Musica e Arte Sacra
Decisamente denso l’appuntamento di quest’anno con la tredicesima edizione del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra che, come sempre, avrà quale scenario le basiliche romane. L’inizio, soprattutto, con uno dei più famosi oratori di Georg Friedrich Haendel, “Saul”, composto a Londra nel 1738, lo stesso anno di un altro capolavoro, “Israele in Egitto” (il mio preferito). Ventiquattro sono gli oratori composti da Haendel che, nel suo soggiorno romano (vedi targa a Palazzo Valentini), studiò le musiche di Carissimi, il padre dell’oratorio, sviluppando poi uno stile tutto personale. E se il “Messia” resta una pietra miliare nella produzione haendeliana, pure non si possono non citare altri lavori notevoli, come appunto il “Saul”, in programma mercoledì 22 ottobre alle ore 20 nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva.
Doris Hagel dirige l’orchestra, i solisti ed il coro della Kantorei Schlosskirche Weilburg e la Cappella Weilburgensis. Appuntamento da non mancare, perché il “Saul” è raramente eseguito in Italia. Un altro oratorio ma incompiuto, “Lazarus” (1820), di Franz Schubert, unanimemente considerato fra i più intensi della sua produzione sacra, che venne eseguito dal fratello due anni dopo la morte. E’ interessante soprattutto per il linguaggio, che sembra anticipare, con il suo particolare cantato, il dramma musicale wagneriano. Ad interpretare questo affresco non finito (doveva essere in tre atti, restano il primo ed un frammento del secondo) sono i mitici Wiener Philarmoniker che, insieme ai Wiener Singverein, saranno i magnifici protagonisti della serata di giovedì 23 ottobre, ore 21, nella Basilica di San Paolo fuori le mura.
Nella stessa giornata, alle 12, nella Sala Accademica del Pontificio istituto di Musica Sacra, verranno assegnati premi ad artisti e sostenitori che si sono distinti nel campo della musica sacra: il direttore d’orchestra e studioso Nikolaus Harnoncourt, mons.Pablo Colino, canonico di S.Pietro e già maestro emerito della Cappella Giulia, il mecenate Herbert Batliner e il direttore giapponese Tonomi Nishimoto, che l’anno scorso diresse la Nona di Beethoven. Un grande tardo romantico, Anton Bruckner, è di scena a Santa Maria Maggiore, venerdì 24 ore 21, con la “Messa n.3” e il “Te Deum”, due robuste opere dove risalta la sua profonda religiosità (soprattutto il “Te Deum”, con quella struttura di ampio respiro che cattura l’ascoltatore). Interpreti tre formazioni tedesche, il Palatina Klassik Vocal Ensemble, la Philarmonischer Chor an der Saar, il Coro e Orchestra del Conservatorio Statale di Kazan dirette da Leo Kramer.
Nella stessa giornata, alle 17, nella Basilica di San Pietro, Santa Messa celebrata dal cardinale Angelo Comastri accompagnata dal Coro e Orchestra dell’IlluminArt diretti da Tomomi Nishimoto e dal Coro della cappella Musicale Pontificia Sistina diretto da Massimo Palombella
. E restiamo ancora in clima tardo romantico con il possente “Ein deutsches Requiem”, al quale Johannes Brahms lavorò per 14 anni, dal 1854 al 1868. Sabato 25, ore 21, in San Giovanni in Laterano, con il Palatina Klassik Vocal Ensemble, il Philarmonischer Chor an der saar, il Coro e Orchestra del Conservatorio Statale di Kazan e i solisti diretti da Leo Kramer. Domenica 26, in Sant’Ignazio in Loyola, ore 16, due appuntamenti di musica sacra contemporanea, la “Misa Azteca”, di Joseph Gonzales, con The Continuo Arts Festival Chorus e l’Orchestra Roma Sinfonietta diretti da Teresa Russel e il “Requiem” di Mark Hayes diretto da lui stesso (con entrambi i complessi citati).
Interessante soprattutto la “Misa Azteca”, che ingloba testi poetici e strumenti pre-colombiani, cantata in latino, spagnolo e nahuatl, la lingua della popolazione azteca. Alle ore 21, nella Basilica di San Paolo, la monumentale “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi, per una serata di solidarietà con la Fondazione Sofia Onlus, che cura il progetto “Ninos abandonados nelle baraccopoli di Caracas”. Verrà eseguita la monumentale “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi, con l’IlluminArt Philarmonic Choir and Orchestra diretti da Tonomi Nishimoto. Infine, dopo concerto riservato ai soli benefattori della Fondazione, il 28 in San Giovanni in Laterano, chiusura all’insegna della polifonia con il Madchenchor am Kolner Dom diretto da Oliver Sperling (Sant’Ignazio, il 29 alle ore 21). Ma, come sappiamo, la manifestazione ha anche un altro titolo, bello quanto significativo, “L’Arte salva l’Arte”, perché la Fondazione ogni anno finanzia il restauro di opere e monumenti di arte sacra. Dall’organo del Caravita ai mausolei della Necropoli Vaticana, fino ai prospetti della Basilica di San Pietro, solo per fare gli esempi più recenti.
Attualmente è in restauro il lato ovest, un impegno non indifferente (ben 35mila metri quadri corrosi dal tempo e dalle intemperie) che è un po’ un omaggio a Michelangelo, del quale ricorre il 450° anniversario della morte. Ma tutto il Festival è un omaggio, dedicato alla memoria di paolo VI, del quale è in corso il processo di beatificazione. E, come suggello, “L’inno alla fede”, di Andrea Morricone, che sarà eseguito nel corso dei concerti, un canto soprattutto di speranza in questo periodo denso di incertezza, dove siamo tutti alla ricerca di qualcosa.
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