Castelporziano, ecosistema unico
Sì, è davvero qualcosa di unico non solo in Italia ma in tutto il bacino Mediterraneo. Perché qui, nella Tenuta di Castelporziano, nei suoi 6000 ettari, v’è una ricchezza di ambienti naturali il cui insieme rimanda ad epoche dove la pressione antropica non era elevata come oggi. Bosco planiziale, zone umide, macchia mediterranea, sistema dunale, tutta una serie di importanti biotopi nei quali, oltre ad una variegata avifauna di passaggio e stanziale, si trovano animali di piccole e grandi dimensioni, dalla tartaruga palustre al tasso, dal daino al cinghiale (all’interno si trovano anche aziende dove si allevano equini e vacche maremmane con l’assistenza dei butteri). Ma non è solo natura, vi sono anche cospicui resti archeologici, una villa imperiale, le terme, un acquedotto, oltre al borgo d’impianto medioevale, al centro della Tenuta.
All’inizio era un “castrum”, un centro fortificato, poi si è formato il castello che, nei secoli, ha subìto diversi passaggi, sino a diventare residenza dei Savoia che qui avevano la riserva di caccia. E, naturalmente, nel tempo, ristrutturazioni varie che hanno conferito all’insieme una fisionomia meno austera, pur conservando l’impronta originaria. Questa si offre al visitatore con una serie di costruzioni di un certo interesse, a cominciare dalla chiesina dove si può ammirare una Madonna con Bambino di scuola di Antoniazzo Romano. E poi, ovviamente, il Castello, con il Piano Nobile ed il suo arredo di gusto sabaudo, una stanza d’impronta cinesizzante, la Sala dei trofei di caccia, una il Padiglione delle Carrozze, dove figurano le carrozze usate per gli ospiti ed i legni più leggeri per le passeggiate in campagna. Sul retro del borgo un bel giardino con un agrumeto piantato dalla regina Elena ed uno splendido mosaico romano proveniente dal Vicus Augustanus.
Il Vicus era un insieme di edifici pubblici e privati risalenti al I secolo d.C., situato fra la Via Severiana, la strada costiera, ed il mare. Il complesso andò in abbandono verso il V secolo, così come la Villa Imperiale nell’Ager Laurentinus, completa di terme e un acquedotto (l’area monumentale di Tor Paterno). Gli scavi condotti nella seconda metà dell’800 hanno permesso di mettere insieme centinaia di reperti ora custoditi nelle sale del Museo Storico Archeologico all’interno del castello. Fra questi, particolarmente preziosa, una tomba con corredo funebre proveniente dalla necropoli arcaica di Castel di Decima (VII secolo a.C.).
Intorno il verde assedio di una natura integra perché non plasmata o, peggio, offesa dalla mano dell’uomo, come accade purtroppo sempre più spesso nel nostro paese (vedi i piromani). Qui nostra Madre Terra è in pace con l’uomo, che la rispetta e la lascia respirare in libertà, con le sue 1000 e più specie floreali che si fregiano di autentici “monumenti”, patriarchi arborei con centinaia di anni (fra i tanti cito una sughera di 25 metri di altezza e 8 di diametro, con più o meno tre secoli di vita). Uno spettacolo la cui grandiosità è prismatica, in quanto Castelporziano si può definire un palinsesto di ecosistemi. L’ho detto all’inizio, qui c’è davvero tutto, uno straordinario compendio ambientale che ha permesso il suo inserimento nella Rete Natura 2000, con l’individuazione di Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale.
Eppure, negli anni ’60, in piena febbre palazzinara, 1000 ettari dell’area di Capocotta, a ridosso delle dune marine, hanno rischiato la cementificazione, il che avrebbe compromesso irrimediabilmente l’intero habitat. Per fortuna ha prevalso la saggezza ed ora è possibile percorrere questo immenso polmone verde, fondamentale per un territorio fortemente ed irrazionalmente antropizzato (basta scorrere Google Earth per rendersene conto). Fondamentale per il ricambio d’aria, una fotosintesi di enorme portata, in quanto si calcola che un ettaro di bosco fogliare può trattenere fino a 50 tonnellate di polveri.
Ed ora questa straordinaria oasi ad una manciata di km. dal caos cittadino è visitabile dal 20 settembre per volere del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Cinque percorsi naturalistici, uno storico artistico ed un altro archeologico, quindi la possibilità di osservare la Tenuta da varie angolazioni ed in maniera esaustiva, perché si può passare da un querceto misto di caducifoglie alle “piscine”, che ricordano antichi ambienti umidi, e dalla visita dei resti della ville dove i romani antichi celebravano l’ “otium” alla sosta innanzi la stazione di inanellamento dei volatili di passo (circa l’80% di quelli che transitano per il nostro paese).
Ma questa non deve essere solo una visita fine a se stessa, come vedere una vetrina, tutt’altro, è un’immersione nella Natura e nei suoi meccanismi per comprenderla ed imparare a preservarla per noi e per le future generazioni (in questo senso Castelporziano è davvero un laboratorio). Dunque andarci con lo spirito giusto e, a tal fine, se ne incaricheranno le guide, studenti universitari tirocinanti coadiuvati da volontari di Italia Nostra, Legambiente, WWF e Lipu. Di sicuro, sarà un’esperienza straordinaria che, se vissuta in sintonia con l’ambiente naturale, può arricchirci spiritualmente e farci amare la nostra Casa Comune, che rischiamo ogni giorno di distruggere.
Le visite inizieranno il 20 settembre con cadenza trisettimanale. Per informazioni www.quirinale.it
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