mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk sac longchamp saint francois longchamp sacs longchamp sac longchamp pliage longchamp pas cher Babyliss Pro Perfect Curl babyliss curl secret babyliss perfect curl babyliss babyliss pro

Le marche e il Sacro

                                                  1-Locandina

                                        Le Marche e il Sacro

di Antonio Mazza

  “Quando mi vidi sulla via di Loreto, fui proprio felice. Come ha scelto bene la Madonna, per adagiare su questo colle la sua Casa benedetta! Loreto mi ha veramente incantata”. Così Teresa di Lisieux nel suo “Storia di un’anima”, citando il santuario mariano sorto in una regione già incline alla religiosità, annoverando santi famosi come San Nicola da Tolentino e  San Giuseppe da Copertino e ben nove papi assurti al soglio di Pietro (Niccolò IV, Marcello II, Sisto V, Clemente VIII, Clemente XI, Clemente XIV, Leone XII, Pio VIII, Pio IX). La centralità è Loreto con la sua santa Casa, punto di partenza di “Papi e santi marchigiani a Castel Sant’Angelo”, Sale dell’Armeria Superiore, mostra promossa dalla Regione Marche, ATIM, Agenzia per il Turismo e l’Internazionalizzazione delle Marche, con la collaborazione della Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura e dell’Istituto Pantheon e Castel  Sant’Angelo, Direzione Musei Nazionali della Città di Roma, con il patrocinio di Giubileo 2025 e Conferenza Episcopale Marchigiana. Prodotto e organizzato da Creare Organizzare Realizzare di Alessandro Nicosia e la curatela di Marco Pizzo e Maria Cristina Bettini.

Modellino ottocentesco del santuario di Loreto.

Modellino ottocentesco del santuario di Loreto.

  Dunque la Santa Casa, da dove partiva la Via Lauretana percorsa dai pellegrini che, insieme alla Francigena e alla Via Romea, costituiva uno dei maggiori itinerari di fede in Italia. La ripropone il bel modellino ottocentesco affiancato da un singolare documento della Repubblica Romana del 1849 dove si afferma che i beni della Santa Casa non verranno incamerati ma resteranno di pubblico dominio, segno del rispetto che essa godeva dal nuovo quanto effimero potere laico instauratosi a Roma. Due oggetti devozionali evocano i tempi del pellegrinaggio, una fiasca in ceramica smaltata del 1720 con impressa l’immagine della Madonna di Loreto ed un altarino da viaggio in legno, stessa epoca. Una statuina lignea seicentesca in policromia di Sebastiano Sebastiani che raffigura la Vergine con il Bambino introduce alla sezione dei papi di origine marchigiana, legati direttamente o indirettamente alla Santa Casa.

Documento originale della Repubblica Romana, 1849.

Documento originale della Repubblica Romana, 1849.

  A prescindere dal vincolo tutti sono importanti a cominciare dal medioevo, Niccolò IV (nato a Lisciano, Ascoli), minore francescano, per proseguire con il brevissimo pontificato di Marcello II (Montefano, Macerata), al quale Palestrina dedicò la famosa “Missa papae Marcelli”. Seguono Sisto V (Grottammare, Ascoli Piceno), papa energico che lottò contro il brigantaggio e diede a Roma un nuovo assetto urbanistico, particolarmente legato alla Santa Casa dove si recava spesso e a Loreto che con la bolla del 1587, “Pro excellenti praeminentia”, eresse a città (nella piazza il suo monumento), Clemente VIII (Fano) che indisse il Giubileo del 1600, papa mecenate ma rigoroso (durante il suo pontificato furono giustiziati Beatrice Cenci e Giordano Bruno), Clemente XI (Urbino), che condannò la dottrina giansenista, mentre Clemente XIV soppresse la compagnia di Gesù e, grazie a Winckelmann, incrementò le collezioni del Museo Pio Clementino. Infine Leone XII (Genga, Ancona), papa ortodosso e antiliberale (la condanna a morte dei carbonari Targhini e Montanari), Pio VIII (Cingoli, Macerata), anch’egli un conservatore, Pio IX (Senigallia) che tante speranze aveva suscitato all’inizio, poi infrante quando chiamò i francesi a stroncare la Repubblica Romana del 1849.

