complesso orchestrale da lui fondato che accoglie musicisti di ogni parte del mondo e di ogni credo politico o religioso, perché la musica è un linguaggio che va oltre, un linguaggio universale che unisce e purifica: il linguaggio dell’anima.
“XVII Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra”, ingresso libero previa prenotazione online: promusicaeartesacra.identitavisiva.com specificando il concerto al quale s’intende partecipare. Per informazioni 066869187 e www.festivalmusicaeartesacra.net
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