Il 20 gennaio 1716 nasceva a Madrid Carlos Sebastian de Borbon, figlio di Filippo V ed Elisabetta Farnese, il futuro Carlo III, “Carolus Dei Gratia Rex utriusque Siciliae”. Successe agli austriaci nel dominio del Regno di Napoli ed esercitò il potere con equilibrio, da vero uomo di stato: “il di lui talento è naturale, e non stato coltivato da maestri”, come fu scritto da un suo contemporaneo. Molti i suoi meriti, politici e culturali. In campo legislativo varò il Codice Carolino e attuò una riforma fiscale con il catasto censuario, impedendo inoltre al tribunale dell’Inquisizione di stabilirsi a Napoli. Fece costruire il Teatro San Carlo, le Regge di Portici e Capodimonte con annessa la Real Fabbrica di Porcellane, promosse nuove soluzioni urbanistiche (come il Foro Carlino, oggi piazza Dante), affidò al Vanvitelli la costruzione dell’imponente Reggia di Caserta e, infine, curò le scoperte archeologiche di Pompei, Ercolano, Stabia. E queste sono al centro della raffinata mostra dell’Istituto centrale per la grafica: “Immagini per il Grand Tour. La Stamperia Reale Borbonica”.
Fu fondata proprio da Carlo ed aveva sede all’interno di Palazzo Reale, attivissimo centro di documentazione delle attività del Regno, usi, costumi, monumenti e antichità, ma anche botanica, geografia, fisica. In tutto circa 6000 matrici custodite nel Museo Archeologico di Napoli, di cui 200 sono state restaurate dal Laboratorio diagnostico dell’Istituto centrale per la grafica che, seguendo il metodo tradizionale, le ha poi stampate grazie all’unico torchio manuale storico presente nell’Istituto. I risultati sono notevoli, come risulta dalla selezione di opere esposte, dove la perfetta leggibilità dei soggetti denota l’accuratezza del restaurato effettuato sui rami originari (un lavoro complesso dato il generale stato di deterioramento). E, subito, il ritratto di Carlo III di Borbone, un’acquaforte e bulino datata 1757, che apre il settore dedicato alle “Antichità di Ercolano Esposte”, di cui è presente il Tomo I del Frontespizio (era un ambizioso progetto editoriale varato dall’Accademia Ercolanese in 40 volumi, ma solo 8 in folio vennero editi).
Un’opera importante per la cultura antiquaria del XVIII secolo (Winckelmann ne restò affascinato) e qui lo si può dedurre osservando stampe di vario soggetto: mitologico (“Teseo e il centauro”, “Sole sul carro e cigno”, “Bassorilievo con Pan in groppa a un asino”), di costume (“Musici ambulanti”), personaggi (“Bustino di Demostene”, “Erma del Doriforo”, “Busto dell’atleta Thespis”), riproduzioni dal reale (“Rilievo marmoreo con nave triremi”), decori talora curiosi (come il “Pappagallo che tira una biga guidata da un grillo”). Li distingue un tratto molto accurato, sia nel disegno che nell’incisione, come viene confermato nella seconda sala, dove figurano stampe che riproducono i dipinti più significativi della Collezione Farnese. In particolare la “Maddalena penitente” da Guercino, la “Madonna della gatta”, da Giulio Romano, la “Bambina con abecedario”, da Bartolomeo Schedoni, di sapore didattico, “Riposo durante la fuga in Egitto”, da Correggio.
Di particolare interesse la terza sala, perché si affrontano vari temi. In primis l’archeologia, le scoperte di Ercolano, e colpiscono davvero le due incisioni con la “Struttura originaria della macchina di Piaggio per srotolare i papiri”, opera notevole sul piano tecnico. Vengono poi trattate la fisica dei corpi (“L’uomo galleggiante, o sia, l’arte ragionata del nuoto”), i terremoti (“Carta geografica della Calabria Ulteriore, Istoria e teoria de’ tremuoti in generale ed in particolare di quelli della Calabria e di Messina del MDCCLXXXIII” (che provocò circa 50mila morti ed una distruzione immensa), l’aspetto antropologico culturale (una serie di squisite acqueforti con i costumi di paesi del Regno di Napoli). Deliziosi poi i Capilettera dalla “Dichiarazione dei disegni del Real Palazzo di Caserta”, ogni lettera un riferimento a cose o animali, con il Vanvitelli in veste di disegnatore. E sua è anche la splendida “Veduta a volo d’uccello della Reggia di Caserta” (pure dalla Dichiarazione ecc.), il pezzo più suggestivo della mostra. E vedi intorno lo spazio vuoto, non caoticamente antropizzato come ora e questo fa il paio con la bellissima “Pianta del Golfo di Napoli” posta accanto al ritratto di Carlo III, ad inizio mostra. Era il tempo della Campania Felix, mèta del Grand Tour, quando Stendhal scriveva “Parto. Non dimenticherò né la via di Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo”.
“Immagini per il Grand Tour. La Stamperia Reale Borbonica”, Istituto centrale per la grafica, Museo dell’Istituto, via della Stamperia 6, fino al 6 marzo 2016. Da lunedì a sabato h.10-19, ingresso libero. Per informazioni www.grafica.beniculturali.it
Scritto da: Antonio Mazzain data: 9 gennaio 2016.il10 gennaio 2016.
Inserire un commento