Corde, pizzichi e carezze

  Nei trattati di “Ars medica” del XVII secolo si parla dell’influenza positiva che può avere la musica sui quattro fluidi corporei che condizionano l’interna struttura della personalità umana (secondo il sistema galenico: sangue, flemma, bile gialla e bile nera). Una sorta di compartecipazione emotiva che ha nella tastiera il suo fulcro, nello “istrumento” singolo più che nella coralità, in quanto discorso più intimo e diretto. Un discorso riproposto da “L’Orecchio di Giano”, i Concerti dell’Ensemble Seicentonovecento organizzati da Musica Immagine nella splendida sede dell’Institutum Romanum Finlandiae al Gianicolo, la cinquecentesca Villa Lante. E nella sua loggia con spettacolare vista su Roma Marianna Henriksson, clavicembalo, e Simone Vallerotonda, tiorba e chitarra barocca, hanno eseguito un repertorio tutto seicentesco.

  In effetti, sin dalle prime battute di cembalo, il percorso melodico ha mostrato quelle caratteristiche emozionali raccomandate dai trattati dell’epoca, a cominciare da Giovanni Picchi, di scuola veneta, con l’ariosa “Toccata” e il brillante “Pass’ e mezzo”, dal suo “Intavolatura di balli d’arpicordo”, una fresca danza rinascimentale che trasmette umori positivi alla stregua del “Capriccio cromatico” di Tarquinio Merula, interessante musicista lombardo (più raccolta, invece la “Toccata del secondo tono”). Con le “Cento partite sopra passacaglia” del grande Girolamo Frescobaldi la valenza emotiva scaturisce dall’alternanza di “piano” e “forte”, in quel gusto del “ricercare” di cui Frescobaldi era maestro.

  La chitarra barocca è invece la protagonista di un’allegra danza di matrice popolare, “Capona”, del romano Ferdinando Valdambrini, al quale segue un grande virtuoso della tiorba, Johann Hieronymus Kapsberger (italianizzato in Giovanni Girolamo), con due brani molto intriganti, la “Toccata arpeggiata” e soprattutto “La sfessania”, dalle cadenze quasi ipnotiche. E’ poi il turno del cembalo, la “Toccata settima” del genovese Michelangelo Rossi, di struttura complessa ma fluida, con alcune inflessioni di linguaggio che rimandano a Frescobaldi e Froberger, suo allievo.

  Il colorito (e fertilissimo) ‘600 musicale napoletano è presente con Gregorio Strozzi, la cui “Toccata de passacaglia” si sviluppa in un vivace dialogo fra cembalo e tiorba, decisamente in tono con le teorie medico-musicali dell’epoca, questo tipo di “melos” così esuberante influenzando positivamente l’umore di chi ascolta. E altrettanto si può dire per “Caprice de Chaconne”, di Francesco Corbetta, grande virtuoso della chitarra barocca, e “Ciaccona”, un bel duetto cembalo e chitarra firmato da Bernardo Storace (autore di “Selva di varie compositioni per cimbalo et organo”). Ma è con “Cumbia”, brano fuori programma di Santiago de Murcia, un effervescente mix di sonorità mediterranea e ritmi africani (gli schiavi deportati nel Nuovo Mondo), che quelle teorie trovano davvero la perfetta applicazione pratica, inducendo ad un sereno rilassamento mentale e fisico.

  Simpatica questa serata che rimanda ad un tempo dove la musica fungeva da cura omeopatica, cosa del resto ormai per noi scontata, soprattutto oggi, in una società inquieta, dove davvero una buona melodia può lenire le tante piccole e grandi nevrosi quotidiane. Una serata speciale, grazie anche al tocco attento e calibrato di Marianna Henriksson al cembalo e quello più denso e carnale di Simone Valdambrini alla tiorba (o arciliuto) e alla chitarra barocca.

Per informazioni sui programmi e sull’associazione: www.musicaimmagine.it