Il Barocco di Telemann
Georg Philipp Telemann, una delle figure più rappresentative della musica barocca tedesca, in particolare la Scuola di Amburgo, famosa per il suo stile brillante. E quel nitore e lucentezza di toni sono la caratteristica peculiare della musica di Telemann, la sua immensa produzione dove la padronanza tecnica, tesa ad una continua ricerca, impreziosisce un linguaggio già ricco in sé per il felice dialogo fra contrappunto tradizionale e musica italiana e francese. Ne risulta una linea melodica fluida e vivace, talora anche estrosa, come ad esempio nella celebre “Tafelmusik”. Ma anche un’indubbia eleganza stilistica, come si può constatare ascoltando le Suites ed i Concerti per flauto, archi e basso continuo riproposti dalla Simphonie du Marais diretta da Hugo Reyne (ricordo in particolare le Sonate di Corelli, la “Water Music” di Haendel, i Concerti Brandeburghesi di Bach e Les Indes Galantes di Rameau da me recensiti su queste pagine).
Conosciamo bene ed apprezziamo il virtuosismo di Reyne che qui, come scrive nel libretto introduttivo, ha trovato una forte assonanza con Telemann, ovvero lo stesso amore per il flauto a becco. E che subito traspare dall’Ouverture della “Suite in la minore”, sette movimenti dove si avvertono suggestioni melodiche francesi ed italiane. Così se “Les plaisirs”, nel suo ritmo di danza, rimanda a Lully e Campra, il successivo “Aria all’italiana” è come un’occhiata affettuosa ai dolci paesaggi del Belcanto. In quest’esplorazione melodica il flauto di Reyne fa da guida, modulando e definendo i tempi, sempre con un timbro sfumato che, in taluni passaggi (“Réjouissance”, ad esempio), rimanda alle atmosfere morbide e sognanti della pittura di Watteau.
Dalle cadenze un po’ civettuole della “Polonaise”, l’ultimo movimento, passiamo a quelle più briose dei Concerti. Qui il flauto di Reyne trascolora da toni lievi ad altri più coloriti (come lo spumeggiante “Allegro” del Concerto in fa maggiore), ben inserito nella cornice sonora dell’Ensemble nel suo complesso. Ed è un vivace rincorrersi di tonalità squisitamente barocche, in un’accezione di sobria eleganza, perché Telemann non ha mai esagerato, come altri musicisti della sua epoca. E lo si nota ascoltando gli altri due concerti presenti nel cd, in sol minore e in do maggiore. Una narrazione melodica di semplice struttura e tuttavia con passaggi più densi, dove la voce del flauto s’incide come un ricamo nel tessuto d’insieme, soprattutto nei tempi di danza (Siciliana e Bourrée) del Concerto in sol, intrecciando un fitto dialogo con i due violini ed il basso continuo. Ma anche il Concerto in do, che ha tutto il sapore di un omaggio allo stile italiano e francese (non si può non avvertire echi vivaldiani nell’Allegro), non manca di verve, in particolare l’Andante, che Reyne considera a ragione una delle più belle pagine per flauto a becco. Dopo il conclusivo e delizioso Tempo di Minuetto il cd si chiude con la Suite in fa minore, la stessa edita nel 1971 dall’olandese Frans Bruggen, grande virtuoso del flauto dolce. Omaggio ad un solista di classe ingiustamente dimenticato.
E qui è d’obbligo nominare i componenti della Simphonie du Marais a cominciare dal direttore (e flauto solista) Hugo Reyne. Guillaume Humbrecht, Meike Augustin-Pichollet, Emmanuel Curial violini 1, Marieke Bouche, Zuzana Branciard violini 2, Jean-Luc Thonnérieux alto, Jérome Vidaller, Hendricke ter Brugge violoncello, Youen Cadiou contrabbasso, Yannick Varlet clavicembalo. Un’esecuzione che restituisce il gusto del Barocco come lo intendeva Telemann, elegante e ricercato, ma soprattutto mai fuori le righe. Un “classico” che guarda ai nuovi tempi.
Georg Philipp Telemann: “Suite & Concerti per flauto e archi”, la Simphonie du Marais diretta da Hugo Reyne, HugoVox , euro 20.
Per informazioni www.simphonie-du-marais.org
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