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L’orto americano

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di Antonella D’Ambrosio 


 Con una vivace conferenza stampa romana, nella quale il Maestro ha voluto far apprezzare la sua insita giovinezza, Pupi Avati ha presentato “L’orto americano”, dal suo romanzo omonimo, che arriva in sala il 6 marzo, distribuito da 01 Distribution: “Ancora una volta affrontiamo il genere ‘gotico’, in questo caso non solo confermando quei luoghi della nostra regione che sono risultati così significativi, ma allargandoci per la prima parte del racconto a quell’America rurale che è del tutto simile alla nostra Emilia-Romagna” L’horror gotico, già in Selezione Ufficiale, Fuori Concorso, alla 81a Mostra del Cinema di Venezia, è interpretato da Filippo Scotti, Roberto De Francesco, Armando De Ceccon, Chiara Caselli, Rita Tushingham, Massimo Bonetti, Morena Gentile, Mildred Gustafsson e Romano Reggiani; il film è una produzione Duea Film, Minerva Pictures con Rai Cinema, prodotto da Antonio Avati, Gianluca Curti e Santo Versace.

 Filippo Scotti (foto di Elen Rizzoli).

Filippo Scotti (foto di Elen Rizzoli)

 Ai tempi della Liberazione, a Bologna, un giovane instabile, con aspirazioni letterarie, si innamora al primo sguardo di una bellissima nurse dell’esercito americano. L’anno dopo, nel Midwest americano, lui andrà ad abitare in una casa contigua a quella della sua amata, ma separata solo da un nefasto orto. Vive ancora là l’anziana madre, disperata dalla scomparsa della figlia che non ha dato più notizie dalla conclusione del conflitto. Inizia così da parte del ragazzo una tesissima ricerca che gli farà vivere una situazione terrificante, fino a una conclusione in Italia del tutto inattesa.
 Pupi Avati ha parlato più del cinema italiano, che evidentemente gli sta molto a cuore, che del suo film; ha sottolineato che si fanno troppi film brutti e inutili, invece si potrebbero concentrare le cifre stanziate su registi più meritevoli che, secondo lui, in Italia esistono eccome. Bisognerebbe stilare una sorta di prontuario delle buone pratiche e ha ricordato che, insieme al fratello Antonio, stanno facendo molto in tal senso. La proposta che hanno fatto è un’Agenzia per il Cinema, su modello di quella francese, che sarebbe opportuna, perché si parla solo della chiusura di 160 sale, ma non è solo quello il problema del cinema italiano, sono anche le produzioni che sono in difficoltà: il Ministero non si può occupare di tutto.

Filippo Scotti e Rita Tushingam, indimenticabile protagonista del "Free Cinema" britannico anni '60

Filippo Scotti e Rita Tushingam, indimenticabile protagonista del “Free Cinema” britannico anni ’60 (foto di Elena Rizzoli)


 Il regista ha dichiarato: “In 54 film che ho al mio attivo, questo è il 55mo, non ho mai sperimentato di tradurre la realtà che è a colori, in qualcosa che è in bianco e nero. E un film così singolare con una porzione negli Stati Uniti, con dei riferimenti che vanno da Hitchcock a Ford, a tutto un cinema che ci ha sedotti, poi improvvisamente il Neorealismo italiano, proprio di quell’epoca, del primo dopoguerra… quindi il bianco e nero era assolutamente legittimato e mi ha dato una forza incredibile, un entusiasmo nuovo – ed ha aggiunto spiritosamente – cioè per una persona di 86 anni immaginarsi una nuova carriera di film in bianco e nero dovrebbe preoccupare Rai Cinema”. Ha parlato anche della colonna sonora: l’ archetto che produce il vibrato è tipico del film La scala a chiocciola (1946), dimostrando così le varie suggestioni a cui si è rifatto per dare vita alla speciale atmosfera di cui è imbevuto questo non banale film.  “Abbiamo fatto incursioni (nei precedenti) in un cinema più intimo, più autoreferenziale e autobiografico, tuttavia senza mai dimenticare – ha detto – che il genere horror ha fatto forte il cinema italiano negli anni ‘70-’80… e ti auguri che piaccia alle giovani generazioni”.

Il regista Pupi Avati

Il regista Pupi Avati

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