Eccola lì, ancora “en plein air” come 2000 anni fa, quando era una villa di proprietà della famiglia dei Cottae, un ramo della gens Aurelia di origini sabine (e di qui il toponimo per Cottanello, il paese che sorge sull’antistante collina). Almeno così lascia supporre il bollo MCOTTAE impresso su un dolio trovato nel criptoportico del complesso la cui tipologia è peculiare alle ville suburbane SPQR, cioè una parte abitativa, dedicata all’ “otium”, e l’altra alla produzione agricola (olio soprattutto, che alimentava l’economia del circostante Ager Foronovarus). Quindi una villa urbano-rustica scoperta per caso negli anni 60 e poi, in fasi successive, riportata alla luce, fino alle ultime campagne di scavo datate 2012-2013. Per ora solo la parte residenziale, peraltro molto interessante, ricca di mosaici a carattere geometrico e figurativo che si alternano creando un contesto decisamente suggestivo.
La prima fase di costruzione risale al III-II secolo a.C., e ne rimane l’impluvium, vasca per la raccolta di acque piovane, che poggia su un pavimento in “opus spicatum”, a spina di pesce. E’ quasi all’inizio del percorso di visita, sopra il criptoportico il cui crollo improvviso rivelò la villa sepolta dando così inizio alla campagna di scavi. 36 metri misura la porzione abitata in epoca repubblicana e poi imperiale, fino all’abbandono verso il V-VI secolo d.C. (come avviene in tutto il territorio sabino: vedi il non lontano Forum Novum, del quale ho scritto a suo tempo). E subito, come incorniciati fra le mura in “opus reticolatum” (la seconda fase costruttiva), i mosaici, che si dispiegano come veri e propri tappeti musivi a figurazioni geometriche, quadrati, losanghe, esagoni, tutti in bianco e nero.
Si resta incantati soprattutto per la simmetria dell’insieme e la sensazione si amplifica osservando gli altri mosaici, la cui bellezza è impreziosita dal colore. Si trovano nelle stanze ai lati del triclinium, dove le tessere svolgono una funzione figurativa, con immagini di maschere teatrali, uccelli, motivi vegetali. Un effetto visivo splendido che denota un gusto molto raffinato e, del resto, quanto ci è giunto della struttura della villa appare improntato ad una sobria eleganza. Anche le aggiunte e sovrapposizioni occorse nel tempo (alla fase originaria del I secolo a.C. segue quella della prima metà del I secolo d.C. che resta preponderante. La terza, del IV-VI d.C., è più esterna all’edificio) non alterano se non in minima parte il tutto.
Questo è in parte riscontrabile nell’area termale, spazio imprescindibile in ogni villa suburbana. Qui, sia pure non molto leggibili per il materiale accumulatosi nel tempo, sono il frigidarium e il calidarium, ma è andata distrutta la pavimentazione con il sottostante impianto di riscaldamento. L’ambiente ha comunque una sua spettacolarità, così come la corte centrale, nell’ala est della villa, con le basi di un ampio colonnato (notare le tracce di intonaco dipinto sui resti di una colonna in laterizio). Ma i mosaici sono, per così dire, il fiore all’occhiello dell’intero complesso. Ne cito in particolare due accanto a quella che, forse, era l’appartamento del proprietario, la prima con la svastica al centro, simbolo solare (poi qualcuno la fece diventare simbolo del Male…), e l’altra con una coppia di gallinacei, di notevole verismo. Un piccolo vano è stato poi identificato come larario, la sede dei Lares familiares, gli spiriti degli antenati, la cui edicola era in ogni domus romana.
Tuttavia un che di domestico aleggia ancora nell’aria, qui, con quel segno lasciato sul pavimento originale dal cardine di una porta di 20 secoli fa. E questa è la villa romana di Collesecco, un valore aggiunto al comune di Cottanello, delizioso borgo medioevale del reatino.
Per le visite rivolgersi al comune di Cottanello, 0746.66122 e www.comunecottanello.it. Biglietto euro 3 intero e 1,50 ridotto.
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