Tempo fa recensii il primo cd di Daniele Cutino ed i suoi amici, una rock-band i cui brani, come scrissi, avevano tutto il sapore delle mitiche “garage-band” degli anni ’70. Un impressione che si rinnova ascoltando i 10 pezzi di questo nuovo album, “Halfmind”, inciso insieme ad un nuovo gruppo, i Lyllaloo. Del vecchio, The No Depression, restano Cutino, voce e chitara, e Phil Abram, chitarra, mentre il nuovo è Michele Giuliani, batteria. Come si vede l’organico della rock-band classica, senza l’apporto di tastiere o synth, proprio come era alle origini e come tuttora propongono molti gruppi, soprattutto americani, che praticano il “roots-rock”, il rock delle radici.
“All or Nothing”, primo brano, le cui cadenze di largo respiro a tratti gli conferiscono un gradevole aroma country, mentre nel successivo “Out of Reach”, dalla struttura pur essa ampia e distesa, con una forte incidenza delle chitarre, si va più sul melodico. Voce e musica procedono poi su una linea ritmica omogenea, scandita da un “drumming” deciso ma non invadente ed è “White Out the Door”, brano con un forte sapore anni ’70. “Make a Living” ha un bel “riff” di chitarre e scorre morbido con inflessioni che, in “After the Rain”, si fanno squisitamente melodiche, quasi preannunciando il nuovo brano, “Riots”, sviluppato in forma di ballata dove a tratti affiorano echi dylaniani (penso in particolare a “Hurricane”). Segue “Morning Dream”, un breve pezzo di banjo, con effetti coloritamente southern, poi riprende il percorso rock con il solare “High Wind”, anche questo, come “White Out the Door”, ben supportato dalle chitarre, che creano come un canale dove s’impone, nitida, la presenza del vocalist. Infine “Fever (Murder Song)”, che inizia quasi in punta di piedi per aprirsi a raggiera (e qui, improvvisa, una spruzzatina di organo hammond), e “You”, un bel pezzo di rock intimistico.
Ovvio fare il paragone con il primo cd peraltro inciso con un altro gruppo, come già detto. A parte il numero dei brani, raddoppiato, quello che risalta è una maggiore coesione stilistica della quale si avvantaggia il “sound” dei Lyllaloo. Più smalto sonoro e più interrelazione fra i membri del gruppo le cui esibizioni “live” annoverano già un nutrito gruppo di fans.
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