Drammatici anni Settanta

di Marco Pasquali

Gli anni Settanta del secolo scorso sono stati rimossi, semplificando una parabola che va dal ’68 all’assassinio di Aldo Moro, esattamente dieci anni più tardi, con la tacita idea che gli Anni di piombo siano organicamente legati alle lotte studentesche e operaie della fine degli anni ’60. Che le cose non fossero così semplici lo dimostra un libro di oltre 750 pagine appena uscito, C’era una volta in Italia. Gli Anni Settanta, curato da Enrico Deaglio, un giornalista che non ha bisogno di presentazioni, qui aiutato da Ivan Carozzi, giornalista e all’epoca anche direttore di Linus. Il libro è di fatto una raccolta di documenti, ma è proprio dai documenti che lo storico deve partire se vuole superare la narrazione ideologica. Chi come me era ventenne all’inizio degli anni 70 può ripercorrere gli avvenimenti in modo sistematico, è come vivere una seconda volta entusiasmi e traumi di un’intera generazione. Dopo quel decennio l’Italia non sarebbe mai stata più la stessa, un’era iniziata con la bomba di piazza Fontana (12 dicembre 1969) e terminata con il ritrovamento di Aldo Moro (9 maggio 1978). In quei dieci anni tanti gli attori sulla scena: padroni e operai, studenti, sindacalisti, gruppi terroristici, servizi deviati o duri criminali, ma anche uomini politici – Moro e Berlinguer, Pannella – di un livello che oggi rimpiangiamo.
Ma anche gli scrittori e i registi erano innovativi, sia nel cinema d’autore che di genere: Monicelli, Pasolini, Sergio Leone, Bertolucci, con attori del calibro di Dario Fo e Gian Maria Volonté. Padroni e operai seguivano i loro interessi, ma senza gli squilibri attuali. Troppo rapidi però i cambiamenti: l’ascesa del PCI, le bombe sui treni, le Brigate Rosse, la P2, i sequestri di persona gestiti dalle cosche calabresi, la legge sul divorzio e quella sull’aborto, il femminismo, la c.d. obiezione di coscienza, la morte di Pasolini. Chi è cresciuto in quegli anni aveva una giustificata difficoltà a metabolizzare tutto insieme.
Ma a distanza di tempo, che resta? Diciamo che dagli Anni del desiderio si passò bruscamente a quelli del confronto, giocato in maniera anche sleale, per non parlare della deriva di una certa sinistra rivoluzionaria, che alla fine non ha contribuito a indebolire lo Stato, quanto piuttosto a legittimarne la reazione e a screditare proprio la Sinistra che mirava al Compromesso storico. Sono anche gli anni delle acrobazie linguistiche a cominciare dalle convergenze parallele di Aldo Moro, che pagò di persona un progetto improbabile quanto l’Eurocomunismo di Berlinguer, forse un altro grande sconfitto: all’epoca la Guerra fredda e la divisione dell’Europa in blocchi lasciavano un margine di manovra politica molto stretto. Il mondo sembrava dividersi tra chi voleva cambiare tutto e chi difendeva con le unghie e con i denti il vecchio ordine. Ma i decenni successivi avrebbero visto un’Italia ben diversa dagli schemi contrapposti negli anni ’70. Cambiava la situazione internazionale, ma anche l’Italia non sarebbe mai stata più la stessa e ne paghiamo tuttora le conseguenze: il crollo del Muro e della vecchia struttura di potere all’inizio degli anni ‘90 e i cambiamenti sociali avrebbero promosso una classe politica fin troppo diversa da quella precedente, persino estranea alla politica e allo Stato.

C’era una volta in Italia. Gli Anni Settanta / Enrico Deaglio. Milano, Feltrinelli, 2024. 776 pag, 24 cm, prezzo 35 euro.