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Il Grande Affabulatore e M. Callas

 P1010239 C’era una volta una bambina greca che, già alla nascita, destò meraviglia, quasi un presagio di ciò che sarebbe stata la sua vita futura. Ben 6 kg. e i genitori, appena approdati a New York dopo il lungo viaggio per mare, ebbero presto motivo di esserne orgogliosi quando scoprirono le sue doti canterine. Successe un giorno che la piccola Maria, ascoltando il canto dei canarini in gabbia, improvvisò una sorta di gorgheggio a voce spiegata. In realtà era un controcanto e qui il narratore improvvisa e si abbandona anche lui al canto e, allora, ecco tornare l’immagine del magnifico giullare la cui arte mista di poesia e sberleffo ha divertito (ma anche fatto riflettere e molto) almeno due generazioni.

  Il Grande Affabulatore, Dario Fo, racconta Maria Callas, la “divina” Callas, la soprano che fu una delle cantanti liriche più importanti del secolo passato, una voce indimenticabile acclamata nei teatri di tutto il mondo. E la narra in un vivace ed appassionato percorso di forme e colori, 70 opere in mostra nell’antico Palazzo Forti, a Verona, il suo omaggio a questa eccezionale quanto controversa figura che ha monopolizzato per un ventennio l’attenzione di pubblico e critica. Ed anche il giovane Dario ne fu fascinato, quando, insieme ad altri allievi dell’Accademia di Brera,  curava l’allestimento della “Norma” di Bellini alla scala di Milano. Era una prova ma allorché la Callas cantò “Casta Diva”, come lui ricorda, “non abbiamo potuto trattenerci dall’applaudire. Il direttore di scena ci cacciò dal palco come degli intrusi: “Peggio dei guardoni musicali…non si ascolta di nascosto una soprano come questa!”.

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  Un aneddoto da “Una Callas dimenticata”, scritto insieme a Franca Rame, libro (e anche spettacolo teatrale) che ricostruisce la sua immagine in frammenti di linee e colori, ovvero il fantastico percorso pittorico di Dario con commento di corredo. Ed è poi quello che illustra dal vivo facendo da guida nella mostra, ogni quadro un capitolo narrato con la sua colorita verve mimico-gestuale. Così seguiamo la storia di Maria che si fa presto interessante, perché, tornata in Grecia, dove prende lezioni di canto con la famosa soprano Elvira De Hidalgo, a 16 anni debutta in “La cavalleria rusticana” di Mascagni. Un successo che dà inizio alla sua leggenda, perché da ora in avanti sarà un inanellarsi di trionfi sul palcoscenico, tormentate storie d’amicizia e d’amore, l’incontro col cinema. Una vita piena, il cui spessore Fo esprime attraverso la pastosità del colore che impregna ed avvolge le figure con i suoi toni dal realismo un po’ (molto) fiabesco.

  La guerra, le esibizioni innanzi all’occupante nazista per sopravvivere poi di nuovo gli Stati Uniti e l’Italia, l’incontro con Bagarozzi e l’amore, l’amico Nicola Rossi Lemeni, basso, il trionfo sui palcoscenici italiani, il sodalizio con i grandi direttori, Arturo Toscanini, Victor de Sabata, Tullio Serafin (e poi Bernstein, Karajan). Tutto comincia a roteare vorticosamente, ora è l’idillio con Meneghini, industriale di laterizi e amante della lirica, poi la cura dimagrante che, essendo ormai lei un personaggio pubblico, fonte di gossip per giornaletti e rotocalchi, si ammanta di mistero (si dice che abbia bevuto una pozione dove era una larva di tenia, fatto sta che dimagrisce in poco tempo di oltre 20 kg.). E, ancora, la rivalità con Renata Tebaldi, altra grande soprano, l’amicizia con Visconti che per lei curò memorabili regie, rivitalizzando il melodramma ottocentesco, l’incontro fatale con Onassis che, pur amandola (le comprò un’isola, Skorpios, facendone un nuovo eden), non la volle accanto, preferendole Jackie Kennedy (all’epoca fiumi d’inchiostro per questo che fu uno scandaloso matrimonio d’interesse). Poi la solitudine, il declino artistico, un’altra storia impossibile (il tenore Giuseppe Di Stefano), la fine: la “divina” Callas si spegne il 16 settembre 1977.

