“Et castellum totum in integrum quod est iuxta ipsam ecclesiam in capite civitatis Sanctae Severae”. Così nel Regesto di Farfa viene nominato il complesso del “castrum” di Santa Severa, sorto sull’area dell’antica Pyrgi etrusca. E anche luogo consacrato alla memoria di una giovinetta che qui, durante le persecuzioni in epoca dioclezianea, subì il martirio, come già i genitori ed i fratelli, convertitisi al cristianesimo. Severa il suo nome, uccisa “iuxta mare, miliario ab urbe Roma tricesimoquinto”, qui, dove ora sorge l’imponente Castello di recente restaurato, una delle maggiori attrazioni turistiche del litorale a nord di Roma, nonché luogo dove si produce cultura.
E proprio per sottolineare l’importanza del complesso come valore aggiunto ad un territorio già ricco di emergenze (la riserva di Macchiatonda, le necropoli etrusche, i Monti della Tolfa) è stato indetto un incontro pubblico al quale hanno partecipato Roberto Bacheca, sindaco di Santa Marinella, Cecilia Casorati, docente all’Accademia di Belle Arti, Letizia Casucci, direttore di Coopculture e Flavio Enei, archeologo e direttore del Museo del Mare e della Navigazione Antica di Santa Marinella. Il comun denominatore è stato mettere in rilievo un bene che, negli anni, ha subìto varie vicissitudini (la sua destinazione d’uso come bene collettivo ha rischiato in più occasioni di essere stravolta a fini privati) ma ora appare finalmente destinato ad una pubblica fruizione. “Estate in blu” ne è una riprova, con una nutrita serie di eventi, conferenze, proiezioni, letture, astronomia, degustazioni ed altro ancora (e in più la performance di quattro giovani artisti).
Occorre però una maggior sinergia fra i vari enti, Regione, Comune, Soprintendenza per l’Etruria Meridionale, affinché il Castello divenga un punto di riferimento stabile per tutte le eccellenze del territorio, a cominciare da quelle enogastromiche. L’Italia, lo sappiamo, è un immenso museo diffuso e bisogna gestire i suoi tesori con intelligenza e un sano spirito imprenditoriale, la cultura quale obiettivo primario. Ed è il percorso in atto, che premia 23 anni di intenso lavoro spesso di puro volontariato, con 23mila visitatori, una notevole struttura museale e l’interesse degli studiosi (Piero e Alberto Angela vi hanno dedicato un Superquark). Qui si preserva la memoria, come giustamente sottolinea Flavio Enei, e non è solo il bene in sé, restaurato e tutelato, quanto le realtà che esso ospita, come il Museo del Mare, insignito dall’Herity International con una targa per il suo alto valore in termini di divulgazione didattica e scientifica.
Museo che è un piacere visitare, proprio per questa sua impostazione didattica, che alterna pezzi originali antichi a ricostruzioni mirate. Così accanto ai dolia usati per trasportare alimenti liquidi troviamo lo spaccato di una stiva di nave oneraria in scala. O i modelli di pompe di sentina, come la famosa còclea di Archimede, le ancore, da quelle litiche primitive a quelle romane, l’uso delle vele, dalla quadra alla latina, le tecniche per il fasciame delle navi, dalla cucitura di epoca etrusca all’incastro, i plastici dell’area, le mappe con le rotte (e queste pongono domande di non poco conto, come quella sui fenici (forse) arrivati in Brasile). E, ancora, oggetti che provengono dall’antico scalo etrusco e poi romano o dai fondali, lucerne, anfore, vetrine affollate di reperti molto interessanti. Infine, quale corollario al Museo, la Libreria del Mare, uno spazio dove classici come “Moby Dick” o testi che richiamano il mare (tipo “Le onde” di Virginia Woolf) si alternano ai giochi e questi a volumi d’argomento nautico senza dimenticare le ricette marinare e l’oggettistica. E chiudo l’articolo con Flavio Enei il quale, insieme al suo gruppo, è stato il principale artefice della rinascita del Castello.
“Cosa ti auguri e proponi per il futuro di questo complesso che, per il lavoro duro ed appassionato che tu ed i tuoi avete condotto per anni, con scoperte importanti, è ormai una tua creatura? E, indirettamente, avendo lavorato con voi a togliere le erbacce dalle mura etrusche nonché dedicandole diversi articoli, anche mia”.
- “Sono passati molti anni da quando è iniziato il percorso per trasformare quello che era un “residence ad uso privato” in un bene comune, ma c’è ancora molta strada da fare. Il museo Civico “Museo del Mare e dellla Navigazione Antica”, insieme al Gruppo Archeologico del Territorio Cerite e al Comitato per il Castello, ha condotto una lunga battaglia culturale e politica per restituire il bene ai cittadini denunciando i vari tentativi di privatizzare (e addirittura vendere!) il complesso monumentale. Grazie alla disponibilità e interesse della Regione, proprietaria del bene, è visitabile una parte del sito che comprende le chiese, gli scavi da noi effettuati con la scoperta della chiesa paleocristiana di Santa Severa, il piano terra della Rocca. Manca il progetto finale che consenta di riattivare l’intero Castello per fini culturali e turistici e da anni ci battiamo affinché gli Enti preposti (Regione, Comune di Santa Marinella, Ministero Beni Culturali, Città Metropolitana) elaborino un piano di sviluppo condiviso che coinvolga il territorio, le Associazioni e gli investitori privati. Il Museo Civico si è fatto promotore di un progetto, acquisito dal Consiglio Comunale di Santa Marinella e rilanciato in seguito da un’ulteriore progettazione di ampio respiro che comprende anche una precisa proposta di gestione. Siamo in attesa di quello che deciderà la Regione”.
Mi auguro e ci auguriamo tutti che si risolva presto il problema e il complesso monumentale di Santa Severa possa finalmente funzionare a pieno regime. Non è solo un fatto culturale ma anche squisitamente monetario, per così dire, in quanto il flusso turistico non solo interno ma di stranieri (e ce ne sono, soprattutto cinesi, curiosi di tutto), può mettere in moto un’articolata microeconomia, come ho detto più sopra. Per non parlare della sua posizione strategica, ai margini della Tuscia etrusca. E allora che si aspetta? Perché in questo paese che, nonostante tutto, resta il paese della Bellezza, è così difficile tutelare il nostro meraviglioso passato?
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