Silvio, Matteo e noi

“Oh, but it’s a telenovela!”, mi dice un collega della Stampa Estera commentando le vicissitudini giudiziarie di Berlusconi ed il suo affido ai servizi sociali. Affido per modo di dire, che 4 ore la settimana in un centro anziani fanno sorridere, dopo tutto il casino dei processi, ricorsi, appelli e controappelli. Sì amico mio, una telenovela, venti anni di “persecuzioni giudiziarie”, per dirla con Silvio, e una piccola penitenza come suggello. Non che lo volessi al gabbio, per dirla alla romana, no di certo, ma il martirio di Berlusconi (ricordate Bondi, tutto accalorato?) che addirittura Brunetta ha paragonato a San Suu Kyi (calma ragazzo, calma), l’attentato alla democrazia di cui hanno parlato le sue amazzoni, insomma lo sfregio istituzionale si è risolto in una cosina da niente. Una telenovela, appunto.

Ma mentre Silvio scalpita perché non può parlare male della magistratura rossa, pena la revoca dell’affido, Matteo che combina? Il turbopremier va avanti come un rullo compressore, fa e imposta nuove riforme, taglia e cuce per trovare le risorse, promette di togliere il segreto di stato (questa sì che va bene, c’è troppa nebbia da piazza Fontana in poi). I soldi ci sono o è tutto un bluff, come sostiene Grillo? Da maggio dovrebbero entrare in circuito quegli 80 euro in più e c’è da capire se verranno compensati come dice Matteo, operando sulla spending review e tassando le banche, o torneranno indietro a mo’ di boomerang (cioè nuovi balzelli camuffati). E gli incapienti? Ridurre gli sprechi, che in Italia sono sempre troppi, va benissimo, dare un tetto di retribuzione massima idem e così ridurre i privilegi, ma non è facile in un paese dove la struttura per lobby è ormai un fatto endemico.
Intanto Silvio cerca di organizzare la parte che gli è rimasta fedele rilanciando Forza Italia e, di contro, Alfano fa lo stesso con il Nuovo Centro Destra, ma lui non ha certo il carisma di Silvio. Il quale è ormai in piena campagna elettorale per le europee, puntando soprattutto sulla iniquità del fiscal compact, in concorrenza con l’M5S che sembra abbia superato Fi. E bisogna dire che Matteo è stato bravo, perché, lanciando un ponte a Silvio, ha praticamente spaccato in due un PdL già diviso, anche se c’è sempre il rischio che si ricompatti (litigano, d’accordo, ma sembra tanto il classico litigio fra innamorati…). Di certo il Cavaliere non s’arrende, inossidabile, né i suoi seguaci si rendono minimamente conto dei guasti arrecati al paese (dall’abolizione dell’ici, che ha dissestato i comuni con effetti ancora evidenti al falso in bilancio, il cui ripristino è stato chiesto dall’authority anti-corruzione). Ma tant’è, Silvio ha sempre ragione.

E noi, quale parte abbiamo in tutto questo? Semplici spettatori, come sempre nel teatrino-Italia gestito da politici, portaborse e faccendieri vari o protagonisti come sembra indicare Speedy Matteo? Lo sappiamo, di buone intenzioni è lastricato eccetera, perciò non ci facciamo illusioni e restiamo in attesa: scettica, perché alle sorprese non ci crediamo più (ancora echeggia nell’aria la promessa di un milione di posti di lavoro). E intanto osserviamo, con rispetto ed invidia, quell’uomo vestito di bianco che con la semplice parola sta rivoluzionando il vivere sociale. Una formula semplice, basata sull’onestà morale, il reciproco scambio che va oltre ogni egoismo e stabilisce una volta per tutte la dignità dell’essere umano. E’ così difficile seguire le esortazioni di papa Francesco a vivere più cristianamente? Mica tanto, solo un pochino…