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3D in Corsini. Foto tridimensionale

Danzatrice_04

22 fotografie tridimensionali retro-illuminate e un video tridimensionale, visibile senza i classici occhiali, permettono di accostarsi ad alcuni capolavori scultorei della Galleria Corsini (in via della Lungara), in uno scenario nuovo e rivoluzionario. La mostra “3D in Corsini”, curata da Daniela Porro e Giorgio Leone, costituisce un evento innovativo, che probabilmente sarà copiato da altri musei, per il notevole impatto visivo che questo tipo di visione provoca nei visitatori, che hanno la sensazione di trovarsi davanti alla realtà stessa e non ad una riproduzione.

Come ha sottolineato il direttore della Galleria Corsini Giorgio Leone, “la fotografia in 3D di opere d’arte non è certo una novità … consente di ricostruire virtualmente ambienti reali o di fantasia,  entrare addirittura nei quadri, alla scoperta di luoghi fantastici che non ci sono mai stati e mai ci saranno se non nell’esperimento che si compie”. Il 3D in Corsini “è altra cosa, mette l’osservatore davanti all’effettivo doppio di una scultura, di un oggetto replicato con la tecnica della fotografia in 3D lenticolare”. In effetti le opere d’arte che sono state “trattate” in questo modo (ovvero sottoposte a innumerevoli scatti in progressione così da ottenere la replica tridimensionale) sono sempre presenti in galleria, ma per lo più sono esposte in maniera tale che si può osservarne solo il davanti, mentre le fotografie in mostra, di dimensioni gigantesche, consentono una visione a 360° e la percezione dei rilievi anche in opere molto piccole, come nel caso della Coppa Corsini, un kantharos in argento del I secolo a.C., raffigurante “Il giudizio dell’Areopago di Atene sopra il matricidio di Oreste”.

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Vi si vede la dea Atena che mette il suo voto nell’urna, tra due figure femminili, probabilmente le Erinni che perseguitavano Oreste in seguito al suo delitto, dal quale verrà assolto perché compiuto per vendicare l’uccisione del padre Agamennone. La coppa è entrata in possesso della famiglia in seguito al suo ritrovamento casuale ad Anzio nel 1759, nei pressi della villa voluta dal cardinale Neri Corsini junior, nipote di Clemente XII e Protettore del Porto di Anzio.

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L’altro pezzo archeologico replicato tridimensionalmente è il cosiddetto Trono Corsini, risalente al I secolo d.C. e rinvenuto nel 1732 nella basilica di San Giovanni in Laterano, mentre si lavorava alla cappella Corsini. Realizzato in marmo bianco, ricorda i troni etruschi databili al VII a.C. con base a pianta circolare e corpo cilindrico che si espande in connessione con il piano del sedile, anch’esso circolare, infine un alto schienale fortemente incurvato all’infuori nella parte superiore. Doveva far parte dell’Aedes Laterani, appartenente a Plauzio, un personaggio che fu coinvolto nella congiura dei Pisoni contro Nerone nel 64 d.C. I decori sono costituiti da motivi di guerra e di caccia che alludono ai valori aristocratici in cui si identificava, fin dalle sue origini etrusche, la gens del proprietario.

GenioCaccia_01Le altre opere sono, invece, sculture neoclassiche, come la sinuosa Danzatrice con il dito al mento (copia tratta da un modello in gesso di Antonio Canova), del carrarese Luigi Bienaimé, un artista che insieme a Pietro Tenerani e al maestro Bertel Thorwalsen faceva parte dell’entourage di scultori attivi negli anni Trenta dell’Ottocento nel demolito Palazzo Torlonia di Piazza Venezia, nonché nella Villa Torlonia di via Nomentana. Di Tenerani sono altre due sculture fotografate in 3D, il Genio della caccia e il Genio della pesca, raffiguranti due graziosi putti, uno con una lepre e l’altro con un pesce, che ci colpiscono per la caratterizzazione psicologica, tipica dell’artista, che lo rende meno freddo rispetto ad altri neoclassici. Si tratta di uno scultore molto apprezzato da Giacomo Leopardi, il quale, dopo aver visto nel suo studio il monumento sepolcrale a Clelia Severini (ora nella chiesa di San Lorenzo in Lucina), gli dedicò uno dei suoi Canti.

Psiche_04Del gallese John Gibson è, infine, l’ultima scultura trattata in mostra. Si tratta di Psiche trasportata dagli Zefiri, un gruppo scultoreo alto 1,87 m, realizzato tra il il 1837 e il 1840 su richiesta del principe Giovanni Torlonia come replica autografa di un lavoro di cui si sono perse le tracce. Ricordiamo che il tema dell’opera, ispirato alla favola di Amore e Psiche nelle Metamorfosi di Apuleio, ha riscosso molto successo a Roma anche in pittura, tanto che nella Villa Farnesina, che si trova proprio davanti a Palazzo Corsini, è d’obbligo la visita della Loggia di Psiche realizzata dal divino Raffaello e dai suoi allievi.

La Psiche di Gibson, a dispetto della purezza monocroma di altre opere neoclassiche, fa uso di un pigmento dorato nell’acconciatura della protagonista, nelle corone di fiori e negli ocelli delle ali degli efebici Zefiri.

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Se ad occhio nudo molti particolari sfuggono e non si può vedere il retro, con queste foto possiamo apprezzare pienamente il lavoro d’arte e la superficie più o meno liscia del materiale, cercando però la giusta distanza che ci dia la percezione della profondità, altrimenti si rischia una visione deformata che può provocare anche fastidio agli occhi, come del resto avviene anche quando osserviamo opere pittoriche illusionistiche o anamorfizzate.

3D IN CORSINI. L’arte attraverso la fotografia tridimensionale. Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Corsini

Via della Lungara 10, Roma.

Dal 29 aprile al 18 maggio 2015

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