E’ sempre un piacere essere convocati in conferenza stampa presso la Caserma La Marmora, in Trastevere, dove ha sede il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Un piacere perché qui vengono esposti i risultati di spesso lunghe indagini nel campo dei trafficanti d’arte, un mercato clandestino che per anni ha razziato il nostro paese e continua a farlo ma, grazie all’impegno dell’Arma, con sempre più difficoltà (fondamentale è stata l’istituzione della banca dati). Un piacere, dicevo, vedere le opere ritrovate perché ognuna di esse è come un frammento della nostra identità culturale che viene reintegrata e restituita alla memoria comune.
E così è stato per festeggiare il recupero di 25 straordinarie testimonianze del nostro passato sottratte da scavi, musei, chiese, tutte finite sul mercato americano. Le indagini condotte dal Comando Carabinieri in collaborazione con l’Homeland Security Investigations ne hanno stabilito la provenienza illecita e molte di loro erano già nei musei o in procinto di essere battute all’asta. E’ stata decisa la restituzione all’Italia e la presenza, alla conferenza stampa, dell’ambasciatore americano John R.Phillips, ha davvero rivestito un significato simbolico, implicando una profonda intesa culturale fra Italia e USA. Non è certo facile salvaguardare questo immenso e splendido “museo diffuso” che è il nostro paese, come hanno sottolineato il Generale di Corpo d’Armata Saverio Cotticelli ed il Generale Comandante Mariano Mossa, ma il Comando svolge un’intensa attività di contrasto (anche via web, molto usato dai trafficanti d’arte). Ed è un punto fermo, in un momento in cui l’arte sta subendo un attacco distruttivo, come ha detto il Ministro Dario Franceschini riferendosi all’Isis, che vuol cancellare la Storia. Perché, aggiungo io, è importante preservare la Bellezza, soprattutto in questi tempi così “aridi”.
E ora lasciamoci sedurre da queste 25 opere recuperate, che coprono un arco di tempo dal VI secolo a.C. al XVII d.C. Il pezzo forte è senz’altro il coperchio di sarcofago di epoca romana (II d.C.) con donna sdraiata, in vendita presso una galleria di New York per 4,5 milioni di dollari. Procedendo nelle indagini si è giunti al famigerato Becchina, mediatore di traffico clandestino (l’Operazione Teseo, 5631 pezzi recuperati, vedi il mio articolo di febbraio scorso) e poi ad un collezionista giapponese che, come già aveva fatto in precedenza per altri reperti illegali, ha concordato e restituito il tutto. E passiamo al pezzo più antico (510-500 a.C.), una splendida Kalpis etrusca a figure nere con scene di delfini, attribuita al pittore di Micali, venduta nel 1982 al Toledo Museum of Art (Ohio) con false attestazioni di provenienza. Un pezzo decisamente raro, notevole anche iconicamente, per quelle sue agili raffigurazioni di uomini-pesce.
Molto antico è pure uno stamnos apulo peuceta (VI a.C.) che, proveniente da scavi clandestini in Puglia (una regione, come tutto il sud, devastata dai tombaroli), era finita nel catalogo di Christie’s (e di mezzo c’è il solito Becchina). Sempre in catalogo erano un bellissimo Skyphos (coppa biansata) attico a figure rosse del cosiddetto pittore di Penelope (V a.C.) ed un bronzetto romano raffigurante il dio Marte (II d.C.). E pure in odore di asta erano tre affreschi del I secolo a.C. rubati a Pompei nel 1957, con soggetti vari: un medaglione, una figura maschile, una figura femminile che regge una piccola oinochoe (qui furono asportati altri affreschi poi recuperati). Degni di nota anche il cratere attico a figure rosse del pittore di Methyse (460-450 a.C.), venduto da un altro trafficante, Giacomo Medici, al Minneapolis Institute of Arts, un Askos a forma di cane (IV-II a.C.), un cratere lucano a campana a figure rosse attribuito al pittore di Amykos (440-410 a.C.) e, molto singolare per le immagini che vi appaiono, una cuspide di sarcofago pestano raffigurante Auleta (suonatore di una sorta di flauto, IV-III a.C.), frutto di scavi clandestini nell’area di Paestum.
Ma altre epoche sono qui rappresentate. Cominciamo con l’èra di mezzo, un dolcissimo affresco di arte romana del XII secolo, frammento di pittura murale con Cristo benedicente, rubato nel 1978 in una Cripta nei pressi di Guidonia. Cito poi un notevole manoscritto del XV secolo trafugato nel 1991 dagli Archivi dell’Arcidiocesi di Torino, tre volumi preziosi che rimandano a quell’atto criminale che fu il il saccheggio della Biblioteca dei Girolamini di Napoli (responsabile Marino Massimo De Caro) e chiudo con un reperto davvero particolare, il cannone a retrocarica in ferro, del XVII secolo, che un tempo era a bordo di una galea della marineria veneziana.
Anche se non ho citato tutti e 25 i reperti ma solo i più, diciamo così, spettacolari, resta l’impressione d’insieme, che è quella di una grande bellezza recuperata. La Bellezza, appunto.
Scritto da: Antonio Mazzain data: 27 maggio 2015.il13 giugno 2015.
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