Morire a Madrid

“Spagna 1931. 24 milioni di abitanti. La metà della popolazione è analfabeta. Otto milioni di poveri. 20.000 monaci, 31.000 preti, 60.000 suore e 5.000 conventi…” Così la voce narrante.

Le immagini, in gran parte di repertorio, si susseguono, coinvolgenti e penetranti: i camion degli anarchici della CNT per le vie di Barcellona, gli aerei tedeschi della legione Condor bombardano Guernica, Dolores Ibarruri, la “Pasionaria”,  saluta le brigate internazionali che sfilano per l’ultima volta nell’autunno del ’38: << Voi siete la storia, voi siete la leggenda…>>.

C’erano tutti, quel venerdì, inchiodati alle poltroncine. Saro e Renatina, Franco, Mirella, Catena, Gigino, Carmelo occupavano quasi un’intera fila.

Come c’era l’intellighenzia della città e di altri luoghi della Sicilia.

Gli occhi di Franco si rigarono di lacrime verso il termine, quando i repubblicani sconfitti si avviano all’esilio verso la frontiera, recando nel pugno chiuso una manciata della loro terra.

Dopo l’applauso finale anche Saro rimase muto, attonito, come gli altri.

Iniziò il dibattito che il pubblico era numeroso quasi come alla proiezione del film.

<< Guarda, Saro, dicono che c’è anche Sciascia>> fece Renatina emergendo a fatica dal coinvolgimento emotivo.

<< Allora gli chiediamo delle parrocchie!>> si riscosse Saro, di nuovo in sé stesso.

<< Non mi pare la serata adatta per temi clericali>> intervenne Franco proteso verso la coppia.

<< E invece…guarda chi ha chiesto la parola: padre Nicolosi!>> incalzò a sua volta Mirella.

<< Bih, ancora i preti! Basta, non lo sopporto, vado via!>>. E Franco fece da condottiero all’uscita collettiva, con Saro entusiasta dell’idea e  rivitalizzato, Gigino che assentì muto per la zolletta che stava succhiando, e tutte le ragazze in gioiosa adesione.

 Solo Carmelo opinò che bisognava ascoltare tutte le campane, ma venne travolto dal disdegno generale, e da insospettabili espressioni anticlericali mai uscite dalle bocche delle fanciulle, comprese quelle di Catena, che per l’occasione divenne la più estremista di tutte bollando come “tenutarie” le suore del pensionato di comune conoscenza. Incontrando  gli occhi sgranati, e di grande considerazione e complicità, di Renatina e Mirella.

La serata continuò in pizzeria, con una tavolata una volta tanto unita e vivace.

<< Certo che se le suore sono tenutarie – riprese con finta concentrazione  Saro – allora voi…>>

Venne sommerso da un coro di risate e riprovazioni, e con un violento pizzicotto al braccio da parte di Renatina.

La serata di passione politica e amicale ebbe la sua degna conclusione con Franco che, all’uscita dal locale dove aveva trangugiato più del solito mezzo bicchiere di birra, instabile sulle gambe farfugliava “Abbasso i preti, evviva l’Espresso!”

Su tale exploit, avvicinandosi l’ora del coprifuoco, le fanciulle salutarono rapidamente rifiutando i cavallereschi inviti di accompagnamento per un tragitto di cinquecento metri, Carmelo e Gigino scortarono a casa Franco, e Saro si trovò nuovamente solo nella notte di Catania. Senza tanica, senza auto e senza fanciulla.

 

(Selezione dei brani dal libro di F. Romeo, CATANEIDE, Città del Sole Edizioni, a cura di Enzo Movilia)