Un grande progetto espositivo che si articola in più tempi tra Torino, Pompei e Napoli ha come tema unificante l’Egitto, o meglio gli influssi spirituali, sociali, politici e artistici originati da culti nati nella Valle del Nilo e ampiamente diffusi nel mondo romano.
“Egitto Pompei”, questo il titolo del progetto del Mibact, ha inizio con l’apertura il 5 marzo 2016 al Museo Egizio di Torino della mostra “Il Nilo a Pompei. Visioni d’Egitto nel mondo romano” in uno spazio espositivo di circa 600 mq, che a partire da questo primo appuntamento verrà riservato alle mostre temporanee.
Oltre 330 pezzi, dei quali 172 prestati dalla Soprintendenza archeologica di Pompei e dal Museo Archeologico di Napoli, ci parlano dei culti misterici di origine egiziana (Iside, Serapide, Arpocrate, Anubi) in un museo che accoglie prestigiosi manufatti di età faraonica, permettendo così un dialogo tra i reperti di una civiltà plurimillenaria. Spettacolari sono gli affreschi dell’iseo pompeiano, prestati dal Museo Archeologico di Napoli e per la prima volta esposti a Torino. L’iseo di Pompei, costruito tra il II e il I secolo a.C. e restaurato dopo il terremoto del 63 d.C., è la testimonianza palese dei contatti della città vesuviana con l’Egitto tolemaico, dal quale venne importato il culto di Iside. Situato nei pressi del teatro di Pompei, poggia su un alto podio ed è circondato da un giardino. Dall’interno è possibile accedere a una cavità sotterranea, nella quale veniva conservata l’acqua lustrale del Nilo.
Davanti a questo tempio, riportato alla luce nel 1765/66, rimase incantato, durante uno dei suoi viaggi in Italia, Wolfgang Amadeus Mozart. Il suo Flauto magico (1791), di contenuto palesemente esoterico, è stato ispirato da questo monumento (oltre che dal romanzo Séthos (1733) di Jean Terrasson, che descrive un’iniziazione ai misteri di Iside e Osiride). D’altra parte all’epoca non si conosceva ancora l’Egitto dei Faraoni (la campagna napoleonica lungo la valle del Nilo risale al 1798) e furono proprio le scoperte italiane a far conoscere all’Europa l’arte egizia e a determinare quella forte attrazione per le cerimonie di tipo iniziatico che portò alla creazione di logge massoniche di rito egiziano.
Ricordiamo che Iside è l’unica dea madre dell’antichità il cui culto è durato millenni. Basti pensare che nel Medioevo veniva scambiata per la Madonna. I suoi attributi, come il manto stellato o la falce di luna, si ritrovano in effetti anche nell’immagine della Vergine. La pratica della sua religione si basava su un codice di espiazione dei peccati attraverso la preghiera e la penitenza. Dopo un periodo di iniziazione durante il quale gli aspiranti dovevano astenersi dalle carni e dai piaceri dei sensi, essi venivano finalmente ammessi ai suoi “misteri”, che promettevano “la percezione della luce divina”.
La mostra si snoda attraverso nove sezioni a partire dalla ricezione dell’Egitto nel mondo greco, quindi alla grecizzazione degli dei egizi sotto i Tolomei, alla loro diffusione nel mondo romano e all’egittomania che seguirà alla conquista dell’Egitto da parte di Ottaviano Augusto, dopo la vittoria ad Azio sulla flotta di Marco Antonio e Cleopatra (31 a.C.). A Pompei, in particolare, lo stile egittizzante negli arredi e nella pittura è presente in diversi edifici, tra cui la Casa del Bracciale d’Oro e quella di Loreio Tiburtino, delle quali si ammirano in mostra le ricostruzioni in 3D. Il percorso espositivo si conclude con una sezione dedicata ai culti isiaci in Piemonte con gli splendidi bronzi del sito di Industria.
Il secondo appuntamento del progetto è il 16 aprile a Pompei, dove nella Palestra Grande uno scenografico allestimento di Francesco Venezia riunirà sette monumentali statue di Sekhmet (la dea dalla testa di leonessa) e la statua seduta del faraone Tutmosi III, che per la prima volta escono dalla collezione permanente del Museo Egizio di Torino. Questa volta abbiamo a che fare con la religione faraonica e in particolare con la dea che allontana i nemici del faraone grazie alla sua forza distruttiva. Definita come “Colei la cui potenza è tanto grande come l’infinito”, Sekhmet doveva essere placata con particolari riti e amuleti o immagini che la raffigurassero. Per questo le sue statue proteggevano i luoghi sacri. All’interno degli scavi, verrà tracciato, inoltre, un percorso egizio a partire dal tempio di Iside per arrivare alle numerose domus con motivi egittizzanti.
Il 28 giugno nel Museo Archeologico di Napoli si passa al terzo capitolo del progetto con l’inaugurazione di una nuova sezione permanente dedicata ai “Culti orientali in Campania”, non solo di Iside, ma anche di Sabazio, Dusares e Mitra, con riferimenti al giudaismo e al primo cristianesimo. Troveranno finalmente posto due affreschi da Ercolano con scene di iniziazione isiaca e le coppe in ossidiana da Stabia, veri capolavori dell’artigianato alessandrino. E dall’8 ottobre il progetto si concluderà con la riapertura della sezione egizia del museo di Napoli con 1200 oggetti esposti per temi in 5 sale.
Torino
“Il Nilo a Pompei” Visioni d’Egitto nel mondo romano Museo Egizio, Via Accademia delle Scienze, 6
5 Marzo – 4 Settembre 2016 Orari: Lunedì 9:00 – 14:00
Dal 5 Marzo al 5 Giugno 2016, Martedì – Domenica ore 8:30 – 19:30
Dal 6 Giugno al 4 Settembre 2016, Martedì – Domenica ore 9:00 – 18:30
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