P1010253  “Mi affascina in lei questa violenza dei sentimenti”, dichiarò Pasolini, che la ebbe come protagonista in “Medea”, in un incontro televisivo con Enzo Biagi. Vero, un tumultuare continuo, quasi tellurico di emozioni che la Callas trasfondeva nella sua arte lirica e che Dario Fo ha saputo reinterpretare soprattutto grazie ad una sapiente combinazione di contrasti cromatici, il colore come metafora dei sentimenti. Tinte forti, rosso come sfondo a lei personaggio sulla scena e nella vita (“La Callas in concerto”, “Maria e Meneghini – Ormai eravamo amanti ufficiali”) o azzurro per incidere meglio (“Allegoria dei viaggi di Gulliver dove la Callas è presentata nei panni di una gigantessa”, “Alla fine del dimagrimento”).

  La pittura è stato il primo amore di Dario, che aveva frequentato l’Accademia di Brera vincendo poi dei premi e ricevendo attestati di stima da maestri quali Funi, Carpi, Carrà. In breve ce l’aveva fatta ma a un prezzo alto, finire alla mercè dei mercanti d’arte, tanti quadri, tanta percentuale, insomma una catena di montaggio finché, come dichiara lui stesso, decise di chiudere. Ed è qui che scoprì un altro versante, quello del cantastorie, divenendo in pochi anni, insieme a Franca Rame, sua compagna di vita e d’arte, il magnifico giullare che tutti conosciamo. Ma continuò a dipingere, bozzetti, quadri di scena, un materiale sempre più cospicuo che iniziò ad esporre in Italia ed all’estero (ben quattrocento dipinti a Milano, Palazzo Reale). E le 70 opere dedicate a Maria Callas, dove si avverte il suo stile eclettico, con influssi che variano dall’espressionistico al metafisico, al cubismo, con un pizzico di Cézanne, un pizzico di Matisse ed una tonalità preminente di “realismo magico” (vedi “L’Aida di Verona con la Callas” o “L’isola di Torcello”). Questa singolare mostra-omaggio è ospitata nella giusta cornice, l’AMO, l’Arena Museo Opera, uno spazio didattico dove, nella gran varietà di materiale esposto (partiture, bozzetti, costumi, scenografie), figurano anche gli abiti di scena della Callas. Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulou, una donna ed un’artista dal carattere difficile (memorabile lo “sgarbo” con Gronchi) ma, comunque, una magnifica protagonista narrata da un Grande Affabulatore.

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“Dario Fo dipinge Maria Callas”, AMO – Palazzo Forti Verona,
 promossa dalla Fondazione Arena di Verona e prodotta
organizzata da Arthemisia Group, fino al 27 settembre, 
lunedì 14,30-19,30, da martedì a domenica 9,30-19,30,
biglietto intero 10 euro, ridotto 8.         

 

1 Commentoa“Il Grande Affabulatore e M. Callas”

  1. Si sente e si percepisce il piacere che hai provato, Direttore, in questo incontro tra grandi, Callas/Fo, di Palazzo Forti.
    Lo si percepisce dal coinvolgimento emotivo che traspare dalla descrizione dei due sommi artisti, la Divina Maria e il Gran Giullare, vedovo ma non orfano della sua complice Franca.
    Anche tu eri in stato di grazia e si avverte dal pathos che traspare da ogni riga della narrazione.
    Ma non è cosa nuova per chi segue i tuoi editoeiali.

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