Pubblicato: 20 febbraio 2015 di Nica Fiori in News // 0 Commenti
Lorenzo Lotto (Venezia 1480 – Loreto 1557), grande pittore di scene sacre ed eccelso ritrattista, è il nome di richiamo di una mostra ospitata a Castel Sant’Angelo dal 3 febbraio al 3 maggio 2015, “Lorenzo Lotto e i tesori artistici di Loreto”, resa possibile dal fatto che il Museo – Antico Tesoro della Santa Casa di Loreto ha prestato molti suoi capolavori, in vista di un nuovo e più scientifico riallestimento museale. Realizzata dalla Fondazione Giovanni Paolo II per la gioventù e dalla Soprintendenza speciale per il Patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città di Roma, la mostra, come ha precisato la Soprintendente Daniela Porro, è stata arricchita di alcune significative aggiunte, provenienti per lo più da musei romani, che si intrecciano con la storia della basilica lauretana, o con gli artisti che vi hanno lavorato, Lotto in particolare, che proprio a Loreto morì nel 1557, dopo essere entrato come “oblato” nella comunità della Santa Casa.
Tra i dipinti romani, quello di San Girolamo nel deserto, proveniente proprio dal Museo di Castel Sant’Angelo, appare particolarmente in sintonia con il luogo espositivo, perché relativo probabilmente al periodo romano di Lotto. Il santo, padre della chiesa ed esegeta della Bibbia, appare in un paesaggio selvaggio, con il leone che lo contraddistingue, in una posa che richiama quella di un dio fluviale, ma anche la figura di Diogene nella Scuola di Atene di Raffaello. Nello sfondo è il fiume Tevere, con ponte Sisto e il Mausoleo di Adriano, come dovevano apparire all’epoca.
Altri prestiti romani sono il Ritratto di Balestriere, dai Musei Capitolini, e il Ritratto di Gentiluomo, della Galleria Borghese. Entrambi con abiti neri, sembrano evidenziare oggetti importanti per capire la psicologia dei personaggi raffigurati, il primo la balestra, e il secondo un memento mori, che viene toccato con la mano destra. Proprio questo particolare motivo, costituito da un piccolo teschio e petali di rose, ha fatto pensare che il gentiluomo raffigurato potesse essere un vedovo, sensazione rafforzata dallo sguardo malinconico. Proviene invece dalla Galleria Spada Cristo e la Donna adultera, messo a confronto con l’analogo quadro del Museo di Loreto, dal quale evidentemente deriva. Si tratta di un dipinto dalla ricca gamma cromatica, dove, accanto alla figura ieratica di Cristo, appaiono i farisei che vorrebbero lapidare la donna peccatrice, vista di profilo, episodio tratto dal Vangelo di Giovanni. Nella folla vociante si riconoscono ascendenze leonardesche e nordiche, da Dürer a Cranach il Vecchio.
Tra gli altri dipinti di Lotto, provenienti dal Museo di Loreto, non passa certo inosservata la grande tela, alta quasi tre metri, raffigurante San Cristoforo con il Bambino Gesù tra i santi Rocco e Sebastiano. L’opera dovrebbe essere la prima realizzata per la basilica lauretana (era collocata nella cappella di San Cristoforo) ed è firmata su un cartiglio arrotolato attraversato da un serpentello. Proprio questo rettile, simbolo del dio della medicina Esculapio, conferma il carattere votivo del quadro, i cui santi erano invocati contro le malattie e le pestilenze (non a caso San Rocco mostra il bubbone della peste su una coscia).
Due dipinti interessanti, che si somigliano nell’impostazione, sono San Michele scaccia Lucifero e il Combattimento tra la Fortezza e la Fortuna. Il primo mostra l’arcangelo Michele vittorioso che sovrasta un bellissimo angelo nudo (Lucifero), che cade all’ingiù e si trasforma in diavolo, come si intuisce dalla coda animalesca che appare tra le gambe.
Il secondo è un’allegoria che vuole rappresentare l’antagonismo tra concetti morali contrapposti, uno personificato da un uomo con corazza e l’altro da una donna nuda, anche se la nudità femminile di norma è più tipica della Verità e della Lussuria. Può darsi che entrambi i dipinti, in realtà, alludessero alla lotta della Chiesa contro i luterani.
Sono dieci le opere di Lotto esposte, non molte, se confrontate con quelle della mostra di qualche anno fa alle Scuderie del Quirinale (v. l’articolo di Antonio Mazza sull’argomento), che tanto ci ha fatto apprezzare questo grande artista rinascimentale, ma comunque altamente significative e, nell’intento di far conoscere l’alto valore artistico e spirituale del santuario mariano forse più celebre d’Italia, tanti altri capolavori si succedono nelle sale espositive. La Madonna con il Bambino, San Giuseppe e San Giovannino di Perin del Vaga, un pittore cha a Castel Sant’Angelo ha dipinto la famosa sala di Amore e Psiche, ci mostra la Madre di Dio raffigurata in abiti sontuosi come una dama rinascimentale, mentre i due fanciulli nudi accarezzano un uccellino, motivo questo raffigurato anche dal suo maestro Raffaello. Alcuni dipinti di Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio, tra cui San Carlo Borromeo genuflesso davanti al Crocifisso, una splendida Ultima Cena di Simon Vouet e un Gesù Cristo di Guido Reni, che probabilmente faceva parte di un “Noli me tangere”, andato perduto, come fa supporre un raffronto con soggetti analoghi, sono accostati ad altri di pittori meno noti, come Filippo Bellini, di Urbino, del quale è esposta la pala con la Circoncisione di Gesù, o il bolognese Giuseppe Maria Crespi.
Un settore della mostra è dedicato all’iconografia lauretana con una serie di dipinti e sculture che mostrano la Santa Casa della Vergine trasportata in volo dagli angeli e la Madonna di Loreto. Dalla chiesa di S. Onofrio al Gianicolo proviene la tela di Annibale Carracci e bottega, con la Traslazione della Santa Casa, dove curiosamente il Bambino, sorretto dalla Madonna (a sua volta seduta sulla sua casa con una nuvola a mo’ di cuscino), versa acqua da un’anfora sulle anime purganti, che da terra, alla vista del miracoloso trasporto angelico, indirizzano alla Madonna parole di supplica.
Un altro settore è dedicato ai capolavori di oreficeria e argenteria del Tesoro di Loreto (c’è pure un Crocifisso del Giambologna) e, infine, una raccolta di splendide maioliche cinquecentesche e vasi da farmacia dell’antica Spezieria della Santa Casa. I maestri ceramisti vi hanno raffigurato con colori brillanti scene sia sacre che profane, come per esempio il Sacrificio a Diana, che si contrappone a una maiolica con il Sacrificio di Abramo a Dio.
“Lorenzo Lotto e i tesori artistici di Loreto”
Catalogo Artifex Dal 3 febbraio al 3 maggio 2015 Castel Sant’Angelo
Orario: dalle 9 alle 19; chiuso il lunedì La biglietteria chiude alle 18,30
Tel. 06 68193064; info@artifexarte.it
Scritto da: Nica Fioriin data: 20 febbraio 2015.il21 febbraio 2015.
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