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Maffeo il Grande

 

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                                                                            Maffeo il Grande

di Antonio Mazza

  Maffeo Barberini, ovvero Urbano VIII, papa di grande spessore, impegnato su vari fronti: da quello politico, per  rafforzare il dominio temporale della Chiesa (l’annessione del ducato di Urbino, i tentativi di pacificazione nella guerra dei trent’anni europea) a quello contro le deviazioni dal dogma (la lotta al Giansenismo, la seconda condanna di Galilei, il rilancio dell’istituto di Propaganda Fide), fino al mecenatismo attivo (il sodalizio con Bernini). Ma anche impegnato su un fronte squisitamente domestico, teso a creare la fortuna della famiglia Barberini, con i fratelli in posti-chiave (Taddeo prefetto di Roma e Carlo capitano generale della Chiesa) e una chiara propensione al nepotismo (Francesco e Antonio, creati presto cardinali). E quel gioiello al centro di Roma, Palazzo Barberini, alla cui costruzione collaborarono Bernini e Borromini, celebra i fasti della famiglia di Maffeo, immortalati nel “Trionfo della Divina Provvidenza”, il grandioso affresco di Pietro da Cortona nella volta del salone principale.

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  Il prossimo anno cade il 4° centenario dell’elezione al soglio pontificio di Urbano VIII e mentre già si pensa a raccogliere materiale per la mostra ecco un assaggio con il busto bronzeo prestato dal principe Corsini. E’ una copia richiesta al Bernini dal cardinale Antonio nel 1656, qui esposta nella Sala Sacchi a confronto con il modello in marmo e soprattutto in un contesto che, ancora una volta, figura in gloria del papa e quindi della sua famiglia come suggerisce l’affresco sul soffitto, “Allegoria della Divina Sapienza”. I due busti, quello in marmo e quello in bronzo, figurano ai lati della porta d’accesso alla graziosa cappella a pianta quadrata, progettata  dal Bernini e con affreschi di Pietro da Cortona e suoi allievi, storie di Cristo e San Francesco di Paola. Un bel colpo d’occhio, impreziosito da due magnifici mappamondi cinquecenteschi al centro della sala e, addossate alle pareti, altre effigi Barberini.

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  Sono copie, entrambe di squisita fattura, e la differenza non è tanto nella struttura d’insieme quanto nella resa espressiva finale. Dalla stola riccamente decorata con i simboli ecclesiali emerge il volto del papa, la cui  fisionomia è improntata a un che di austera serenità, lo sguardo lanciato nel futuro, il tempo della Chiesa, da costruire come una sfida in un mondo sempre più secolarizzato. Dunque nel bronzo è come risaltasse l’aspetto diciamo così missionario del papa mentre diverso appare il discorso per l’originale in marmo, forse perché, grazie al Bernini, questo materiale ha acquisito una sua carnalità (vedi il “Ratto di Proserpina”). In effetti il busto di Urbano s’impone per il suo realismo figurativo, in un atteggiamento dove ben si coglie la consapevolezza tutta umana nelle proprie forze. E’, qui, la consapevolezza del potere, espressa in toni celebrativi ma non trionfalistici, che mettono in risalto l’importanza e la solennità del ruolo sacrale di papa Urbano VIII. Due visioni diverse a confronto che dialogano con altre presenze in sala.

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  Da notare subito l’intenso ritratto ad olio del giovane cardinale Antonio Barberini,  opera di Simone Contarini detto il Pesarese, che fu allievo di Guido Reni. Segue il non meno interessante busto in marmo del cardinale Francesco Barberini, commissionato a Lorenzo Ottoni dal nipote Carlo ed eseguito sulla maschera facciale che indossò lo stesso Francesco affinché risultassero i segni del tempo che fugge (e infatti sono ben visibili). Ritroviamo poi ancora papa Urbano in un delicato ritratto ad olio del Bernini, tutto incentrato nel rimarcare il concetto di “urbanitas” implicito nel nome del papa, cioè disponibilità, gentilezza, “simplicitas”: qualità che fanno il carisma di una guida spirituale. E Urbano lo fu, sia pure con molte zone d’ombra, che peraltro hanno da sempre caratterizzato la complessa e tuttavia grandiosa storia della Chiesa.

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“Gian Lorenzo Bernini. Il busto di Urbano VIII in prestito dal Principe Corsini”, a Palazzo Barberini fino al 30 luglio 2023. Martedi-domenica h.10-18, biglietto intero euro 12 (Barberini-Corsini, valido 20 gg.). Per l’occasione è stata lanciata la web-app Sala Sacchi, della Nitida Immagine, che permette di esplorare la volta affrescata con l’Allegoria della Divina Sapienza. Per informazioni 064814591 e  www.barberinicorsini.org

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