Dice il Budda: “non puoi viaggiare su una strada senza essere tu stesso la strada”. E’ questo il senso del pellegrinaggio, sia esso supportato da una fede o meno, l’andare verso, il cammino che, se consapevole (e chi fa il pellegrinaggio “è” consapevole), vede l’immagine esteriore quale proiezione dell’immagine interiore. Il cammino del corpo diventa quello dell’anima, e non importa che tu sia religioso od ateo, perché comunque è una ricerca, il misurarsi con se stessi, calandosi in una dimensione altra da quella quotidiana: una scelta che fanno in migliaia sul percorso di Santiago e ora, da qualche tempo, anche verso Roma, sulla via Francigena.
Da itinerario alternativo poco frequentato perché privo di infrastrutture, mal segnalato e in alcun tratti anche pericoloso (sull’antico itinerario nel tempo si sono sovrapposte strade provinciali e la Cassia moderna), in pochi anni, con uno sforzo congiunto di regioni e governo, la Francigena è diventata un cammino importante per la sua valenza turistico-religiosa (è recente uno stanziamento di 20 milioni di euro per valorizzarla al meglio). In effetti ora funziona, molti tratti originari sono stati restaurati, altri messi in sicurezza, ci sono infrastrutture, segnaletica e quanto necessario (come sicuramente ricorderanno i lettori l’ho sperimentato di persona lo scorso anno, nel tratto Acquapendente-Viterbo). C’è ancora da fare, certo, ma intanto la Francigena è diventata un punto di attrazione, anche per le varie iniziative culturali, come quella che sta per iniziare, il Festival dei Cammini, VI edizione.
“Via Francigena Collective Project 2016”, incontro-convegno nella sede di Civita, dove si sono svolte non poche manifestazioni relative a questa storica “via peregrino rum”. Ormai esiste un forte legame emotivo fra Civita e la Francigena e, in sede, vengono presentati non solo eventi ma ascoltate testimonianze di chi si è messo in cammino sulle orme del vescovo Sigerico. Il centro focale, la ragione prima della “peregrinatio” oggi è la condivisione, ritrovare un modo antico di rapportarsi al prossimo che, come te, segue una mèta precisa. E questo è anche il senso del Giubileo voluto da papa Francesco, le sette opere di misericordia che si condensano appunto in quella parola, “condivisione”.
In fondo tale è il comun denominatore di tutti gli interventi in programma, evidenziati da un video, “L’esperienza della Via Francigena”, dove Joseph Rodouit, Abate di Saint-Maurice, 51° submansio del percorso tracciato da Sigerico, parla del suo significato spirituale, e il trailer da “I volti della Francigena”, un docufilm di Fabio Dipinto (visibile su you tube). Quindi superare i confini non solo territoriali ma personali e se da un lato è possibile un interscambio culturale, come un tempo, con l’Europa medioevale solcata da una fitta rete viaria, quindi comunicazione e senso del collettivo, dall’altro è pure possibile, come conseguenza diretta, un’apertura al dialogo cosa che, di questi tempi, diventa sempre più difficile. Ma il pellegrino è per sua natura disponibile e gli oltre 700 eventi previsti dal Festival (300 gli enti promotori) vanno proprio in questa direzione, aggregando le persone, come avverrà il 5 giugno con la “European Francigena Marathon” che, partendo da Acquapendente toccherà San Lorenzo Nuovo, Bolsena per concludersi a Montefiascone, a 100 km. dalla tomba di Pietro.
Sottolineata anche l’importanza che, in termini di microeconomia, ha assunto la Francigena, perché, oltre a grossi centri (come Siena ad esempio), essa tocca molte realtà periferiche, lontane cioè dal turismo ufficiale. E questo coinvolge l’ospitalità, i prodotti locali, l’artigianato, ovvero riavvia un settore che languiva, rischiando addirittura di scomparire e significativo è il dato toscano, che registra un incremento dell’11% nel fatturato complessivo (la regione Toscana è fra le più impegnate nel recupero della Francigena che attraversa 39 comuni e 5 provincie). D’altronde non a caso è stata pubblicata -e presentata nella sede di Civita- “La bisaccia del pellegrino”, proprio per valorizzare i territori ed i loro prodotti e questa sorta di minimalismo a sfondo locale sta dando i suoi frutti.
Buone notizie anche per chi ha già lo zaino pronto. A San Gimignano, che proprio dal transito sulla Francigena, accrebbe il suo sviluppo, è in funzione il “Villaggio del pellegrino”, 9 case mobili con 54 posti letto. Inoltre verso fine anno uscirà la nuova edizione del Cammino curata da Terre di Mezzo, con tutti gli aggiornamenti in merito alle infrastrutture che, come abbiamo visto, sono in continuo sviluppo. C’è poi tutto un discorso in atto sulla ciclovia francigena, il pellegrinaggio a cavallo e la possibilità di collegarsi col treno. Ciò dimostra che finalmente si è messo tutto a sistema e davvero si può sperare nel riconoscimento dell’Unesco, la Via Francigena come patrimonio dell’umanità. E ora non resta che partire.
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