Madonna con Bambino, di Sebastiano Sebastiani, XVII secolo.

Madonna con Bambino, di Sebastiano Sebastiani, XVII secolo.

  Questi i papi marchigiani le cui effigie figurano sulle pareti, xilografie e quadri, come i ritratti di Niccolò IV di Vincenzo Milone, un po’ di maniera,  Clemente VIII del Cavalier d’Arpino, 1598, sul meditativo, un Sisto V meno grintoso del solito, XVIII secolo (anche logo della mostra), e naturalmente Pio IX, devoto alla Vergine Lauretana, che al santuario donò copia autografata della bolla proclamante il dogma dell’Immacolata Concezione, “Ineffabilis Deus” (e qui mi permetto una nota personale. Per pochi euro ho scovato su una bancarella di libri usati un volumetto edito a Bologna 1846, raccolta di componimenti poetici “e di molti degli inediti venuti in luce per l’avventuroso pontificato di Pio IX”. Un colorito compendio agiografico di sonetti, poesie, inni, odi e rime sparse in onore di un papa protagonista di una fase cruciale della storia della Chiesa). E, quale corollario, un bellissimo tabernacolo esagonale in legno intagliato e dorato con le fiancate dipinte da El Greco durante il suo soggiorno romano, 1570-1, e il reliquiario di San Gualtiero, 1403, raffinato lavoro tardo gotico di oreficeria abruzzese marchigiana.

Fiasca del pellegrino in ceramica smaltata e altarino da viaggio, 1720.

Fiasca del pellegrino in ceramica smaltata e altarino da viaggio, 1720.

  A proposito di Santi, nella sezione a loro riservata, troviamo nomi noti, come San Nicola da Tolentino, frate taumaturgo, San Giuseppe da Copertino, famoso per le sue capacità di levitazione, Santa Maria Goretti, canonizzata nel 1950 da Pio XII (e qui, in merito alla sua tragica storia, segnalo “Cielo sulla palude” (1949), di Augusto Genina, all’epoca classificato come esempio di “neorealismo cattolico”). E meno noti, soprattutto le donne, Santa Camilla Battista da Varano, mistica, autrice di libri ascetici, e Santa Veronica Giuliani, badessa dell’Ordine delle Clarisse cappuccine, anch’essa mistica. Oltre ad alcuni ex voto, che testimoniano la “pietas” popolare, di grande interesse l’Evangelario di San Marcello del VI secolo, su pergamena, e il Bambinello della Beata Battista, fine XV secolo, di Domenico Indivini, in legno policromo, con una preziosa veste settecentesca. Non figura fra i santi ma è un personaggio importante Matteo Ricci, missionario gesuita nella Cina di epoca Ming, dove fece conoscere la cultura scientifica europea.

El Greco, l'evangelista San Giovanni dipinto su una fiancata di tabernacolo.

El Greco, l’evangelista San Giovanni dipinto su una fiancata di tabernacolo.

  Infine, a chiusura, indicazioni sugli itinerari artistico religiosi delle Marche, eremi, abbazie, santuari, corredati di mappe, disegni, foto. C’è di che scegliere, il monastero di Fonte Avellana, per esempio, o Chiaravalle di Fiastra, ma il cuore pulsante resta sempre Loreto con la sua Santa Casa, dove Montaigne soggiornò alcuni giorni quando venne in Italia. Qui prese la comunione e sul suo diario annotò ammirato che “mai avevo visto altrove esternar tanta devozione”. Ieri come oggi, nella Santa Casa di Loreto, alla vigilia dell’Anno Giubilare 2025.

Evangelario di San Marcello, VI secolo.

Evangelario di San Marcello, VI secolo.

“Papi e santi marchigiani  a Castel Sant’Angelo” fino al 2 marzo 2025. Da martedì a domenica h.9-19,30. Biglietto euro 16, per informazioni 0632810 e www.castelsantangelo.beniculturali.it

Bambinello della Beata Battista, di Domenico Indivini, fine XV secolo.

Bambinello della Beata Battista, di Domenico Indivini, fine XV secolo.

Inserire un commento

L'indirizo di email non verrà pubblicato.




WordPress SEO fine-tune by Meta SEO Pack from Poradnik Webmastera