John Comenius nasce nel 1592 a Uhersky Brod, nel Margraviarato di Moravia, in una regione di etnìa ceca. I genitori erano membri della chiesa della Unità di Brethren, la “Unitas Fratrum” di ispirazione hussita (Jan Hus, condannato come eretico nel 1415), e lui ebbe un’educazione religiosa ma anche aperta ad una visione laica della vita. D’altronde era il nuovo spirito dei tempi, il XVII secolo come una fertile fucina del pensiero filosofico e scientifico: Spinoza, Leibniz, Galileo, Keplero, Newton. Ed è così, in questo clima favorito anche da una grande tolleranza religiosa, che il giovane Comenius iniziò i suoi studi, interessandosi all’arte dell’insegnamento (influenzato dalle teorie di Francis Bacon) ma spaziando anche in altri campi.
Un eclettico dalla personalità complessa, che tenta una sintesi (e per buona parte ci riesce) fra impulsi mistici e azione e quando questa si traduce nella realtà il suo pragmatismo ha pur sempre una forte componente visionaria. Ragione, sensi e Bibbia, tale il nucleo fondante della “Pansofia”, ovvero la conoscenza delle cose che scaturisce dall’incontro fra l’umano e il divino. Comenio, partendo dal pensiero greco e passando poi per i neoplatonici del ‘400 italiano (Marsilio Ficino, Nicola Cusano) e i Rosacroce, elabora una concezione del mondo che è essenzialmente armonia. E in tale cornice sviluppa i suoi concetti di didattica applicati alle varie discipline che tratta, con pubblicazioni e nella pratica, durante il corso della sua vita: filosofia, teologia, pedagogia, storia, letteratura, filologia, cartografia, astronomia, scienze naturali, politica e diplomazia.
Un umanista nel senso più ampio del termine, uomo della Rinascenza testimone di un drammatico periodo storico, la Guerra dei Trent’anni (1618-1648), che termina con il sacco di Praga da parte delle truppe svedesi e la pace di Westphalia. In questo lungo arco di tempo Comenio viaggia in Olanda, studia teologia nella prestigiosa università di Heidelberg, diventa pastore e si sposa più volte. Intorno un paese devastato dalla guerra che lui esorcizza nella scrittura, ponendo al centro la “pietas” intesa come punto d’incontro fra gli esseri umani. Il giusto mezzo per un futuro comune e così introduce un’idea, nuova per i tempi, di “rispetto”, in particolare l’insegnamento, ancora appesantito dai rigori della scolastica medioevale che soffoca la personalità del discepolo.
Nel contesto di un’epoca densa di contraddizioni, dove si confrontano due mondi e due culture, la protestante e la cattolica, impegnate in un sanguinoso conflitto (talune fonti parlano di dodici milioni di vittime), Comenio vede l’uomo come un pellegrino errante nel labirinto, qual’era l’Europa del suo secolo. Anche se tutto è “vanitas”, pure esiste la possibilità di una Via della Luce al di là del transeunte e la chiave è la Conoscenza. Ma non disgiunta da una lieve vena ludica, quel sorriso che scaturisce dalla profonda religiosità di Comenio, l’armonia che promana dalle 60 opere in mostra a Palazzo Braschi, nel 350° anniversario della sua morte.
Scritti, stampe, opere editoriali, mappe, il tutto con corredo di proiezioni audiovisive, un percorso affascinante poiché permette di conoscere un grande protagonista del ‘600 europeo. Il tema del labirinto è un po’ il basso continuo della mostra, l’uomo pellegrino del mondo alla ricerca di se stesso, ed appare in veste grafica e di audiovisivo, una magnifica metafora figurativa che ben si addice anche ai nostri tempi, non meno confusi. E, emblematico nel suo impianto allegorico, un testo del 1623, “Labirinto del mondo e paradiso del cuore”, l’uomo-pellegrino che si muove in un universo ostile, dominato da cupidigia e violenza (la guerra che infuria e le delusioni personali) ma riesce a trovare l’equilibro nella fede in Cristo.
Gli altri libri e materiali esposti compongono l’incredibile panorama dell’eclettismo umanistico di Comenio. E cito “Historia persecutionum ecclesiae bohemicae”, sulle repressione dei cechi di fede protestante, una magnifica mappa della Moravia, delineata sin nei particolari , stampata ad Amsterdam, “Panegyricus Carlo Gustavo”, che Comenio vedeva come un possibile leader dei paesi protestanti (ma gli svedesi si comportarono da invasori, deludendolo). E, ancora, “Praxis pietatis”, versione in ceco della guida ad una vita pia, alla quale collaborò solo in parte, “Prodromus pansophiae”, importante come perno di tutta la teoretica comeniana, la Conoscenza che conduce alla saggezza e di riflesso, all’armonia fra gli esseri umani (e di qui il concetto di “Panorthosia”, la riforma generale del mondo).
Ma l’aspetto predominante è quello squisitamente didattico, volto a formare il futuro cittadino nei suoi diritti-doveri. Così “Orbis sensualium pictus”, che Goethe ricordava con piacere fra le sue prime letture, essendo il libro in assoluto il primo testo figurato per l’infanzia, “Opera didactica omnia”, insieme di scritti pedagogici e didattici, e soprattutto “Schola ludus”, il teatro come forma di educazione che coinvolge gli stessi allievi. A questo punto è facile capire come Comenio abbia anticipato di alcuni secoli il metodo Montessori e infatti, non a caso, la mostra cade nel 150° della nascita di Maria Montessori, sua diretta erede spirituale.
“Comenio – un pensatore nei labirinti dell’Europa del XVII secolo”, al Museo di Roma a Palazzo Braschi fino al 15 novembre. Da martedì a domenica h.10-19, l’ingresso alla mostra è compreso nel prezzo del biglietto, gratis per i possessori di MIC Card. Per informazioni 060608. La mostra, promossa dal Ministro della Cultura della Repubblica Ceca S.E. L.Zaoralek e da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale–Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali è prodotta e organizzata dal Centro Ceco di Roma, l’Ambasciata della Repubblica Ceca e il Museo di Comenio di Uhersky Brod. A cura di Petr Zemek.
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