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Trisulti, gioiello da salvare

  (La Certosa di Trisulti, incastonata fra i Monti Ernici, centro di fede nonché scrigno d’arte, rischia di andare in malora se non vengono effettuati urgenti lavori di restauro. Il servizio fotografico apparso su “Repubblica” documenta lo stato di estrema precarietà in cui versa il complesso abbaziale. Con quest’articolo, oltre ad invitare i nostri lettori alla visita della Certosa, lancio un appello ad eventuali sponsor di buona volontà, ricordando che con l’Art-bonus voluto dal ministro Franceschini è possibile beneficiare di un cospicuo credito d’imposta).

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  Il complesso abbaziale di Trisulti è indubbiamente uno dei più suggestivi del Lazio, eretto nel XIII secolo, durante il pontificato di quell’infaticabile papa che fu Innocenzo III. Dapprima una semplice chiesa, poi un corpus di edifici, secondo la concezione dell’architettura religiosa medioevale, fino ad essere totalmente   ristrutturata in epoca tardo-barocca. Ma resta sempre bella, grazie anche a quella stratificazione di stili che costituisce il centro pulsante del fascino che promana dal nostro patrimonio artistico.

  Varcato un portale si scende per una rampa cordonata verso il cuore dell’abbazia, una deliziosa piazzetta dove si fronteggiano il loggiato di papa Innocenzo e la chiesa di San Bartolomeo, duecentesca ma rimaneggiata (all’interno è divisa a metà da una sorta di iconostasi che introduce all’altar maggiore). La visita prosegue con il piccolo ed il grande chiostro, senza trascurare il refettorio, del XVIII secolo, poi, tornando indietro, s’incontra la farmacia, coeva. Stupenda – e unica – la collezione di vasi dell’antica spezieria, dal soffitto decorato a grottesche, albarelli, mortai, scatole ad uso erbario, con misture particolari, come la “teriaca” (medicamento ottenuto pestando insieme teste di vipera ed erbe aromatiche).

  Ma notevoli anche la sala d’aspetto, con la famosa porta affrescata da Filippo Balbi cui si affaccia un monaco (la ritroviamo, quasi identica, a Roma, nella Certosa ora Museo delle Terme), la biblioteca, il singolare orologio con l’effigie di Dio Padre e, naturalmente, gli affreschi del Balbi. Infine la liquoreria e, non lontano, i severi resti di San Domenico, monastero benedettino d’impianto romanico, abbandonato quando venne costruita la Certosa. Intorno boschi e silenzio, come ai tempi dell’antico cenobio e allora, per meglio gustare una pace ignota a noi malati di città, consiglio un’escursione al Monte La Monna (m.1950), ascendendo fra rocce, alberi e lembi di cielo.

Certosa_di_Trisulti

  Come arrivare: l’A1 con uscita Frosinone poi verso Alatri e Collepardo. Per informazioni www.collepardo.it/certosa.htm. Cosa comprare? Oltre al cioccolato e al miele potete scegliere fra una varietà di liquori alle erbe: in particolare il millefiori (38°), le gocce imperiali (95°), il distillato di mandarino (34°).

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