Appuntamento sempre atteso con piacere dagli appassionati e non il Festival Internazionale della Danza per le sorprese che riserva ogni anno e, soprattutto, per la grazia intrinseca che si disvela ogni sera sul palco. Che tale è la danza, ritmo e gestualità, linguaggio del corpo che torna alle sue origini e si narra in più o meno ricercate coreografie. L’essere come centro irradiante e quest’anno lo è ancor di più, perché un comun denominatore collega i sei spettacoli in programma dal 14 marzo al 4 maggio al Teatro Oimpico. Ed è la ricerca di un significato condiviso nel confronto di culture che si avvicendano sul palcoscenico: il recupero di una coscienza collettiva che pure, un tempo, è esistita.
“Raices Tango” apre la rassegna tracciando a tinte forti, talora aspre ma pervase di un interno fuoco, la storia di un continente giovane e tuttavia con un’anima antica. All’inizio era l’indio e intorno a lui la vita pulsante della foresta amazzonica, gli spazi senza confini delle pampas, e ovunque luoghi remoti ove dimoravano gli spiriti degli antenati, poi un’altra cultura giunta dal mare infranse con violenza la primitiva armonia. E lo spettacolo il cui direttore artistico e coreografo è Miguel Angel Zotto, “tanghero” di fama mondiale, s’immerge nel passato della memoria collettiva traendone una serie di suggestivi percorsi dove protagonista è l’anima argentina, fiera, forse un po’ rude ma vitale. Quadri di danza dove gauchos e boleadores, immigrati e tango, questa peculiarità tutta argentina, creano una magia assolutamente imperdibile. Prima ballerina Daiana Guspero, con la Compagnia aergentina Tango x 2 e la Tango Sonos Orchestra (da martedì 14 a domenica 26 marzo, h.21, domenica h.18).
Cardìa, viaggio non solo simbolico all’interno di due culture per scoprirvi un legame comune, che potremmo definire di tipo coreutico-musicale. Perché ciò che collega l’Aragona al Salento è la ritualità di una danza quale immagine riflessa della tradizione, dove la parte condivisa è il canto, il corpo in movimento, la “pizzica”, ovvero la follia che si esprime nell’esaltazione fisica. E’ il fenomeno della “taranta”, studiato in termini di antropologia culturale (vedi De Martino), che ha le sue origini in un passato mitico, ma anche in un tempo comune, quando il Sud era colonia dei reali di Spagna. E “Cardìa”, essenzialmente canto d’amore, annovera nella sua messa in scena nomi di prestigio, quali Miguel Angel Berna e Manuela Adamo, ballerini e coreografi, Ziza Ayazi, ballerina. Prima rappresentazione italiana con il contributo del governo di Aragona (mercoledì 12 e giovedì 13 aprile h.21).
“Romeo e Giulietta” o dell’amore quale pulsione che si scontra con le convenzioni sociali, una storia immortale affidata alla grazia della Compagnia Balletto del Sud, sedici solisti di diverse nazionalità che si alternano nei ruoli principali. La coreografia è di Fredy Franzutti e le scene sono di Francesco Palma, mentre la colonna sonora è fornita dalle splendide musiche di Sergej Prokof’ev (giovedì 20 e venerdì 21 aprile, h.21). Da non mancare come il successivo “Caruso”, balletto ma anche rievocazione ed omaggio: rievocazione perché l’autore ne è stato l’indimenticabile Lucio Dalla ed omaggio sia a due grandi personalità del bel canto italiano sia a Sorrento, dove Dalla ha scritto uno dei suoi testi più famosi. Il Mvula Sungani Physical Dance e l’étoile Emanuela Bianchini daranno una versione tridimensionale a questo “Caruso” che si preannuncia come un evento e non a caso viene presentato dal MIBACT – Direzione Generale dello Spettacolo, Città di Sorrento – Assessorato agli Eventi, Fondazione Lucio Dalla, Fondazione ILICA di New York e CRDL (mercoledì 26 e giovedì 27 aprile h.21).
Infine due spettacoli dove musica e danza creano effetti come di una poesia sospesa, la bellezza delle immagini visive animate da un ritmo tutto interno, grazie alla ormai nota bravura dell’Aterballetto. “Words and Space” è un “monodialogo”, la parola quale strumento di conoscenza e misura di libertà del proprio io. Un viaggio “dentro” raccontato dalle straordinarie coreografie di Jirì Pokorny su musiche del repertorio barocco (costumi di Carolina Mancuso). Moderna invece è la colonna sonora di “Bliss”, il grande Keith Jarret con la cui musica, la magia del “Koln Concert” si misura il coreografo Johan Inger. “Il mio compito, insieme a quello dei danzatori, è quello di raccontare come ci relazioniamo con questa musica iconica”. E ci riesce alla grande, ovviamente (sia “Words” che “Bliss” mercoledì e giovedì 4 maggio h.21).
Dunque, come si vede, esiste un filo rosso che lega i vari spettacoli, una comunanza va oltre lo specifico di una cultura, quel linguaggio segreto che le attraversa ed unisce. Ed è appunto la danza come espressione della fisicità, il linguaggio del corpo che si fa segno universale.
Tutti gli spettacoli h.21, biglietti: per “Raices Tango” da 22 a 35 euro, gli altri spettacoli da 20 a 30. Per informazioni Teatro Olimpico 06.3265991 e www.filarmonicaromana.org
Scritto da: Antonio Mazzain data: 12 marzo 2017.il16 marzo 2017.
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