Salutiamo la primavera con il FAI
La Bellezza. C’è, si respira in ogni angolo del nostro paese, magari messa in un angolo, mortificata da speculazione ed incuria ma c’è, una presenza costante nel grande come nel piccolo. Perché non è solo il palazzo nobile o la chiesa o il museo a riempire gli occhi e l’anima di mille splendori, l’incanto proviene pure da un particolare architettonico o da una semplice prospettiva e così è per il paesaggio. In Italia grande e piccolo hanno sempre avuto un comun denominatore, l’armonia che era nell’impianto delle città come dei borghi ed il loro rapporto con l’ambiente. E questo era il fascino che ammaliava i nordici, dai pittori che s’immergevano nella calda luce italica ai viaggiatori del Grand Tour, che percorrevano la penisola come in pellegrinaggio. Poi questa simmetria si è interrotta, con l’avvento della società industriale prima e quella dei consumi poi, più insidiosa, perché spesso guidata solo dalla logica del profitto. E tante, come purtroppo ben sappiamo, sono state le ferite al territorio alterando spesso quell’antico rapporto uomo-arte-natura da cui scaturiva la Bellezza che rendeva unico il nostro Paese.
E che, malgrado tutto, ad onta di cementificazione ed ignoranza dilagante, c’è ancora come dicevo, l’Italia dei Padri ci trasmette il suo messaggio che non può e non deve andare perso. A livello statale e locale ci si impegna ma bisogna sempre farsi i conti in tasca, soprattutto perché gli stanziamenti statali sono insufficienti. Qualsiasi governo non ha mai dato oltre una percentuale ridicola del Pil, nonostante siano i beni culturali i nostri veri tesori, che possono creare migliaia di posti di lavoro.
Ed un indotto notevole, come mi dice Sofia Bosco, responsabile della sezione romana del Fai, che sabato 22 e domenica 23 celebra la XXII edizione delle ormai mitiche “Giornate di Primavera”(e qui rimando all’intervista). Verranno aperti sei siti, tre dell’Urbe dei cesari e tre dell’Urbe del secolo scorso, con situazioni di visita molto interessanti. Così il Foro di Augusto, con i resti del possente tempio di Mars Ultor (dove nel medioevo poggiava una chiesa con annesso convento: sono ancora visibili i segni nel muro perimetrale) e il Mausoleo di Augusto, saccheggiato nei secoli ed usato per spettacoli teatrali e concerti (il Corea). Una degna celebrazione dell’anniversario augusteo (14 d.C), che ha il suo corollario nella visita al Teatro Marcello, il nipote prematuramente scomparso (nel medioevo divenne fortezza, Pierleone e poi Savelli che fecero ristrutturare da Baldassarre Peruzzi il palazzo sovrastante).
Il ‘900 è all’insegna dell’architettura razionalista, che ha nel Foro Italico e nell’Eur i suoi momenti di massimo fulgore. Del primo si visiterà la Casa delle Armi, capolavoro architettonico di Luigi Moretti (era chiamata anche Casa del Balilla sperimentale), del secondo il bel Palazzo degli Uffici, a firma di Gaetano Minnucci (sotto il bunker di Mussolini). Infine il Museo della Banconota, presso la Banca d’Italia, che completa in modo davvero simpatico il tris del Novecento. E, a questo punto, anche favoriti dal clima tiepido di inizio primavera, perché non fare una corsa fuori porta, magari a Tivoli, a Villa Gregoriana, gioiello del Fai? Storia e natura fuse insieme in un quadro di intensa suggestione, che ha sedotto legioni di artisti, in particolare pittori, Lorrain, Poussin, Fragonard, solo per citarne alcuni. Una meraviglia strappata al degrado dal Fai grazie anche alla partecipazione di molti, tanti italiani che amano il loro paese. Perché amano, perché amiamo la Bellezza, nonostante tutto: l’unica strada da percorrere per costruirci un futuro degno di essere vissuto.
Tutto completamente condivisibile. Complimenti vivissimi alla Bosco e al Direttore.