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AFFINITÀ ELETTIVE

da de Chirico a Burri, alla GAM di Roma4. Filippo de Pisis, W Mozart, 1941

“A differenza dei collezionisti, non frequento gli antiquari, non vado alle aste, non visito le mostre. Ho, sì, un mio museo immaginario formato dalle opere più amate e ammirate nel tempo. Esse sono per me tutte oggetto di uguale amore e degne della più devota contemplazione; abitano la mia mente come la mia casa”. Con queste parole autobiografiche viene presentato lo storico d’arte e musicologo Luigi Magnani (1906-1984), protagonista di una sezione nell’ambito della grande mostra “Affinità elettive. Da de Chirico a Burri”, negli spazi espositivi della Galleria di Arte Moderna di Roma (in via Crispi). Anche se prende le distanze da altri collezionisti, a lui si deve l’eccezionale raccolta di dipinti della Fondazione Magnani-Rocca, nella villa di Mamiano vicino Parma, aperta come museo dal 1990. Un museo che ospita capolavori di Dürer, Carpaccio, Tiziano, Rubens, Van Dyck, Goya, Monet, Renoir, Cézanne, Morandi, de Chirico, de Pisis, Severini, Füssli e tanti altri.

Nella mostra romana quaranta importanti opere della collezione parmense sono accostate ad altrettante opere della collezione romana in base a consonanze e suggestioni formali, a temi ed ambiti figurativi. L’identità degli autori, nonché l’arco di tempo interessato dalla selezione – dal 1914 agli anni Sessanta del Novecento – offre spunto per nuovi dialoghi tra artisti presenti nelle due raccolte, consentendo un interessante approfondimento sul panorama culturale italiano in un periodo contrassegnato dal desiderio di misurarsi contro una tradizione secolare basata sui moduli di una presunta classicità.3. Giorgio de Chirico, Enigma della partenza, 1914 Numerose sono le rispondenze tra le opere dei due musei che documentano in sette sale sviluppi e tendenze dell’arte italiana, partendo dal capolavoro di Giorgio de Chirico, “L’enigma della partenza” (1914), una delle gemme della collezione Magnani. L’opera, pienamente metafisica, a cominciare dal titolo che fa pensare a qualcosa di arcano, mostra, secondo le parole dello stesso de Chirico, “portici al sole, statue addormentate…Sempre l’incognito”. L’accostamento di strani colori, a partire dal verde irreale del cielo, e le spiazzanti soluzioni spaziali rendono la pittura misteriosa, a metà tra comprensibilità e incomunicabilità. Dialogano con quest’opera alcuni dipinti della raccolta romana che della speculazione metafisica presentano spunti e rimandi formali, come “Giovani in riva al mare” (1934) di Franco Gentilini, la “Susanna” di Felice Casorati, “La Diavoleria” di Ferruccio Ferrazzi e, nel campo della scultura, il “Busto femminile” di Nicola D’Antino e il “Busto di giovinetta” di Ettore Colla.

L’itinerario prosegue con alcune opere di Filippo de Pisis, amico di de Chirico e interprete di una metafisica “fatta spesso più di semplicità, chiarezza, sonorità e palpito che di ricerca e di aridità”.12. Giorgio Morandi, Natura morta, 1953 Le sue tele “Pesci e bottiglia”, “W Mozart”, “Interno dello studio” della Fondazione Magnani Rocca, e “Lungosenna autunnale” e “Natura morta” della Galleria d’Arte moderna, sono messe a confronto con quelle di Arturo Tosi, Carlo Carrà, Cipriano Efisio Oppo e altri artisti italiani che si sono cimentati sul tema della natura morta, fino ad arrivare a una straordinaria sequenza di opere di Giorgio Morandi.

In questo caso, oltre alle “rispondenze” tra i vari artisti, è evidenziata anche l’affinità elettiva che si è creata tra Luigi Magnani e Giorgio Morandi, in seguito al loro primo incontro, nei primi anni ’40 del Novecento, che sfociò in un’amicizia durata tutta la vita. Le 11 tele di Morandi, selezionate tra le 50 della Fondazione Magnani-Rocca, testimoniano il percorso creativo di Morandi a partire dalle opere degli anni ’20 (“Autoritratto” del 1925, “Natura morta con frutta”, del 1927), più materiche rispetto a quelle degli anni ’40, fino alle nature morte degli anni ’50 e ’60, nelle quali la tavolozza dei colori si schiarisce, tanto che le bottiglie raffigurate sono sempre bianche. Per questo artista che per tutta la vita ha raffigurato “la vita silente degli oggetti”, l’accostamento proposto è con le opere di Mario Broglio, Riccardo Francalancia, Francesco Trombadori, Afro, come pure con Giuseppe Capogrossi, uno dei firmatari del Manifesto del Primordialismo plastico.

ddddddddddddGino Severini è un altro artista presente in mostra con diverse opere, dalla “Danseuse articulée” del 1915 (una ballerina dipinta trasformata in una marionetta disarticolata grazie a inserzioni in cartoncino comandate da fili) al bel mosaico “Composizione” del 1933 realizzato secondo l’antica tecnica musiva ravennate, al grande olio “L’angelo rapitore”, eseguito per la prematura morte del figlio Jacques. Severini dialoga tra gli altri con Benedetta Cappa Marinetti, moglie di Tommaso Marinetti e, come lui, futurista.

Proseguendo lungo il ricco itinerario espositivo i rimandi tra le due collezioni sono molteplici e interessano artisti di primo piano, da Marino Marini a Giacomo Manzù (“Bambina sulla sedia”, bronzo del 1955), da Alberto Savinio a Leoncillo, da Mario Mafai a Toti Scialoja, da Renato Guttuso a Giulio Turcato, fino ad arrivare al “Sacco” di Alberto Burri del 1954, un’opera provocatoria che Luigi Magnani acquistò, pur con un certo timore di scandalizzare il suo amico Morandi, che invece trovò l’opera progettualmente rigorosa. Integrano l’esposizione alcune opere provenienti dalla Casa Museo Alberto Moravia e dal MACRO e, nella sala della Grafica, un nutrito corpo di acqueforti di Giorgio Morandi. Una selezione di brani musicali, che accompagna l’esposizione, ricorda la grande passione per la musica di Luigi Magnani.

AFFINITÀ ELETTIVE

Da de Chirico a Burri Opere della Galleria d’Arte Moderna e della Fondazione Magnani Rocca A cura di Maria Catalano; Federica Pirani; Gloria Raimondi; Stefano Roffi

Galleria d’Arte Moderna di Roma Via Francesco Crispi, 24 17 dicembre 2015 – 13 marzo 2016

Orari: da martedì a domenica, ore 10.00 – 18.30 ( 31 dicembre ore 10.00-14.00)

L’ingresso è consentito fino a mezz’ora prima dell’orario di chiusura; lunedì chiuso

Biglietti: Intero € 7,50; Ridotto € 6,50 Biglietto unico comprensivo di ingresso alla Galleria d’Arte Moderna di Roma e alla Mostra. Riduzioni e gratuità per le categorie previste dalla tariffazione vigente

www.museiincomune.it; www.galleriaartemodernaroma.it; www.zetema.it

 

 

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