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Cronache di Benevento

cronaca  Ventunesimo volume di quella magnifica collana di storia medioevale edita dalla Ciolfi di Cassino, preziosi documenti redatti da testimoni diretti, col risultato di un ritratto pressoché totale della vita del Sud Italia nell’èra di mezzo (politico, culturale, di costume). Testimoni ma spesso anche protagonisti, come nel caso della “Cronaca” di Falcone di Benevento, notaio e segretario del Sacro Palazzo e, nel 1133, nominato da papa Innocenzo II giudice di città. Il suo “Chronicon Beneventanum” copre un arco di tempo di circa 40 anni, dal 1102 al 1140 e riporta in forma diaristica eventi legati al territorio. Il testo si presenta come strutturato in due parti, la prima decisamente locale, cronaca delle lotte intestine (comune peraltro a tutta l’Italia dell’epoca), la seconda di più ampio respiro, coinvolgendo il papa, l’imperatore e i Normanni di Ruggero II d’Altavilla. La posta è il dominio dell’Italia Meridionale.

  Sono anni turbolenti, Enrico V cala in Italia per essere incoronato da Pasquale II con il quale aveva stipulato un accordo a Sutri, quale suggello alla lotta per le investiture. Il papa rifiuta e, dapprima imprigionato, si rifugia a Benevento, dopo aver rigettato l’accordo e scomunicato Enrico. Ma in città la situazione è affatto tranquilla, oltre alle angherie dei Normanni è scontro fra Landolfo della Greca, nominato conestabile dal papa, e Roberto Sclavo. Ci sono tumulti, da Roma giunge un arcivescovo, anch’egli a nome Landolfo che fa però il doppio gioco e viene scomunicato. Si proclama la “Tregua di Dio”, tre anni di pace che vedono il conestabile, arbitrariamente rimosso da Landolfo, reintegrato nella sua carica e, nel 1117, un sinodo a Benevento promosso da Pasquale II. Gli succede Gelasio II, avversato a Roma dalla potente famiglia dei Frangipane e da Enrico V, che lo costringe a fuggire a Gaeta imponendo Gregorio VIII come antipapa. Questi nomina Enrico imperatore mentre Gelasio ripara in Francia e muore a Cluny designando quale successore al trono di Pietro Guido di Borgogna, Callisto II, che scomunica Enrico.

  A Benevento il clima è teso, sono in guerra il conte Giordano e il conte Rainulfo, vengono esposti i corpi dei santi come auspicio di pace (pagg.59 e seguenti, intrise di quel mistico candore tipicamente medioevale), ma quando muore l’arcivescovo Landolfo riprendono le ostilità. Intanto l’esercito di Callisto assedia Sutri dove si trova l’antipapa Gregorio che viene confinato nel monastero di Cava dei Tirreni. Ancora liti e conflitti, muore Landolfo della Greca, Roffredo, il nuovo arcivescovo, mostra le reliquie di Barbato, presule di Benevento, e avvengono miracoli di cui Falcone è testimone diretto. Terremoto a Benevento che Onorio II,  succeduto a papa Callisto, vive drammaticamente nel Sacro Palazzo (“disteso per terra e di fronte all’altare del Salvatore, con gran copia di lacrime invocò la misericordia di Dio”). Gli eventi precipitano, muore Enrico V e, mentre continuano le faide interne, si affaccia sulla scena un nuovo, pericoloso protagonista, Ruggero II il quale, dopo la morte senza eredi di Guglielmo d’Altavilla, reclama, per diritto di stirpe, i suoi privilegi. Rivendica la potestà su Salerno, si espande in Puglia, assedia Benevento, ma Onorio non gli concede il titolo di “duca”. E si apre un lungo ed estenuante periodo costellato di intrighi e guerra aperta che costituisce poi la seconda parte del libro, quella di più ampio respiro.

  Ruggero, alleatosi con Raone di Ceppaloni e Ugo Infante, uomo estremamente crudele (“strappati loro i denti dalla bocca e straziatine i corpi”, questa la terribile sorte dei prigionieri beneventani) lotta con il papa che muore nel 1129 (“imboccò la via universale verso il Signore”). Vengono eletti in due, provocando uno scisma, Innocenzo II, sostenuto dai Frangipane, e Anacleto II, della potente famiglia dei Pierleoni. Nel sinodo di Reims Innocenzo scomunica Anacleto il quale incorona Ruggero re di Sicilia che invade e sottomette la Puglia. In questa guerra senza quartiere, dove Ruggero figura da invasore (Falcone è di parte ma non molto fazioso), importante è il richiamo al valore di chi intende contrastarlo, come Tancredi di Conversano (pagg.139 e seguenti). Questi, dopo la battaglia di Scafati che vede l’esercito normanno in fuga, conquista Venosa ma re Ruggero contrattacca e, oltre a Venosa, espugna Matera e Trani. E’ una strage e Tancredi è obbligato dallo stesso re ad impiccare Ruggero di Pleuto, valoroso guerriero (“una cosa spaventosa e terribile solo a raccontarla!”, annota Falcone).

