mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk sac longchamp saint francois longchamp sacs longchamp sac longchamp pliage longchamp pas cher Babyliss Pro Perfect Curl babyliss curl secret babyliss perfect curl babyliss babyliss pro

Quel famoso pittore lombardo

 1080x1350_GB

                                            Quel famoso pittore lombardo

di Antonio Mazza

  Spontanea, anzi, più che scontata, varcando la soglia della mostra in corso a Palazzo Barberini, la domanda che non puoi non porti: “Cosa si può dire di nuovo su Caravaggio che non sia già stato detto?”. Vero, ma in questo caso si può, perché, oltre alle opere che già conosciamo, sono presenti opere che vengono da musei esteri e collezioni private, spesso mai viste prima, quindi un panorama del tutto nuovo e quanto mai godibile. 24 in tutto, un evento unico a cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, su progetto delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, realizzato in collaborazione con la Galleria Borghese, il supporto della Direzione Generale Musei – Ministero della Cultura, il sostegno del Main Partner Intesa Sanpaolo e il supporto tecnico di Coopculture.

"Mondafrutto" (1596), Royal Collection Trust, Londra.

“Mondafrutto” (1596), Royal Collection Trust, Londra.

  Una mostra articolata in quattro sezioni per rappresentare al meglio il percorso artistico di Caravaggio che rivoluzionò i modi di far pittura (per cui, parere personale, esiste un “prima” e un “dopo” Caravaggio, così come esiste un “prima” e un “dopo” Giotto, le due pietre miliari nell’arte della pittura non solo italiana). E , con il “Debutto Romano”, quando il giovane Merisi passò dalla bottega milanese dove si era formato a quella romana del Cavalier d’Arpino, troviamo già lavori di rilievo come “Mondafrutto” (1596), dalla Royal Collection Trust di Londra (un’altra versione è a Firenze), e “Autoritratto in veste di Bacco” (1596), meglio noto come “Bacchino malato”, dalla Galleria Borghese, autoritratto del Caravaggio quando venne ricoverato all’Ospedale romano della Consolazione.

"I bari" (1596-7), Kimbell Art Museum Forth Worth, Texas.

“I bari” (1596-7), Kimbell Art Museum Forth Worth, Texas.

  La pennellata è densa, sicura, le figure risaltano, sta maturando quel naturalismo espressivo che diverrà la peculiarità del linguaggio pittorico del Merisi, che compare in altre opere come “La buona ventura” (1596-7), dai Musei Capitolini,  “I bari”  (1596-7), dal Kimbell Art Museum di Fort Worth, Texas, “I musici” (1597), dal Metropolitan Museum of Art, New York, movimentate scene di vita quotidiana della Roma barocca. Un naturalismo che si drammatizza nei soggetti sacri, vedi “San Francesco in estasi” (1596-7), dal Wadsworth Atheneum Museum of Art, Hartford, Connecticut, dove prende corpo quel velato “tenebrismo” che, in contrasto con la luce quasi proiettata sui personaggi, crea effetti di suggestiva quanto drammatica bellezza (e, come già detto, dirompenti per la pittura dell’epoca). Effetti che sono ben evidenti nei capolavori  realizzati in quegli anni da Caravaggio nella cappella Contarini di San Luigi dei Francesi e nella cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo. La prima stesura della “Conversione di San Paolo” (1600-1) risultava fuori misura, così, in prestito dalla collezione Odescalchi, è ora possibile ammirarla. Una grandiosa composizione di solida struttura, intensa, complessa, dove tutte le figure convergono in plastica armonia.

"Conversione di San Paolo" (1600-1), Collezione Odescalchi, Roma.

“Conversione di San Paolo” (1600-1), Collezione Odescalchi, Roma.

   Il gioco di luce e ombra si evidenzia maggiormente nella seconda sezione, “Ingagliardire gli Oscuri”, dove alla ritrattistica si affiancano soggetti d’ispirazione biblica e sacra in generale. Per la prima abbiamo le due magnifiche versioni del “Ritratto di Maffeo Barberini”, opere entrambe pertinenti a collezioni private, una di fronte all’altra, a dialogare fra loro. E la figura del prelato, il futuro Urbano VIII, dal confronto ne esce alla grande: immagine di uomo sicuro e volitivo l’una, la pergamena in una mano e il braccio teso, “sospeso e rotante” come dice il Longhi, a indicar qualcuno o qualcosa, di uomo più meditativo, la destra posata su un libro e la sinistra salda sul bracciolo della sedia l’altra (le date: rispettivamente 1598 e 1595-6). E’ nei soggetti a carattere sacro che il contrasto si accentua anche in chiave cromatica, come risulta da “Santa Caterina d’Alessandria” (1598-99), dal Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid, “Giuditta decapita Oloferne” (1599-600), Gallerie Nazionali di Arte Antica, “Marta e Maria Maddalena” (1598), dal Detroit Institute of Arts, Michigan.

Le due versioni del "Ritratto di Maffeo Barberini" (1598 e 1595-6), collezioni private.

Le due versioni del “Ritratto di Maffeo Barberini” (1598 e 1595-6), collezioni private.

