Pubblicato: 29 ottobre 2015 di Nica Fiori in News // 0 Commenti
Nel Foro Romano, dopo un lungo intervento architettonico e di restauro, è stata aperta al pubblico la Rampa Imperiale di Domiziano (seconda metà del I secolo d.C.), ovvero la rampa monumentale per accedere al palazzo imperiale del Palatino. La sua scoperta, seguita poi da una parziale ricostruzione, risale al 1900, quando Giacomo Boni, all’epoca direttore degli scavi, decise di demolire la chiesa di S. Maria Liberatrice, per mettere in luce le strutture sottostanti, non senza le polemiche che accompagnarono questa decisione. Ricordiamo a questo proposito che la demolizione della chiesa fu indennizzata al Vaticano e in sua vece si costruì l’omonima chiesa di Testaccio. L’esito degli scavi superò in realtà tutte le aspettative. Sotto la chiesa demolita venne alla luce la chiesa di Santa Maria Antiqua, con i suoi preziosi affreschi, e l’Oratorio dei Quaranta Martiri, che anticamente costituiva l’Aula di accesso dal Foro alla Rampa, rendendo possibile una delle più avvincenti scoperte archeologiche del XX secolo. L’area è tra le più interessanti del Foro e ha sempre goduto di un’aura sacrale per la presenza della Fonte di Giuturna (“Lacus Iuturnae”), sacra sia per la presenza di un’acqua sorgiva ritenuta salutare, sia per l’apparizione in loco dei Dioscuri in occasione della vittoria dei Romani contro i Latini (499 a.C.) al lago Regillo. Pochi mesi fa è stata aperta al pubblico una mostra relativa alla Fonte di Giuturna nel Tempio di Romolo (v. articolo dell’11 aprile 2015) e ora si è provveduto a esporre altre statue e resti marmorei provenienti dalla stessa area sacra all’interno del percorso della Rampa, che comprende anche posti di guardia e locali di servizio (vi è anche una piccola latrina di età adrianea), in una mostra, a cura di Claudia Del Monti e Patrizia Fortini, che sarà aperta fino al 10 gennaio 2016. Sono esposti, in particolare, un gruppo marmoreo di Esculapio, dio della medicina, con un fanciullo che sacrifica un gallo, una statua di Ercole e l’ara con i Dioscuri che stava nella fonte di Giuturna, oltre a capitelli, rilievi marmorei e resti di fontanelle a scaletta. Nella stessa mostra troviamo dei reperti della chiesa di Santa Maria Liberatrice (rosette disposte ad arco) e apparati multimediali che forniscono una ricostruzione scientifica del luogo. Un sito indubbiamente denso di leggende, come quella relativa al drago che San Silvestro avrebbe ucciso proprio qui. Parliamo di un personaggio decisamente leggendario perché si tratta di Silvestro I (papa dal 314 al 335), che, secondo un’altra leggenda, avrebbe guarito l’imperatore Costantino dalla lebbra. Il drago potrebbe essere legato alle acque e allo stesso tempo potrebbe essere visto come animale demoniaco e quindi si spiegherebbe il titolo di Santa Maria Liberatrice “a poenis Inferni” (dalle pene dell’Inferno).
Anche i 40 Martiri dell’Oratorio potrebbero essere messi in relazione con le acque del luogo, perché questi santi avrebbero subito il martirio immersi in acque gelate a Sebaste (in Armenia minore, nell’attuale Turchia) nel 320, nel periodo del pontificato di Silvestro I. Data alquanto strana perché all’epoca era già stato promulgato l’editto di Milano (313), o di tolleranza del cristianesimo, da parte di Costantino per l’Occidente e Licinio per l’Oriente. Particolarmente interessante appare l’Aula (poi Oratorio) che era collegata alla Rampa da due varchi oggi murati. Dopo una lunga fase di abbandono, nel 2000 l’Aula è stata restaurata. Per proteggere gli affreschi interni, è stata ricostruita la copertura sulla base degli indizi rimasti nelle murature antiche e dello studio della geometria del progetto originario, basato sul rapporto aureo che caratterizza il complesso domizianeo, che ha fornito le indicazioni anche per la ricostruzione del grande portale d’ingresso. Durante i lavori di restauro è stato ritrovato un architrave e si è deciso di rimontarlo al di sopra della porta. Le attuali strutture sono state realizzate con materiali e tecniche reversibili, seguendo i più moderni principi di intervento ricostruttivo, perché in teoria nuove scoperte potrebbero rendere necessarie delle modifiche. Gli affreschi che si conservano risalgono a un periodo compreso tra il VI e il IX secolo. Nella parete est è l’abside con la raffigurazione della scena del martirio. Si tramanda che 40 ufficiali, accomunati dall’appartenenza alla Legio XII Fulminata (“che fulmina”), furono arrestati per la loro fede cristiana ed esposti nudi su uno stagno ghiacciato. Sulla sponda del lago fu sistemata una tenda con un bagno tiepido per consentire un eventuale ripensamento. Uno solo si gettò nell’acqua calda, mentre una guardia che assisteva all’evento si convertì e si unì al loro supplizio, ricostituendo così il numero 40 ritenuto sacro. Anche nella parete nord sopra un drappo dipinto (detto velum) sono raffigurati i 40 martiri in gloria e al di sopra i resti di scene di soggetto sconosciuto. Dopo i primi interventi di restauro risalenti al 1969 e al 1994-95, si è nuovamente proceduto a un restauro, mirato al consolidamento dei dipinti nell’abside che avevano subito danni a causa delle infiltrazioni d’acqua provenienti dalla calotta, prima della copertura in piombo, e si sono eliminati i depositi biancastri di sali solubili presenti su tutti i decori. L’altezza della volta dell’Aula (40 piedi romani, pari a 11,84 m) è la stessa del lato maggiore della stessa aula ed è la stessa di quella della Rampa subito adiacente, il che conferma l’esistenza di un progetto strutturato secondo criteri geometrici unitari. La Rampa si snodava lungo sette salite e sei tornanti, che si innalzavano fino a 35 metri. Delle sette salite ne sono rimaste quattro, ora accessibili al pubblico con un suggestivo percorso che termina con un affaccio mozzafiato sul Foro Romano. La mancanza dell’ultimo tratto è dovuta probabilmente al terremoto del IX secolo. La struttura prevedeva un percorso calpestabile di circa 300 metri, mentre noi ora ne percorriamo 170. Con il ripristino del percorso si renderà a breve possibile anche il collegamento (ancora in fase di realizzazione) con il clivo della Vittoria, che attraversa la Domus Tiberiana e arriva al santuario della Magna Mater.
“Rampa Imperiale: percorso e mostra”
Foro Romano. Fino al 10 gennaio 2016
Orario della mostra: 8,30-15,30
Uscita dall’area archeologica alle 16,30
Biglietto: intero 12€; ridotto 7,50 €.
Il biglietto consente anche l’accesso al Colosseo ed è valido due giorni
Informazioni: www.coopculture.it
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