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Barcellona: Ada Colau, il sindaco dei movimenti.

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di  Mattia Sacco.

Podemos – dal Giugno 2015 – governa la capitale della Catalogna. Le parole d’ordine  della nuova giunta,  anche grazie all’impronta della Colau,  sono mutualismo, autorganizzazione, ecologia e solidarietà. Cambiare il volto di Barcellona è  ora  possibile.

Ada Colau – 41 anni – nata e cresciuta a Barcellona, in città e in  tutta la Spagna,  è saltata, nel corso degli anni 90 , agli onori delle cronache per la sua militanza  – e leadership – nei movimenti di “lotta per la casa”, e per essere una delle più strenue sostenitrici e promotrici delle virtuose pratiche politiche “dal basso”, come  il mutualismo sociale e le reti di solidarietà.

Esponente di punta  della componente catalana del movimento “15M” o “Los indignados”, ha contribuito, in prima linea,  alla realizzazione di una solida alleanza tra le varie anime “movimentiste” presenti in città, rendendo meno tortuoso il processo  di politicizzazione di queste ultime, determinanti nella vittoria  di Podemos alle comunali di Barcellona – tenutesi a giugno – che hanno portato la Colau a ricoprire la carica di “Alcaldesa” (sindaco).

Barcellona, a dispetto dei luoghi comuni,  da anni rappresenta un importante laboratorio politico, dove le forze sociali hanno saputo integrare le singole vertenze, dando vita ad un progetto di città alternativo, all’insegna dell’autorganizzazione e della cooperazione , nel  quale la cittadinanza  sia direttamente coinvolta.

La Colau si è sempre mostrata sensibile  al concetto di “collettività”; famosa è la frase da lei proferita :” si tocan uno tocan todos” , in un momento storico in cui l’atomismo alienante, figlio legittimo del neoliberismo, e’ pervasivo.

“Siamo riusciti, attraverso la coesione e la progettualità, a catalizzare il malcontento, ponendoci come unica alternativa al disastro socialista, vero braccio destro del capitale” , ha dichiarato la Colau.

La declinazione catalana di Podemos è, ad oggi, uno degli esperimenti più virtuosi realizzatisi nell’intero paese: una sinergia pressoché perfetta tra movimenti, associazioni e transfughi del partito socialista e izquierda unida che hanno posto da parte vecchi dissapori, mettendo a disposizione le proprie competenze allo scopo di realizzare un progetto unitario e inclusivo, che miri ad oltrepassare steccati ideologici anacronistici e divisivi.

L’auspicio è che, in Italia e nel resto d’Europa,  si possa prendere spunto da tali  percorsi, nel tentativo di dar vita a un progetto,   preminentemente sociale, che risulti competitivo sul piano politico. Che questo modello possa rappresentare  l’antidoto alla tecnocrazia e al becero populismo? Ciò non è ancora dato saperlo, ma all’orizzonte, onestamente, non si scorgono alternative migliori.

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