  Terza sezione, “Il dramma sacro fra Roma e Napoli”, un modo di dipingere più crudo e cupo, quale traspare da “La cattura di Cristo” (1603), dalla National Gallery of Ireland, Dublino, dove la tensione drammatica della scena è come racchiusa nell’espressione rassegnata del Salvatore (sul fondo l’autoritratto del Caravaggio quale simbolico Diogene). E così “La flagellazione di Cristo” (1607), dal Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli, con la torsione dei corpi e il fascio di luce sul Cristo,  “Ecce Homo” (1606-9), collezione di Garcia Avellaneda y Haro conte di Castrillo, di recente apparso sul mercato (un’altra versione, anch’essa con tre personaggi, è a Genova, Palazzo Bianco), “Davide con la testa di Golia” (1606 0 1609-10), Galleria Borghese, dove il volto di Caravaggio è raffigurato nel capo mozzato del gigante. E’ il male di vivere che si riflette in questa pittura per certi versi quasi brutale nel suo naturalismo compositivo, un’esistenza fra emarginati, risse di taverna, prostitute e tuttavia con una luce forse flebile ma che resiste (e un riflesso lo cogliamo in “San Giovanni Battista nel deserto” ((1602-4), dal Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City, Missouri).

"Marta e Maria Maddalena" (1598), Detroit Institute of Arts, Michigan.

“Marta e Maria Maddalena” (1598), Detroit Institute of Arts, Michigan.

  Ma i tempi non sono favorevoli al giovane Merisi, ha ucciso e deve lasciare l’Urbe per sfuggire al boia, rifugiandosi prima nei feudi dei Colonna poi a Napoli, realizzando opere pervase da una profonda malinconia, “Cena in Emmaus” (1606), Pinacoteca di Brera, Milano, e ”San Francesco in meditazione” (1606), Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma.  Ed è la quarta sezione, “Finale di partita”, il viaggio a Malta con l’intento di essere ammesso nell’Ordine dei Cavalieri Gerosolimitani ed ottenere così il perdono da papa Paolo V Borghese. Lavora (“Ritratto di cavaliere di Malta”, 1607-8, Gallerie degli Uffizi, Palazzo Pitti, Firenze) ma per poco, la rissa con un membro dell’Ordine lo vede stavolta rinchiuso nelle carceri maltesi. Evade ed inizia il suo vagabondaggio fra Sicilia e Napoli, in attesa della sospirata grazia, dipingendo un delicato “San Giovanni Battista” (1609-10) e il vivido “Martirio di Sant’Orsola” (1610), Collezione Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia, Napoli, dove ombre e colori sembrano sfaldarsi intorno alla figura della santa. E Caravaggio appare dietro i soldati, in un autoritratto che ha in sé, nei tratti del volto, come un presagio funesto, di quel destino che, nel 1610, salpato per Roma, dove non giunse mai, lo volle stroncato forse da febbri malariche nella zona di Porto Ercole, Argentario, allora Stato dei Presidi della corona di Spagna.

"Santa Caterina di Alessandria" (1598-9), Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid.

“Santa Caterina di Alessandria” (1598-9), Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid.

  Termina qui la parabola terrena di un artista che segnò una netta cesura con il  passato, creando un linguaggio pittorico innovativo che influenzerà non solo gli italiani (Mattia Preti, Battistello Caracciolo, Carlo Saraceni, Jacopo de Ribeira, Simone Vouet, Valentin de Boulogne, Gerrit von Honthorst, noto come Gherardo delle Notti, solo per fare qualche nome). E come epitaffio ben figura un brano de “La Galeria” (1619), che Giovan Battista Marino scrisse in “laude” delle arti figurative: “Fecer crudel congiura/ Michele a’ danni tuoi Morte e Natura;/ questa restar temea/ da la tua mano in ogni imagin vinta/ ch’era da te creata, e non dipinta;/ quella di sdegno ardea,/ perché con larga usura,/ quante la falce sua gentil struggea,/ tante il pennello tuo ne rifacea.

"Martirio di Sant'Orsola"(1601), collezione Intesasanpaolo, Gallerie d'Italia, Napoli.

“Martirio di Sant’Orsola”(1601), collezione Intesasanpaolo, Gallerie d’Italia, Napoli.

“Caravaggio 2025” a Palazzo Barberini fino al 6 luglio, domenica-giovedì h.9-20, venerdì-sabato h.9-22, lunedì per pubblico organizzato. Biglietto intero 18 euro, integrato (mostra + Barberini e Galleria Corsini) 25 euro. Per informazioni www.barberinicorsini.org Con lo stesso biglietto e’ possibile ammirare l’unico affresco eseguito dal Caravaggio, “Giove, Nettuno e Plutone” (e anche la “Aurora” del Guercino) nel Casino Boncompagni Ludovisi, via Lombardia 64, unica costruzione superstite della spettacolare Villa Ludovisi celebrata dai viaggiatori del Grand Tour.  E, ovviamente, da vedere i capolavori custoditi nelle chiese romane (S.Agostino, S.Luigi dei Francesi, S.Maria del Popolo).

"Conversione di San Paolo" (1600-1), particolare.

“Conversione di San Paolo” (1600-1), particolare.

Inserire un commento

L'indirizo di email non verrà pubblicato.




WordPress SEO fine-tune by Meta SEO Pack from Poradnik Webmastera