Sapore di Marche
Sapore di Marche
di Antonio Mazza
Finalmente, dopo il periodo di transizione seguito alla quarantena imposta dal Covid, un periodo denso di dubbi e interrogativi, si può affermare che il settore del turismo è in netta ripresa. Dati molto positivi riguardo le prenotazioni dall’estero per il periodo pasquale, 141mila (+ 29% rispetto allo stesso periodo 2022), con una forte presenza di americani, 35.750, cioè + 50% (sempre in confronto 2002), cifre che collocano il nostro paese in ottima posizione su scala europea (siamo secondi solo alla Spagna, con 186mila prenotazioni, superando la Francia, nostra concorrente, ferma a 129mila). Le città preferite sono Roma, ovviamente, poi Milano, Venezia, Napoli, Firenze, Bologna, mète di tour organizzati o viaggi individuali e/o di coppia. Insomma un panorama molto lusinghiero che tuttavia risulta circoscritto e un po’ scontato, in quanto gravita soprattutto sulle città d’arte, cosa senz’altro positiva ma non sufficiente in termini di movimentazione turistica. Ci sono aree di territorio che neanche vengono sfiorate, aree spesso di grande bellezza, soprattutto nell’entroterra, aree purtroppo non sempre pubblicizzate dalle amministrazioni locali. E quindi è senz’altro di particolare rilievo, proprio in termini di rilancio turistico, la conferenza stampa svoltasi presso la sede Enit di Roma, che ha celebrato il 40° compleanno dei Week End Gastronomici della Provincia di Pesaro e Urbino. Si è parlato di entroterra da (ri)scoprire e, per quanto concerne il presente articolo, il tema appare come l’ideale prosieguo della mostra sulle Marche in corso a Palazzo Poli.
La manifestazione, ideata da Confcommercio Marche Nord, ha lo scopo precipuo di promuovere la cucina dei borghi e dei centri minori e, di riflesso, essendo le Marche terra di antica cultura, l’invito a visitare le bellezze locali, l’arte che è ovunque: il “museo diffuso” che contraddistingue ogni lembo d’Italia. Dunque il cibo non solo come fatto in sé ma quale mezzo per avviare tutto un indotto che alimenta una microeconomia fondamentale per frenare lo spopolamento dei borghi italiani. Qui all’Enit se ne è proposto un valido esempio, supportato dagli interventi dei numerosi relatori: Amerigo Varotti, direttore Confcommercio Pesaro e Urbino/Marche Nord, Angelo Serra, presidente Confcommercio Pesaro e Urbino/Marche Nord, Mario Di Remigio, presidente Associazione Ristoratori Pesaro e Urbino, Sandro Pappalardo, consigliere Enit, On.Gianluca Caramanna, Consigliere del ministro del Turismo e membro della Commissione attività produttive, commercio e Turismo Camera dei Deputati, On.AntonioBaldelli, Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni Camera dei Deputati. Padrona di casa, per così dire, Ivana Jelinic, presidente e ceo Enit, la quale ha dichiarato che “L’Italia è quanto mai carica di nuove energie imprenditoriali e attrattive e questo polarizza l’attenzione e l’interesse del mercato turistico nazionale ed internazionale”.
Verissimo e la controprova è appunto il Quarantennale dei Week End, il cui merito è di aver concretizzato la famosa formula delle tre T del “gastrocritico” Edoardo Raspelli. Terre, Tradizioni, Territorio, ovvero qualcosa che sia come il frutto maturo di un’alchimìa storica, dove ogni elemento ha la sua parte. E la cucina è questo, intrinseca alla cultura di un territorio e con una sua narrazione per nulla statica, perché ricca di sfumature. E’ qui il succo della proposta gastronomica concepita in accordo con i gestori e rivolta all’utenza nazionale e non, proposta peraltro molto equilibrata in termini di qualità/prezzo, che ha coinvolto 46 ristoranti distribuiti in 30 località. Ne ha beneficiato l’entroterra marchigiano, l’area compresa nella provincia di Pesaro e Urbino, con i suoi centri ed i suoi paesaggi di squisita bellezza, che sono descritti nell’elegante guida a cura della Theta Edizioni. E poi, fondamentale, il libretto-menu che è ormai divenuto oggetto di collezione con le date, i ristoranti aderenti all’iniziativa e accenni alle varie località. Ovviamente i Week End Gastronomici sono anche -e direi soprattutto- un biglietto da visita per i prodotti DOP del territorio, come il prosciutto di Carpegna, la cui lavorazione risale al XV secolo.
Un modo intelligente per valorizzare un pezzo d’Italia che merita un turismo in cerca di qualità, dove i piaceri dello spirito (pensiamo agli incanti di Urbino, ad esempio) trovano eco in quelli del buon mangiare. Una formula vincente che può servire da modello per esperienze in altre aree d’Italia in cui è possibile un abbinamento fra cucina e arte. Se l’area viene messa a sistema nel modo giusto ed equilibrato, partendo proprio dal cibo (e ogni regione ha la sua specificità), se ne può trarre un vantaggio economico ad uso del territorio (penso a quante zone depresse, in particolare al Sud, che potrebbero riscattarsi grazie e cucina e cultura). E questa è l’Italia che amiamo, il Belpaese dove tutto, anche la cucina, esprime un fascino millenario.
Per informazioni: confcommerciomarchenord.it, su Facebook: Confcommercio Marche Nord. Instagram: confcommerciomarchenord, Instagram: Itinerario-della-bellezza. Facebook: Ristoratori+-FIPE Marche Nord, “Itinerario della Bellezza nella Provincia di Pesaro e Urbino”, Theta ed. www.thetaedizioni.it
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