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La Fonte di Giuturna

Gruppo dei DioscuriLe raffigurazioni dei Dioscuri, ovvero i mitici gemelli Castore e Polluce nati da Leda e da Zeus (unitosi a lei sotto forma di cigno), hanno avuto a Roma un tale successo da caratterizzare nel tempo sia il Campidoglio, dove sono esposte le statue provenienti da un tempio presso il circo Flaminio, sia la piazza del Quirinale, chiamata un tempo Monte Cavallo per via dei giganteschi cavalli affiancati agli altrettanto imponenti gemelli marmorei (dalle terme di Costantino). Inseparabili quanto valorosi, i due fratelli erano noti per le loro virtù guerriere e atletiche (Castore era un abile domatore di cavalli e Polluce era ritenuto l’inventore del pugilato), e pertanto venivano raffigurati in nudità eroica.

Ora possiamo ammirare un altro gruppo dei Dioscuri, proveniente dalla Fonte di Giuturna e conservato nell’Antiquarium forense (da molti anni chiuso al pubblico), nell’ambito della mostra “Lacus Iuturnae. La fontana sacra del Foro Romano”, ospitata dal 6 marzo al 20 settembre 2015 nel Tempio di Romolo all’interno del Foro (entrata in largo della Salara Vecchia).

Fonte di Giuturna

Nella stessa mostra è esposta pure l’ara, del II secolo d.C., che riporta immagini legate alla loro leggenda, tra cui quelle di Leda e di Zeus, e una figura femminile con una fiaccola, da identificare probabilmente con Giuturna. Sono pure esposti un Apollo in marmo greco di stile arcaizzante (I-II secolo d.C.) e il puteale del pozzo della sorgente, sempre in marmo bianco.Statua di Apollo

Il puteale, perfettamente conservato, riporta sulla faccia anteriore e sul bordo superiore due iscrizioni che ricordano il magistrato Marcus Barbatius Pollio (I sec. a.C.), il quale lo dedicò a Giuturna. “Iuturnai sacrum” è ciò che si legge, in riferimento alla ninfa con la quale i romani personificavano la fonte sacra. Secondo una leggenda, Giuturna (ricordata da Virgilio come sorella di Turno) era stata amata da Giove, che le aveva dato il dono dell’immortalità e il dominio sulle acque. Per questo era invocata nei periodi di siccità e le acque “salutifere” del suo lacus erano utilizzate per i sacrifici.

I due miti di Giuturna e dei Dioscuri sono collegati tra loro, perché i divini fratelli, dopo essere apparsi ai Romani per guidarli contro i Latini nella battaglia al Lago Regillo (499 a.C.), sarebbero stati visti poco dopo abbeverare i loro cavalli alla fonte di Giuturna e annunciare in città la vittoria. Per questo motivo il tempio dei Castori (altro nome con cui i Romani chiamavano i Dioscuri), del quale rimangono tre colonne, sorge nei pressi della Fonte di Giuturna. La sorgente, che scaturiva ai piedi del Palatino, fu individuata dagli scavi di Giacomo Boni nel 1900. Più tardi, negli anni Ottanta del XX secolo, è stata oggetto di studio e ricerca da parte dell’Institutum Romanum Finlandiae.

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Mentre la statua di Apollo probabilmente decorava il vicino edificio dove aveva sede l’amministrazione delle acque e degli acquedotti (statio aquarum), il gruppo dei Dioscuri (due corpi virili nudi e due cavalli) fu trovato in pezzi nella vasca della Fonte di Giuturna e in seguito parzialmente ricomposto, come risulta evidente dall’attuale stato di conservazione. Probabilmente il gruppo era stato intenzionalmente distrutto e depositato nel bacino, insieme ad altre sculture eterogenee, in attesa di essere calcinato in una calcara. La mostra ha offerto l’occasione di restaurare le opere esposte e risarcire le lacune con malte che favoriscono la lettura delle parti originali. Il gruppo in stile arcaico è databile tra la fine del II a.C. sec. e l’inizio del I sec. a.C., ma c’è chi ipotizza che possa trattarsi di un originale greco del V secolo a.C. e che facesse parte del frontone del tempio dei Castori, ristrutturato da Tiberio con una prassi di tipo antiquario, ovvero utilizzando sculture antiche.

 

L’area archeologica da cui provengono le sculture è a poca distanza dal Tempio di Romolo, dove le stesse sono presentate, e torna adesso ad essere aperta al pubblico. Resta visibile il bacino quadrato, foderato di marmo, con al centro il calco dell’ara. Un’edicola sacra, probabilmente dedicata a Giuturna, e l’edificio in mattoni della statio aquarum, che in origine doveva essere decorato da numerose sculture, completano il sito della fonte, sicuramente la più importante a Roma sin dall’età arcaica.

La mostra offre l’opportunità di ammirare, oltre ai reperti antichi, il suggestivo interno del tempio di Romolo (il figlio dell’imperatore Massenzio): un interessante esempio di edificio sacro circolare che si è salvato dalla distruzione, che ha colpito altre costruzioni pagane (è miracolosamente sopravvissuto anche il pesante portone di bronzo), perché trasformato nell’atrio della chiesa dei Santi Cosma e Damiano (parliamo in realtà della chiesa inferiore, mentre la basilica soprastante ha l’accesso da via dei Fori Imperiali). A proposito di questa chiesa, dedicata ai due fratelli gemelli noti anche come i Santi medici, è interessante notare che con il suo ingresso sulla via Sacra si contrappone architettonicamente al tempio dei Castori, anch’essi gemelli, dei quali evidentemente Cosma e Damiano hanno preso il posto nel cuore dei romani, nel passaggio dal paganesimo al cristianesimo.

tempio di Romolo“Lacus Iuturnae. La fontana sacra del Foro Romano” Tempio di Romolo, Foro Romano

Orario di ingresso: dalle 8.30 a un’ora prima del tramonto

Biglietto: intero € 12, ridotto € 7,50

Informazioni: www.coopculture.it

Tel. +39.06.39967700

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