mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk sac longchamp saint francois longchamp sacs longchamp sac longchamp pliage longchamp pas cher Babyliss Pro Perfect Curl babyliss curl secret babyliss perfect curl babyliss babyliss pro

manifesto

IL TEMPO CHE CI VUOLE

di  Antonella D’Ambrosio

Presentato alla 81° Mostra di Venezia, in Selezione Ufficiale, Fuori Concorso, “Il tempo che ci vuole” di Francesca Comencini, pur essendo un film molto personale, è cassa di risonanza in chi lo guarda: coinvolge ed emoziona. La regista ha saputo, con delicatezza di sentimenti e polso nella regia, evocare la sua storia personale e contemporaneamente la storia sociale d’Italia di quegli anni. Nella prima parte sembra quasi voler ricordare a sé stessa in tanti episodi dell’infanzia che l’hanno legata al grande padre, il regista Luigi Comencini.

«Questo film è il racconto molto personale di momenti con mio padre emersi dai ricordi e rimasti vividi e intatti nella mia mente. Un racconto personale che credo però trovi la giusta distanza nel fatto che in mezzo al padre e alla figlia c’è sempre il cinema come passione, scelta di vita, modo di stare al mondo – dichiara Francesca Comencini – Intorno gli anni delle stragi, delle rivoluzioni sociali, della comparsa delle droghe, che stravolsero la vita di una intera generazione».

L’interpretazione di Fabrizio Gifuni, il padre, e Romana Maggiora Vergano, Francesca da giovane, è una grande prova attoriale, così straordinariamente sfaccettata, implicando tutte le emozioni degli esseri umani. Anche la scelta di Anna Mangiocavallo, Francesca da piccola, è riuscitissima, con quel visetto sveglio, che non ha nulla di banale; non per niente il film è stato designato Film della Critica 2024 dal SNCCI.

Ci racconta, con le immagini, come sa fare il grande cinema, l’infanzia magica sul set di Pinocchio, il film al quale sta lavorando il padre che sa parlare alla figlia del suo lavoro e la sa ascoltare; le parla con serietà e rispetto per la sua giovane età. La porta a visitare i set, pieni di vita e di umanità: ciò che vediamo è il ricordo e la prospettiva di una bambina, anche amplificato o meglio amalgamato dalla memoria. In tutto il film l’attenzione è posta al loro rapporto, alla grandezza di questo padre amorevole, ma la figlia, una volta cresciuta pensa che non sarà mai alla sua altezza e precipita apposta, per non esserlo davvero, nella droga. Il padre, all’inizio disarmato, decide di dedicare alla figlia tutto il tempo che ci vuole.

Francesca ha voluto raccontare, dice: “ quanto ogni cosa che sono la devo a lui: ho voluto rendere omaggio a mio padre, al suo modo di fare cinema, al suo modo di essere, all’importanza che la sua opera e il suo impegno hanno avuto per il nostro cinema, all’importanza che la sua persona ha avuto per me. Forse, mi sono detta, forse ora che sono abbastanza anziana ne sono capace, forse ora sarò all’altezza di questo racconto. Forse, ora, è arrivato il momento di dirgli grazie” e ci è riuscita pienamente.

Il film, in sala dal 26 settembre con 01 Distribution, è una produzione Kavac Film con Rai Cinema, Les Films du Worso, IBC Movie e One Art, prodotto da Simone Gattoni, Marco Bellocchio, Beppe Caschetto, Bruno Benetti, con il sostegno del Mic e con il contributo della Lazio Film Commission.

Vedere quest’opera arricchisce a ciascuno il proprio passato e conforta l’avvenire, è veramente tanto in questi tempi difficili.

Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini_Fabrizio Gifuni_Romana Maggiora Vergano_ph Valeria Gifuni_1

Inserire un commento

L'indirizo di email non verrà pubblicato.




WordPress SEO fine-tune by Meta SEO Pack from Poradnik Webmastera