Appuntamento sotto l’orologio
Della stazione Termini, ovviamente.
Quante volte abbiamo detto, a parenti o ad amici, o lo abbiamo sentito dire da altri, “ci vediamo alla stazione sotto l’orologio”.
Perché proprio “sotto l’orologio”?
Perché l’orologio rappresenta il punto di riferimento più immediato e più sicuro per ritrovarsi senza difficoltà, ma anche per controllare il tempo che passa e dare un’occhiata ai tabelloni degli Arrivi e Partenze.
Purtroppo, però, l’orologio originale, posto al centro della facciata principale, non c’è più e l’orologio degli appuntamenti è quello all’interno della galleria centrale, più modesto e più sobrio di quello originale, ma anch’esso di indubbia utilità.
E nell’attesa che si fa?
Ci si guarda attorno e tra un’occhiata e l’altra al via vai caotico tipico delle grandi stazioni, c’è anche il tempo per ammirare le vetrine dei bei negozi della galleria centrale e le ardite linee architettoniche della più grande stazione di Roma che non è stata sempre così come la vediamo oggi, ossia un complesso moderno dotato, all’interno, di tanti confort: negozi, edicole, librerie, bar, caffetterie e perfino di un museo.
No, non è stata sempre così e gli ultimi lavori di ammodernamento sono iniziati nel 1998 e sono stati completati nel 2000.
La sua storia merita di essere raccontata non tanto e non solo per il notevole pregio architettonico dell’intera struttura, ma anche per il profilo storico dell’area su cui sorge.
Andiamo per gradi e per prima cosa rispondiamo alla domanda più ovvia:
Com’era nel passato la stazione e perché si chiama Termini?
Questo nome non significa termine di qualche cosa o meta finale, ma è la corruzione della parola latina Thermae, perché l’imperatore romano Diocleziano aveva fatto costruire le terme di cui la stazione occupa solo una piccola parte.
La prima costruzione della stazione ferroviaria risale al 1860 e fu completata tre anni dopo, ma dato che il risultato fu giudicato poco convincente, comunque insoddisfacente, si ricominciò daccapo e nel 1874, finalmente, la stazione vide la luce.
I lavori richiesero l’abbattimento di una collina di ben 73 metri di altezza, chiamata Monte di Giustizia, che si era formata a causa del materiale accumulato per la costruzione delle Terme di Diocleziano, le più grandi Terme pubbliche di tutta Roma del IV secolo d. C.
Molti secoli più tardi questa collina entrò a far parte della Villa Peretti Montalto di proprietà di un parente del papa Sisto V ( 1585-90) e in cima ad essa fu posta un’antica statua romana da tutti riconosciuta come statua della giustizia.
Nel XIX secolo, in seguito ai lavori per la costruzione della stazione, il monte fu spianato e la statua è finita nei giardini del palazzo Massimo, ad Arsoli, dimenticata da tutti.
In corso d’opera affiorarono le antiche mura dette serviane, dal re Servio Tullio, ma risalenti, quasi sicuramente, al primo periodo repubblicano.
Queste mura sono tuttora visibili in parte all’interno della stazione e in parte sul lato destro della piazza dei Cinquecento, spalle alla stazione.
I lavori furono completati nel 1873, ma la stazione Termini fu inaugurata nel 1874.
Originariamente, l’insieme era formato da tre edifici, due laterali sporgenti verso la piazza ed uno intermedio, un po’rientrato rispetto agli altri due. I tre edifici erano collegati da un’alta tettoia che all’interno fungeva da copertura per i binari.
Sul fronte della tettoia fu collocato un orologio che divenne, ieri come oggi, un importante punto di riferimento negli appuntamenti.
“ Ci vediamo sotto l’orologio“, appunto.
Più tardi, nel 1937, in previsione dell’Esposizione Universale del 1942, fu deciso di rinnovare la stazione su progetto di Angiolo Mazzoni e nel 1938 iniziarono i lavori, poi interrotti a causa della seconda guerra mondiale e completati nel 1950, su progetto di vari architetti, tra cui Vitellozzi e Montuori.
Come ho già detto, la Stazione Termini è stata rinnovata ancora una volta alla soglia del terzo millennio, nel 2000. Essa occupa un’area che lambisce le grandiose terme di Diocleziano delle quali ci siamo occupati in un precedente servizio ma che qui voglio richiamare per sottolineare l’importanza dell’area nel cuore di Roma sulla quale è stata edificata la stazione Termini.
Le terme di Diocleziano, dunque, avevano una capienza di oltre 3000 persone e disponevano oltre che dei famosi ambienti balneari: Calidarium, Tepidarium, Frigidarium e della Natatio (piscina), anche di palestre, sale varie dove avvenivano anche discussioni di affari, di biblioteche ecc.
Dopo il glorioso periodo dell’Impero, però, le Terme, come del resto tutti i monumenti del Foro, caddero lentamente in rovina e rimasero, a testimonianza del passato, le grandi aule deserte e le colonne cadenti (spesso riciclate nelle chiese cristiane) i portici in rovina, dove circolavano animali selvatici e bande di delinquenti.
Per chi arriva a Termini col treno, quindi, non arriva in una stazione di periferia lontana dalle gloriose vestigia di Roma, ma arriva direttamente su uno dei siti più importanti della Roma imperiale, direttamente a contatto con monumenti di straordinaria importanza, storica ed artistica.
Qui, infatti, nel 1561 Michelangelo Buonarroti, per incarico del papa Pio IV( Angelo Maria Medici di Milano) trasformò una parte delle Terme, il Tepidarium, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri.
Nonostante le grandi opere presenti nell’area, però, questo lembo di Roma rimase a lungo una zona poco abitata e persino degradata, tanto che alcuni edifici furono adibiti a depositi vari e a granai.
Più tardi, fu costruita la villa Peretti Montalto, di cui oggi rimane solo il Palazzo Massimo, una delle sedi del Museo Nazionale Romano, che ha, al suo interno, statue, ritratti, gemme , monete e i magnifici affreschi staccati dalla villa di Livia.
La piazza dei Cinquecento su cui affaccia la stazione Termini è ben conosciuta proprio per la stazione, ma non tutti sanno che il nome le è stato dato in ricordo del sacrificio dei cinquecento soldati morti a Dogali, in Eritrea, nella guerra coloniale del 1887.
Nei secoli passati la grande piazza della stazione fu luogo di mercato di animali fino al 19° secolo: il giovedì e il venerdì per gli animali da macello, mentre il lunedì ed il sabato per cavalli e asini.
Per completare questo viaggio attorno alle vicende che accompagnarono la nascita della grande stazione Termini di Roma e dell’area su cui affaccia, aggiungo che nel 2011, su piazza dei Cinquecento, a poche decine di metri dal citato Palazzo Massimo, è stata installata una grande e discussa statua del papa Giovanni Paolo II, opera dello scultore Oliviero Rainaldi.
Finalmente so per quale motivo la stazione Termini si chiama Termini.
Dovrei arrossire per la mia ignoranza ma credevo il nome fosse dovuto al fatto che quello fosse il punto terminale d’arrivo dei treni e che per proseguire dovessero tornare indietro ed immettersi su un’altra linea.
Grazie per aver alleggerito la mia ignoranza e comunque ho appreso tante altre belle notizie storiche che riguardano la stazione ed i dintorni. Lo scrivo qui perchè qui scrivono anche i miei nipoti ed io ho voluto approfittare della loro presenza per dire la mia.