Il sottile fascino della musica sacra
Il sottile fascino della musica sacra
di Antonio Mazza
Quando si parla di “sacro” è quasi automatico riferirlo ad una dimensione religiosa e lì confinarlo senza porsi altre domande. Almeno lo è per la maggior parte delle persone, soprattutto di chi crede, e invece sacro è un termine che appartiene anche ai laici, magari spogliato del suo alone fideistico. Sacro significa trascendenza, un andare oltre se stessi e ritrovarsi come in un’atmosfera rarefatta, di pura spiritualità. Qui è il nostro io senza alcuna sovrastruttura, che sa godere delle cose non solo in un’accezione meramente estetica, ma andando “oltre”. E questo significa parlare e comprendere il linguaggio dell’anima, se così vogliamo chiamarlo, ed è appunto quanto accade ascoltando la musica sacra, soprattutto se non la si racchiude, come purtroppo molti fanno, nella dimensione (riduttiva) di “musica di chiesa”. Ora è di nuovo possibile, dopo un anno d’interruzione causa pandemia, con le giornate del XX Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra, dal 13 al 16 novembre.
Un festival ecumenico, come vedremo, magnificamente anticipato dall’esecuzione, il 18 settembre scorso, della Quarta Sinfonia “Romantica” di Anton Bruckner nella Sagrada Familia di Barcellona ad opera dei mitici Wiener Philharmoniker diretti da Christian Thielemann. L’integrale delle Sinfonie di Bruckner, “grande musicista di Dio”, come lo definisce Hans-Albert Courtial, fondatore del Festival, è stata -e lo sarà in seguito- decentrata nelle più importanti cattedrali europee per celebrare i 200 anni della nascita del compositore austriaco. Quindi un ottimo pre inizio per l’inaugurazione sabato 13 nella Basilica di San Pietro, dove verrà celebrata la Messa ed il soprano Maria Carfora interpreterà “Laudato sì”, composizione di Romano Musumarra su testo di papa Francesco. Alle ore 12 , mentre alle 21, in San Paolo fuori le mura, è la volta di un capolavoro che non ci si stanca mai di ascoltare: il Requiem di Mozart, con l’orchestra ed il coro della Cappella Ludovicea diretti da Ildebrando Mura.
Ovviamente non poteva mancare padre Dante e, per celebrare i 700 anni dalla morte, domenica 14 alle ore 15,30, a Sant’Ignazio di Loyola, uno storico coro italiano di sole voci maschili nato nel 1945, Il Polifonico, diretto da Fabiana Noro, propone “La musica dei Cieli. Itinerario poetico musicale tra i cieli del Paradiso della Divina Commedia”. Alla tessitura delle voci si intreccia la lettura di alcuni versi del Paradiso da parte dell’attore e regista Giuseppe Bevilacqua, con effetti di sicura suggestione. Qualcosa di intenso che si ripeterà alle ore 21 in Santa Maria Maggiore con un capolavoro nonché pietra miliare della musica sacra. Il “Vespro della Beata Vergine”, di Claudio Monteverdi, eseguito su strumenti originali dall’ensemble barocco Musica Antiqua Latina e il Coro da Camera Italiano diretti dal violoncellista e direttore Giordano Antonelli, è davvero un appuntamento imperdibile perché -e mi ricollego a quanto scritto all’inizio- qui il puro godimento estetico e l’émpito religioso si fondono in un unicum di straordinaria bellezza.
Lunedì 15 alle 21 torniamo a Sant’Ignazio per un concerto d’organo, Leo Kramer, in passato ospite del Festival anche come direttore d’orchestra, con brani di Handel, Bach, Mendelssohn ed una sua composizione, “Improvisation uber die Marianische Antiphon “Salve Regina”. Martedì 16 la chiusura, San Giovanni in Laterano ore 21, nel segno di un ecumenismo che scaturisce dalla musica, un linguaggio che qui unisce cristiani ed ebrei, tedeschi ed israeliani. Mozart, Verdi, Dvorak ed una composizione dell’israeliano Itzhak Tavior, il quale dirige ensemble corali e orchestrali provenienti da due paesi: Ex Silentio e Zamirchor dalla Germania e Ashirachor da Israele. E, dall’Italia, l’Orchestra Nova Amadeus.
Un programma interessante e ben calibrato che vuole soprattutto far dimenticare l’anno di “assenza” dovuto alla pandemia, con tutta una serie di problematiche dalle quali il Festival sta uscendo con fatica. E tuttavia con l’entusiasmo di sempre, non trascurando gli obiettivi consueti, come le borse di studio ed i restauri nel campo della musica e arte sacra. Perché quest’anno, più degli anni passati, i concerti in programma hanno il significato di un auspicio a ritrovarci dopo un lungo cammino nella nebbia (peraltro non ancora del tutto dissipata).
Nel segno della Bellezza.
L’ingresso ai concerti è libero e gratuito fino alla capienza posti ridotti causa Covid. Per accedere è necessario ritirare il coupon d’accesso previa registrazione a info@promusicaeartesacra.it . Sono richiesti green pass e uso mascherina. Per ulteriori informazioni 06.6869187 e www.fondazionepromusicaeartesacra.org
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