E’ vero, sul nostro paese sta calando come un velo di nebbia, offuscando la solarità così squisitamente mediterranea del nostro carattere, quel tratto di calore umano che ci ha sempre distinti, rendendo l’Italia mèta di viaggiatori da tutto il mondo. Un che di torbido, misto di sdegno e rassegnazione, l’uno per la corruttela dilagante ed il caos politico, l’altro per l’incertezza del futuro. E quel fatalismo atavico, prerogativa tipicamente italica, riemerge prepotente e si tinge di una malinconia un po’ stizzosa che affiora nello sguardo nostro e di chi ci sta accanto. Stiamo diventando un popolo di depressi, con sempre meno fiducia in se stesso ed una progressiva perdita di autostima. Eppure qualcosa c’è per cui vale la pena andare avanti, qualcosa che scaturisce dalla nostra naturale vena creativa, “persone che prendono l’iniziativa, che non si arrendono, nonostante la crisi, nonostante le difficoltà”.
Ancora una volta, dopo il suo “Il bello dell’Italia”, Maarten van Aaldaren, corrispondente da Roma del quotidiano olandese “De Telegraaf”, torna a scrivere per dimostrarci che possiamo uscire dalla nebbia se vogliamo. E lo dimostra in “Talenti d’Italia”, secondo capitolo di una trilogia che lui, amante del nostro paese e della sua ricchezza umana e culturale, dedica a tutti noi italici depressi. E’ una ricerca che dimostra come, nonostante la crisi in corso, ci sono persone che, con la loro tenacia, vanno tutte in salita. Sono un valore aggiunto che Maarten ha conosciuto girando per il nostro paese, 21 interviste (11 donne e 10 uomini) ed altrettante storie che a leggerle fanno bene, perché parlano di un’Italia non statica e infelice ma attiva e vitale.
Si inizia simbolicamente con il Sud, questo Sud sempre penalizzato, dall’Unità in poi, oggi sinonimo di disoccupazione, cosche mafiose e rifiuti tossici. E invece c’è chi vuol essere protagonista di una rinascita senza essere costretto a lasciare la propria terra, anzi, con la propria attività legarsi ancor più al territorio. Come Piero Messina, la cui opera prima, “L’attesa”, con Juliette Binoche, è stato un successo non solo a livello nazionale. Piero è un giovane regista di forte impegno civile che racconta la sua Sicilia penetrandone gli umori segreti, terra nella quale si sente radicato, così come Ugo Parodi Giusino, fondatore e amministratore delegato di “Mosaicoon”, una start up per video pubblicitari che ha rappresentato l’Italia nella Silicon Valley. La sede è presso Capaci, luogo di morte, e questa è davvero una sfida alla Sicilia del malessere.
Ma la sfida passa anche per la cultura, la musica come linguaggio universale, ovvero Orazio Sciortino, di Siracusa, pianista e compositore di fama internazionale (“La musica ci educa all’ascolto, a ritrovare il silenzio dentro noi stessi”). E il vino, naturalmente, quello amato soprattutto negli USA e prodotto nel segno dell’ecosostenibilità da Arianna Occhipinti nella sua azienda agricola vicino Ragusa. Passando sul “continente”, a Torre Annunziata troviamo Irma Testa, giovanissima campionessa mondiale di pugilato e, lì accanto, a Torre del Greco, Luigi Gaglione, uno stilista particolare perché ha rivitalizzato la tradizione sartoriale partenopea, quella manualità artigianale così squisitamente italica. E, a Napoli, Francesco Filippini, premiato art director del cinema d’animazione, e Denise Capezza, attrice famosa in Turchia e ben nota per “Gomorra 2”, dimostrano che la loro è una città creativa, ben diversa dal cliché “pizza § mandolino”.
Ancora start up, “Nexthome” di Domenico Colucci, premiata al Web Summit di Dublino (prima fra 4000 start up), un geniale sistema indoor che lui vuol radicare sul territorio perché ha fiducia nei giovani pugliesi, poi, risalendo lo Stivale, ecco a Roma “Solenica”, fondata dalla biotecnologa Diva Tommei, la robotica per produrre luce ad impatto zero, e la “iDesign Factory”, un singolare connubio di elettronica e moda. Nel Lazio, a Borgorose, troviamo un brand di successo, la “Birra del Borgo”, del biochimico Leonardo di Vincenzo che, con la sua birra artigianale, sta penetrando nel mercato americano ed australiano e, sempre nel reatino, al Lago del Salto, le serre idroponiche della “Ferrari Farm” di Giorgia Pontetti, un’interessante esperienza che prescinde da qualsiasi contaminazione chimica.
E su per l’Italia, Padova, Francesco Sauro, speleologo al quale la rivista “Time” ha dedicato una copertina per il suo impegno scientifico, Mantova, la soprano Eleonora Buratto, allieva di Pavarotti e spesso diretta da Riccardo Muti, di casa alla Scala di Milano come al Metropolitan di New York, Ravenna, Tommaso Solfrini e il suo “Italdron”, azienda leader nel mercato italiano, che coniuga tecnologia e design nella costruzione dei droni. In Liguria, ad Imperia, un giovanissimo e premiato chef bresciano coltiva, rinnovandola, la cultura della cucina, da sempre una peculiarità tutta italiana e, in Lombardia, a Milano, conosciamo due ottime ricercatrici. Stella Brandolese è geologa ed ha contribuito alla scoperta di un immenso giacimento di gas nel mare egiziano, mentre Marilena Iorio è una biotecnologa che conduce le sua battaglia contro i tumori in Italia e negli Stati Uniti. Infine il Piemonte, con il singolare design dell’orafa Giulia Savino e le premiate capacità atletiche di Nicole Orlando. Nicole è un volto noto ma soprattutto, essendo affetta da sindrome di Down, la prova vivente che si può riuscire, trovando la forza in se stessi.
Ventuno personalità emergenti il cui ritratto umano e professionale, per ovvi motivi di spazio, è qui riassunto in poche righe, storie stimolanti soprattutto per quella carica interiore che si traduce in voglia di fare, malgrado la stagnazione generale. Storie di giovani e giovanissimi che non si sono arresi o rassegnati come purtroppo tanti loro compatrioti ed hanno deciso di essere artefici del proprio destino, rischiando anche di persona. Punto di partenza deve essere la curiosità, il desiderio di sperimentare e sperimentarsi, poi viene la parte progettuale, magari supportata – e qui sono citati alcuni casi – da operazioni di crowdfunding. Il nemico principale, come tutti gli intervistati concordano, è la burocrazia, troppi e spesso inutili passaggi che rallentano tutto (nonché motivo di scarsi investimenti in Italia). Ma loro, i magnifici ventuno, non si sono arresi, dimostrando una grinta che li ha resi protagonisti di questo ancor timida ma promettente rinascita marca Italia.
Il collega Maarten, con questo spaccato di un paese che vuol crescere comunque, nel segno della qualità e dell’estro creativo, ci dimostra come si possa uscire da una crisi che è sì economica ma soprattutto morale, di valori che vanno recuperati per non cedere alla rassegnazione. E se lui, che ama il nostro paese come la sua seconda patria, ci ripete ancora una volta (dopo “Il bello dell’Italia”) di non rinunciare senza prima impegnarsi a fondo, bisogna dargli retta. E allora, come si dice a Roma, “Ahò regà, dàmose ‘na smossa!”.
“Talenti d’Italia”, di Maarten van Aalderen, pagg.190 Albeggi ed. euro 15. www.albeggiedizioni.com
Scritto da: Antonio Mazzain data: 7 aprile 2017.il25 giugno 2017.
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