URBS PICTA.
Una mostra sulla Street Art a Roma
Mimmo Frassineti, grande fotografo, oltre che pittore e scrittore, ci fa scoprire un’arte contemporanea popolare, parzialmente acquisita alla legalità, nella mostra fotografica “Urbs picta. La Street Art a Roma”, ospitata nel Museo Carlo Bilotti a Villa Borghese fino al 17 gennaio 2016.
Veloce e innovativa, l’arte di strada si è imposta in molte periferie romane cambiando la percezione dello spazio urbano. Pareti, muri di cinta, piloni, saracinesche rappresentano il terreno ideale per veicolare immagini e slogan, ma talvolta si spruzza, si incolla e si dipinge su ogni superficie immaginabile, usando tecniche e materiali poco convenzionali, perché si tratta di un linguaggio artistico per sua natura trasgressivo e in continua evoluzione. Fino a poco tempo fa non era raro dipingere illegalmente, nell’arco di una notte, un muro urbano, mentre ora che la Street Art ha fatto il suo ingresso nella storia dell’arte contemporanea, sono le stesse istituzioni comunali a promuoverne la diffusione.
Nella mostra i due orientamenti, legale e illegale, si confrontano e scopriamo anche i nomi degli artisti che hanno lavorato alla luce del sole, e che quindi hanno potuto “firmare” le loro opere. Se fino a qualche anno fa era quasi esclusivamente il quartiere Ostiense ad accogliere le opere dei “graffitari”, molti altri quartieri (e, sia pure raramente, anche rioni) ne hanno seguito l’esempio: San Lorenzo, Prenestino, Garbatella, Marconi, Tiburtino, Trastevere, Nomentano, Vigne Nuove, Quarticciolo, Tor Sapienza, Casilino, Quadraro, Torpignattara, Pigneto, Testaccio e molti altri. Murali colorano anche i piloni della Sopraelevata e le stazioni della Metropolitana.
Le fotografie di Mimmo Frassineti documentano l’evoluzione di questa forma artistica mostrandoci anche le immagini di quei dipinti che sono stati imbrattati o cancellati da mani di vernice o dal tempo. Quando, negli anni ’70 del secolo scorso, il rinascimentale complesso di Tor di Nona versava ancora in uno stato di abbandono totale dopo le demolizioni otto-novecentesche dovute alla costruzione degli argini del Tevere, Frassineti era lì, a documentare con la sua macchina fotografica i dipinti murali, realizzati dall’associazione “L’asino che vola” sulle facciate degli edifici vuoti e cadenti. Quei murales, nati per evidenziare con la loro vivacità l’assurdità dell’abbandono in cui versava la zona, non esistono più, ma il ricordo di ciò che è stato rivive grazie all’arte fotografica di Frassineti.
E da allora la sua passione lo ha portato in giro per la città a immortalare le immagini, sempre più frequenti, create dagli artisti di strada, che spesso ci coinvolgono con la loro tecnica aggressiva e altre volte ci affascinano con immagini poetiche o gioiose. Certo le periferie romane sono ora molto più colorate di un tempo. Fiori e animali formano un fantasioso Eden sulla facciata di una casa a San Basilio, le cui finestre sembrano far parte del gigantesco dipinto; altri animali, tra cui una splendida civetta, ci guardano da alcuni muri dell’Ostiense. Una tigre, inserita in un contesto molto imbrattato di Monte Mario, ci trasmette l’idea di una giungla urbana.
Al Parco delle Energie (ex Snia), come pure al Quadraro, sono stati fotografati i murali di Lucamaleone, che nel “Nido di vespe” ricorda il rastrellamento di 70 anni fa, quando i nazisti deportarono 947 persone. Ricordiamo che il Quadraro venne definito all’epoca “nido di vespe” dal comandante della Gestapo a Roma, perché era uno dei più attivi centri dell’antifascismo. Una donna buffissima ci guarda al Prenestino da un pilone dipinto della Sopraelevata. Una bellissima cinese ci incanta da un muro di un palazzo del Quadraro.
Le immagini di persone, soprattutto bambini, sono di grande impatto visivo, come nel dipinto “Gli occhi colorati dei bambini”, di Neve (Danilo Pistone) alla Borghesiana, o in via Prenestina il “Ritratto di Malala”, la ragazza pakistana insignita del Nobel per la Pace (di Eduardo Kobra) , sul muro esterno di Metropoliz, l’ex fabbrica di salumi Fiorucci (in via Prenestina), occupata nel 2009 da circa 200 persone provenienti da Perù, Marocco, Tunisia, Santo Domingo, Eritrea e altri stati, dove un gruppo di artisti ha creato il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove. Sono proprio questi occhi, così presenti nei murali, a suscitare grandi emozioni.
Proprio di recente mi è capitato di leggere su un murale del Trullo dei versi, che, anche se non presenti in mostra, sembrano adattarsi perfettamente alle immagini selezionate al Museo Bilotti: “Oggi ho guardato negli occhi tuoi e ho visto un bambino che vive di sogni, che si nutre di carezze, che gioca a nascondino con il sole, che si addormenta sul sorriso della luna… Oggi ho guardato negli occhi tuoi e ho sentito il vento giocare con le foglie, la neve sciogliersi e scivolare come lacrime di gioia dagli occhi di una bambina innamorata”.
Nello stesso murale si legge anche: “Oggi ho guardato negli occhi tuoi e ho visto un uomo stanco di fuggire, un’anima in pena che si trascina per deserti di solitudine il peso della sua stessa ombra”. Non c’è dubbio che molti di questi artisti, nonostante qualche piccolo errore di lingua, sappiano esprimersi, oltre che con i colori, con molta poesia.
URBS PICTA. La Street Art a Roma. Fotografie di Mimmo Frassineti A cura di Alberta Campitelli con Carla Scagliosi
29 0ttobre 2015 -17 gennaio 2016 Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese Viale Fiorello La Guardia, 00197 Roma
Ingresso gratuito Orari: martedì – venerdì 10 – 16; sabato e domenica 10-19; lunedì chiuso
INFO tel. +39 060608 www.museocarlobilotti.it AGF Mimmo Frassineti 335 6380082
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