Una notte a New York
UNA NOTTE A NEW YORK
di Antonella D’Ambrosio
La prima opera da regista di Christy Hall si svolge in un taxi. L’ennesimo film girato nell’abitacolo di un’automobile, direte voi, e vi sbagliate proprio: UNA NOTTE A NEW YORK è un’opera fresca, originale e coinvolgente sul potere del contatto umano. Le reticenze si trasformano in opportunità in questo film per spettatori attivi. La regista ci crede talmente, e giustamente, che, oltre a scriverlo e dirigerlo, ha anche prodotto il film, sa il fatto suo come sceneggiatrice teatrale pluripremiata: l’opera conta su dialoghi che, oltre a tenere desta l’attenzione, riverberano nello spettatore e saranno molto apprezzati dalle spettatrici. Che dire poi delle interpretazioni vivide del premio Oscar Sean Penn, sempre in forma come attore, e di Dakota Johnson che gli tiene testa ed è così ispirata dal testo da essere anche produttrice del film. Inizialmente concepita per essere un’pera teatrale, UNA NOTTE A NEW YORK ha trovato la strada del cinema perché inclusa nella lista delle sceneggiature non prodotte più apprezzate di Hollywood, e ha trovato il favore di tanti addetti ai lavori e della stessa Dakota Johnson, che ha sottoposto personalmente il progetto a Sean Penn.
Il film racconta un viaggio in taxi dall’aeroporto JFK di New York a Manhattan. Una giovane donna, bella e assorta nei suoi pensieri, inizia una conversazione destinata ad avere risvolti inaspettati con lo sboccato tassista Clark, un uomo diretto e senza peli sulla lingua. Nel tempo del tragitto, il contesto apparentemente ordinario di un taxi diventa il luogo di un dialogo intimo fatto di piccole verità e grandi rivelazioni. Una storia semplice e universale, sul come una conversazione apparentemente banale tra due estranei possa prendere strade inaspettate. La regista è consapevole che la nostra connessione con gli altri, in particolare con coloro che non pensano, parlano o agiscono esattamente come noi, si sta estinguendo. Ma è pur vero, invece, che un estraneo non giudicante, cui poter parlare in maniera schietta, può cambiarci la vita, se solo siamo disposti ad ascoltare. Fermiamoci a considerare i rari momenti di contatto umano con le persone più improbabili: potrebbero renderci consapevoli della canzone, magari pure illusoria, copertura di dolorosi ricordi dell’infanzia, che ci cantiamo tutti i giorni e divenire occasioni di catarsi.
Interessante la spiegazione di Christy Hall sulle soluzioni registiche adottate, con un criterio di rispetto per il budget: “girare su un’auto fissa equipaggiata con nove telecamere. E poi, circondare l’abitacolo con pannelli LED di grande formato ad alta risoluzione che proiettano le immagini esterne. Questi pannelli hanno creato un ambiente immersivo a cui il cast poteva reagire, generando la sensazione di tempo e luogo. Inoltre, hanno permesso al nostro direttore della fotografia, Phedon Papamichael, di manipolare l’aspetto e l’atmosfera sul momento, perché avevamo chiaro come sarebbe stato il risultato finale. Il mondo che abbiamo creato, sullo sfondo e in primo piano, filtrati simultaneamente dall’obiettivo, si fondono come nella realtà, con momenti distinti del percorso che potevano essere adattati, di volta in volta, a seconda delle esigenze”.
UNA NOTTE A NEW YORK, dopo le anteprime ai festival di Telluride, Tribeca e Toronto, è distribuito in sala da Lucky Red in collaborazione con Leone Film Group dal 19 dicembre.
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