“Uscimmo nella stradetta assolata di questo aprile a Cerveteri, Caerevetus, la vecchia Caere, un piccolo logoro garbuglio di stradine rinserrate nelle mura”. Così scriveva David Herbert Lawrence in “Etruscan Places”, il suo soggiorno italiano in terra etrusca, dove rimase fascinato dai lucumoni, i re-sacerdoti, e il loro popolo misterioso. E il percorso che l’autore di Lady Chatterlay fece per giungere alla necropoli della Banditaccia si chiamò da allora “sentiero di Lawrence” ma, col tempo, venne dimenticato. Per le tombe bisognava così fare un giro lungo finché è iniziato il lavoro di ripristino, nell’àmbito di un intelligente progetto di rilancio del territorio cerite: Etruskey@expo2015.
A monte due sono gli eventi che hanno ispirato il progetto, la splendida mostra al Palazzo delle Esposizioni “Gli Etruschi e il Mediterraneo”, incentrata proprio sull’antica Caere, e il famoso Vaso e la non meno famosa kylix di Eufronio esposti nel museo locale. Qui si è registrato un afflusso enorme di visitatori, praticamente triplicati, segno di un interesse che non si deve però esaurire qui ma, ed ecco la nascita del progetto, prolungarsi nel tempo (e c’è la speranza che i due preziosi reperti, tornati nel luogo d’origine, dove vennero trafugati, restino a casa). Ci crede fermamente il giovane sindaco, Alessio Pascucci, come affermazione di identità culturale e possibilità di reale sviluppo turistico che coinvolga le eccellenze del territorio (enogastronomia, artigianato e l’indotto relativo), e l’impegno è corale perché al progetto aderiscono in molti: Lega delle Cooperative del Lazio, Comune di Cerveteri e Consorzio Tuscia Turismo, Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale, Soprintendenza per il Polo Museale del Lazio e Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico, oltre a tutta una serie di aziende ed associazioni culturali, in prima fila Coopculture che ha organizzato in loco un incontro-dibattito su questo tema di vitale importanza per il territorio.
Che offre molto perché non c’è solo la necropoli, inserita nella World Heritage List dell’Unesco, verso l’interno, a una manciata di chilometri, troviamo il lago di Bracciano e a sud est i Monti della Tolfa. Anche il mare è vicino, con gli antichi porti di Punicum (S.Marinella), Alsium (Palo) e soprattutto Pyrgi (S.Severa), lo scalo etrusco più importante con un abitato esteso ed un’area sacra che ha dato reperti unici (le famose “lamine” con testo bilingue). Quindi un’area tutta da scoprire e l’input parte da Cerveteri, dove si sta lavorando a valorizzare quello che c’è, anche con nuovi impianti di videosorveglianza, ed a realizzare percorsi inediti, come appunto il dimenticato sentiero di Lawrence. Un grosso sforzo che già ha dato dei risultati con il nutrito programma estivo che prevede itinerari guidati all’interno di Cerveteri, la sua storia e le sue tradizioni, dal magnifico museo con pezzi di squisita fattura (e ritrovamenti eccezionali, come la statua di Charun, il Caronte etrusco) alla variegata enogastronomia locale. E, poi, visita dei luoghi e delle necropoli, il Santuario del Manganello, i Grandi Tumuli in apertura straordinaria, le tombe costruite da maestranze greche, forse macedoni, che furono realizzate nel IV-III secolo a.C.,come quella dell’Alcova, quando era iniziata la romanizzazione dell’Etruria. Il programma va avanti fino al 26 settembre e prevede anche spettacoli all’interno dell’area archeologica nonché la possibilità di fruire di bici elettriche.
E non dimentichiamo l’altro fondamentale punto di riferimento di questo magnifico progetto di rilancio turistico-culturale di un territorio denso di storia, l’area sacra di Pyrgi e, accanto, il castello trecentesco ed il borgo medioevale ristrutturato nei secoli. Un complesso di spettacolare bellezza che racchiude piccoli gioielli, come la cappella con affreschi di scuola di Antoniazzo Romano, e quelli emersi negli scavi: una chiesina paleocristiana e resti altomedioevali. Visitare il castello è un’esperienza da fare assolutamente, qui tutto reca il segno dei secoli, dai reperti etruschi alle anfore recuperate nei fondali dell’antico porto. E, imprescindibile, il “Museo del mare e della navigazione antica”, dove in maniera squisitamente didattica in sette sale come altrettanti “capitoli”, si affronta il tema del viaggio per acqua, con materiale originario e ricostruzioni (qui opera un laboratorio sperimentale di archeologia navale). E qui cito il volumetto a cura del Direttore, l’archeologo Flavio Enei, che da anni, insieme al suo gruppo, si è dedicato con amore alla conservazione e valorizzazione di questo luogo davvero unico.
Come si vede il progetto complessivo è ambizioso ma vincente, perché su questo deve puntare il nostro paese, le ricchezze di arte, cultura, gastronomia, artigianato che abbiamo in abbondanza ma, a causa spesso di miopia politica, non sappiamo sfruttare nel modo giusto (Operazione di marketing? Certo, ma fatta col cervello, non badando solo al profitto immediato). Qui, come già con la Francigena di cui ho parlato altrove, si sta facendo sistema e, di certo, il patto di stabilità che lega i comuni non aiuta, tutt’altro. Ma la voglia di dire qualcosa di veramente “nuovo” è tanta e l’obiettivo resta quello di andare oltre la scadenza del 26 settembre ed immettere stabilmente Cerveteri e il suo territorio nei circuiti nazionali ed internazionali. Nel segno dei nostri antenati etruschi, di quel Thefarie Velianas, magistrato ceretano che, nei templi edificati nell’area sacra, rendeva omaggio a Uni e Astarte, dea madre etrusca e dea madre punica, in una visione cosmopolita di quello che già allora era il mondo mediterraneo.
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