Dido and Aeneas al 41° Cantiere Internazionale d’arte di Montepulciano

di Daniela Puggioni.

Il capolavoro di Purcell è andato in scena il 22 luglio scorso nella incantevole cornice del Tempio di San Biagio opera rinascimentale di Antonio da Sangallo il vecchio. Dido and Aeneas ha suscitato l’entusiasmo del pubblico che gremiva San Biagio per la raffinata esecuzione musicale di Modus Ensemble Roma, diretto da Mauro Marchetti, e la suggestiva messa in scena ideata da Michael Kerstan. Henry Purcell (1659 – 1695) visse nell’epoca della Restaurazione, che vide la rinascita dell’attività teatrale sospesa dal 1642. durante il governo di Cromwell, al 1660 data del ritorno di Carlo II, figlio di Carlo I, il re decapitato dopo essere stato processato dal Parlamento. L’influenza francese e italiana è innegabile sia a nel teatro che nella musica inglese dell’epoca, del resto già nell’epoca elisabettiana il Mask, genere teatrale tipicamente inglese, che univa all’azione teatrale, musica e danza, usato anche da Shakespeare nella Tempesta, traeva origine dalla tradizione italiana.

Nella musica di Henry Purcell si possono rinvenire sia l’influenza francese che italiana, che si fondono con la tradizione inglese; in ambito teatrale il musicista collaborò con i maggiori drammaturghi di quel periodo come John Dryden e William Davenant per la parte musicale dei loro testi e per i rifacimenti di opere di Shakespeare, come The Fairy Queen. Dido and Aeneas è l’unica composizione teatrale che si ispira all’opera italiana, interamente in musica ha recitativi, arie, cori e danze. Lo stile delle arie e di recitativi è in uno stile che ricorda Francesco Cavalli (1602-1676) mentre le parti del coro sono nella tradizione corale inglese, tipici gli anthems, di cui Purcell fu eccelso maestro, preso a modello in seguito da Haendel. Il libretto, scritto da  Nahum Tate, è basato su IV libro dell’Eneide di Virgilio con interpolazioni fantastiche, la maga e le streghe, tipici personaggi nel gusto inglese dell’epoca. Dido and Aeneas è dunque un geniale connubio di classicismo e tradizione inglese, si ritiene sia stata rappresentata per la prima volta a Chelsea (Londra) probabilmente l’11 aprile del 1689 nel convitto Josias Priest per giovani gentildonne,  in occasione dell’incoronazione di Guglielmo III d’Orange e Maria II Stuart.

Mauro Marchetti ha diretto autorevolmente Modus Ensemble Roma, con grande attenzione non solo alla resa musicale, esaltata dalla prodigiosa resa acustica di San Biagio, ma anche alla tensione drammatica, che ha saputo imprimere alla rappresentazione. Sabrina Cortese, ha una voce vellutata ed espressiva, è stata una Didone, regale e appassionata, Antonio Orsini ha convinto nel ruolo di Enea, bene anche Giulia Manzini come Belinda e Stefano Guadagnini, la maga, controtenore con un bel timbro di voce e presenza scenica. La suggestiva regia di Michael Kerstan, con le luci di Renato Vadalà, ha sfruttato accortamente il suggestivo, ma ridotto, spazio scenico, per i movimenti dei protagonisti e del coro, appropriati i costumi di tutti. Le navi dei Troiani, realizzate come le barchette di carta fatte dai bimbi, erano una non velata allusione ai “migranti” di oggi come furono Enea e i suoi seguaci in fuga da Troia distrutta. Lunghi e scroscianti applausi sono stati tributati a tutti gli interpreti alla fine della rappresentazione.