Plautilla, l’architettrice
Plautilla, l’architettrice
di Antonio Mazza
Nella storia dell’arte italiana, in particolare la pittura, le donne protagoniste si contano davvero sulle dita di una mano o quasi, a cominciare dalla più nota (anche per le mostre a lei dedicate), ovvero Artemisia Gentileschi. E poi, in ordine cronologico, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Fede Galizia, Elisabetta Sirani, Rosalba Carriera (e aggiungiamo anche Marianna Robusti, la Tintoretta, figlia del più famoso Jacopo, ma di lei restano solo un paio d’opere). Il mondo dell’arte aveva un’impronta decisamente maschile, non v’era spazio per le donne, relegate a ruoli diciamo più classici, come la famiglia o comunque di tipo subalterno. Ed è quindi con una certa sorpresa che, grazie alla scrittrice Melania Mazzucco, possiamo conoscere una donna artista a tutto campo: non solo pittrice ma abile nel disegno e in architettura. E’ ospite gradita alla Galleria Corsini: “Una rivoluzione silenziosa. Plautilla Bricci pittrice e architettrice”.
Il ritratto di lei con il compasso in mano rende l’immagine di giovane donna di una certa grazia ma anche con un che di risoluto stampato in viso, la voglia di affermare la propria personalità. E inizia presto, grazie anche al padre Giovanni, artista eclettico, il quale vorrebbe indirizzarla verso il campo devozionale (nella Roma del ‘600, folta di conventi, il ricamo a sfondo religioso era la norma). Plautilla, che ha messo a frutto le cognizioni pittoriche maturate nella cerchia del Cavalier d’Arpino, in un certo senso l’accontenta con la sua “Madonna col Bambino”, realizzata per Santa Maria in Montesanto, che stilisticamente riprende l’iconografia delle Madonne medievali. Ma, secondo la cronaca dell’epoca, non lei avrebbe terminato la pala d’altare bensì una mano divina, quindi un’immagine acheropita e miracolosa, evento che circonda Plautilla di un’aurea sacra. E virginale, due garanzie affinché una donna possa, nella Roma turbolenta del ‘600, decidere da sola del proprio destino.
Qui è importante il suo sodalizio con l’abate Elpidio Benedetti artista dilettante che frequentava personaggi importanti della Roma barocca, come Bernini, Pietro da Cortona, Andrea Sacchi, Giovan Francesco Grimaldi, Giovan Francesco Romanelli. Era anche il factotum del potente cardinal Mazzarino (in esposizione un suo splendido ritratto firmato da Pietro da Cortona, di un caldo quanto incisivo realismo) nonché collezionista e, infine, committente della Bricci. Il padre Andrea era ricamatore papale e di lui possiamo ammirare una sontuosa pianeta con borsa per il corporale facente parte del corredo liturgico di Gregorio XV, opera davvero unica perché pochi lavori di questo tipo sono arrivati a noi così integri. Ma torniamo a Plautilla che figura in due studi grafici per il sepolcro del cardinale, ovviamente un po’ trionfalistici ma interessanti (la paternità risulta comunque di Elpidio perché all’epoca il semplice ideatore del soggetto ne diveniva l’autore anche se non l’aveva eseguito). E passiamo ai lavori che meglio disvelano la complessa personalità artistica di Plautilla Bricci.
Cento scudi fu il compenso che ricevette dalla Compagnia di Misericordia di Poggio Mirteto per lo stendardo processionale, una tela a doppia faccia che rappresenta da un lato la nascita e dall’altro il martirio di San Giovanni Battista, ostentata sia in occasioni tristi, le condanne a morte, sia in occasioni liete, le feste celebrate “con concorso di popolo anche forastiero con musica, rappresentationi et fochi arteficiali”. Due composizioni di sobria fattura, di chiara impostazione classica per quella limpidezza di toni che richiamano un po’ lo stile di Sacchi e del Romanelli (ma anche un qualcosa di cortonesco). Qualche anno prima insieme ad Elpidio aveva presentato il progetto grafico per la scalinata di congiungimento fra piazza di Spagna e Trinità dei Monti, un’opera che il cardinal Mazzarino voleva monumentale in onore di Luigi XIV . Ma Alessandro VII era poco o nulla intenzionato a celebrare il Re Sole (lui era filo spagnolo) e di tutto rimane solo un bel disegno con percorso carrozzabile inizialmente attribuito al Bernini.
Lo spirito d’oltralpe ritorna nella chiesa romana di San Luigi dei Francesi dove Plautilla progetta una cappella in cui troneggia la pala da lei dipinta in onore di Luigi IX . Il re santo, rex christianissimus, vi figura in un contesto ovviamente allegorico, la Storia e la Fede innanzi e gli angeli intorno, con l’esercito sullo sfondo che allude alle crociate. Ben inserita in una cornice barocca l’opera, pur se un po’ retorica, figurativamente anticipa Carlo Maratta e anticipa anche i capolavori della maturità, come la lunetta proveniente dai depositi dei Musei Vaticani, una tempera su tela, “Presentazione del Sacro Cuore di Gesù all’Eterno Padre”, firmata, e la splendida “Madonna del Rosario” del duomo di Poggio Mirteto messa a confronto con un tema analogo per mano di Giovan Francesco Romanelli, allievo di Pietro da Cortona. Un dialogo nel quale risalta una plasticità di immagine più spontanea in Plautilla rispetto a quella, più costruita, del Romanelli.
E, infine, la figura dell’architettrice, con la committenza dell’abate Benedetti per la Villa Benedetta, poi soprannominata Il Vascello a causa della sua forma particolare. Un edificio maestoso, con interessanti soluzioni architettoniche, come la loggia semicircolare a due torri, e gli interni magnificamente decorati. Plautilla vi affresca insieme al Cortona e Giovan Francesco Grimaldi, avendo “piena podestà d’arbitrare e risolvere sopra detta fabbrica”, con risultati eccellenti. E panoramici, dacché si poteva scorgere “tutta la campagna fino al mare havendo anco per effetto di prospettiva il palazzo vaticano”. Ma, come sappiamo, la Villa andò per buona parte distrutta durante i drammatici giorni della Repubblica Romana, quando Pio IX chiamò i francesi e gli scontri furono particolarmente accanniti sul Gianicolo. Di come imponente fosse il Vascello lo possiamo dedurre da una stampa del Vasi o osservando de visu la parte inferiore, l’unica scampata ai bombardamenti francesi, con quella suggestiva configurazione rocciosa d’impronta berniniana.
Ma, come hanno affermato Yuri Primarosa, curatore della mostra, e Flaminia Gennari Santori, direttrice delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica, Barberini e Corsini, la mostra è solo un punto di partenza per mettere pienamente a fuoco la personalità artistica di Plautilla Bricci, quindi una sorta di work in progress che, sicuramente, ci riserberà altre sorprese. E la ristrutturazione della Galleria Corsini, con la messa a norma degli impianti elettrici e speciali, la rete wi-fi e il restauro dell’apparato decorativo, è davvero un ottimo inizio per parlare della prima architetta dell’Europa preindustriale, l’unica donna artista della Roma barocca abile sia sulla tela che nel progettar palazzi.
L’architettrice, appunto.
“Una rivoluzione silenziosa: Plautilla Bricci pittrice e architettrice” alla Galleria Corsini fino al 19 aprile 2022. Da martedì a domenica h.10-18, biglietto intero euro 12 (valido 20 giorni per Barberini e Corsini), ridotto 2. Per informazioni www.barberinicorsini.org
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