  Ma un altro protagonista è in azione, Lotario di Supplimburgo che, con la mediazione di Bernardo di Chiaravalle, si allea a Innocenzo II e viene da lui  incoronato nel Laterano. Falcone, come già detto all’inizio, per decreto papale è nominato giudice di Benevento e continua a registrare nella sua cronaca un crescendo di eventi drammatici. Il conestabile Rolpotone, il conte Rainolfo ed altri valorosi sventano il piano del cardinal Crescenzio, alleato di Ruggero, per impadronirsi di Benevento. Dal canto suo il re continua la campagna di conquista e rapina, l’imperatore Lotario torna in Italia e, dopo aver ripreso il controllo del territorio romano, insieme al papa scende al Sud. A Benevento si crea una situazione di conflitto, il governatore Rossemanno, contrario al papa, aizza i cittadini contro i tedeschi del duca Enrico, genero di Lotario, che pure erano venuti a liberare la città. Innocenzo intercede, subentra un periodo di pace, rientrano i fuoriusciti fra i quali il nostro Falcone, e, mentre una flotta pisana devasta la costiera amalfitana (li aveva chiamati il conte Rainolfo), il papa raggiunge Lotario che assedia Bari. A Benevento liberata, dove l’imperatrice Florida assiste alla messa solenne nella chiesa di San Bartolomeo, Innocenzo chiede a Lotario di convincere i baroni a condonare fidanze ed imposte varie che riscuotevano dalle proprietà dei beneventani. E così avviene, l’imperatore  e il papa lasciano Benevento, l’uno diretto in Germania l’altro al suo palazzo in Laterano e, naturalmente, Ruggero ne approfitta.

  Occupa Nocera, devasta Capua, Benevento, per timore, si sottomette ad Anacleto ed al re ma Rainolfo, dopo l’inutile tentativo di mediazione di Bernardo di Chiaravalle, radunato un piccolo esercito attacca i normanni. E avviene il miracolo, Rainolfo vince e riconquista la Capitanata, Ruggero cerca di ingraziarsi i beneventani confermando i vari condoni ed interviene di nuovo Bernardo a mediare. Tre cardinali da parte di Innocenzo e tre da parte di Anacleto per stabilire la regolarità dell’elezione al soglio pontificio e re Ruggero, di cui Falcone loda la saggezza (s’è già detto che non era molto fazioso), chiede tempo per riflettere. Muoiono Anacleto e Lotario, Ruggero distrugge castelli e depreda città, contrastato dal duca Rainolfo che muore di febbre perniciosa, rimpianto dalla popolazione. Innocenzo scomunica Ruggero ma, fatto prigioniero, deve firmare la pace, donando a lui il regno di Sicilia e al duca suo figlio quello di Puglia. Ruggero oltraggia la salma di Rainolfo e assedia Bari riducendola alla fame mentre i figli devastano la provincia di Pescara. E la cronaca si conclude con l’abolizione da parte di Ruggero delle “romesine” per sostituirle con i “follari”, moneta in uso nel regno normanno d’Italia.

  Come già negli altri venti volumi anche questo racchiude in ogni pagina una densità di avvenimenti che è una caratteristica peculiare del medioevo italiano. Lo stile è diaristico, in certi passaggi essenziale e tuttavia ricco di dati e situazioni che documentano di un momento cruciale di passaggio fra il dominio longobardo che al sud si è protratto oltre il 1000 (il ducato di Benevento) e quello normanno. Buona parte dei nomi che compaiono nella “Cronaca” sono infatti di chiara matrice longobarda (Dauferio, Roffredo, Grimoaldo, oltre a quelli già nominati). Quindi un interessante documento storico di transizione la cui lettura è resa ancor più intrigante dal testo latino a fronte. Un latino colto quello di Falcone, esponente di un ceto aristocratico che guardava con diffidenza ai nuovi padroni venuti dal Nord. Da sottolineare il bel lavoro di traduzione di Vito Lo Curto, già presente in altri volumi della collana.

“Cronaca”, di Falcone di Benevento, introduzione, traduzione e note di Vito lo Curto, Ciolfi editore – Cassino, pagg.275  euro 16.  www.ciolfieditore.it

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